MOSTRA PETRI-VOLONTE A CIASCUNO IL SUO
Mostra Petri Volonte A Ciascuno Il Suo

la valigia dellattore

LA VALIGIA DELL’ATTORE, A CIASCUNO IL SUO TORNA A SPLENDERE GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE CON IL MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA DI TORINO 

La versione restaurata del film di Elio Petri per celebrare Gian Maria Volonté a 25 anni dalla scomparsa

A ciascuno il suo il film di Elio Petri tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia, con protagonista Gian Maria Volonté, Irene Papas e Gabriele Ferzetti, sarà presentato in anteprima nella sua versione restaurata a La Valigia dell’Attore 2019, in programma dal 23 al 28 luglio sull’isola di La Maddalena. Il restauro è stato curato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e Movietime, realizzata presso il laboratorio Studio Cine di Roma, con il coordinamento tecnico di Luigi Luppi.

Un restauro fortemente voluto da Giovanna Gravina Volonté, fondatrice de La Valigia dell’attore, oltre che direttore artistico insieme a Fabio Canu, e sostenuto da Paola Petri, vedova di Elio. Sergio Toffetti, presidente del Museo Nazionale del Cinema di Torino, dove sono peraltro custoditi e gestiti il Fondo Volonté e il Fondo Petri, ha immediatamente raccolto l’appello, avviando il processo necessario a restituire il film all’originale splendore. Il modo migliore per ricordare il grande attore italiano nel venticinquesimo anniversario dalla scomparsa e la prima iniziativa alla quale seguiranno altri eventi in collaborazione con la Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté e l’Associazione Quasar.

La versione restaurata di A ciascuno il suo sarà proiettata la sera del 26 luglio, alla Fortezza I Colmi. Il film sarà introdotto da Paola Petri e dal critico cinematografico Fabio Ferzetti.

A questo film se ne affiancano, nel corso della sedicesima edizione de La Valigia dell’Attore, altri due, molto importanti nella carriera di Gian Maria Volonté. Ogro, di Gillo Pontecorvo, sarà presentato il 24 luglio e introdotto dalla protagonista femminile Angela Molina. Il 28 luglio sarà la volta di Porte aperte di Gianni Amelio, presentato da Paola Petri e Renato Carpentieri , serata in cui verrà assegnato il premio Volonté al compianto Ennio Fantastichini. A ciascuno il suo avvia la collaborazione tra Elio Petri, lo sceneggiatore Ugo Pirro e Gian Maria Volonté, ed è il primo film tratto da uno scritto di Leonardo Sciascia. Partendo dal romanzo, Petri lavora di allusioni e intesse una trama stratificata, in cui la vicenda, l’uccisione di due uomini durante una battuta di caccia, prende via via connotazioni diverse, fino a rivelarsi un delitto di mafia nella Sicilia dei primi anni Sessanta. A ciascuno il suo è un film complesso e in chiaroscuro, proprio come la materia che tratta. Lo sguardo di Petri si identifica con quello del suo protagonista, ingenuo, forse, ma irrimediabilmente attratto dalla verità.

La Valigia dell’Attore è realizzato con il sostegno di MIBAC – Direzione Generale Cinema, Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato alla Cultura e Assessorato al Turismo, Comune di La Maddalena, Ente Parco Nazionale Arcipelago di La Maddalena, Fondazione Sardegna, NuovoIMAIE.

A ciascuno il suo (1967)

A Ciascuno Il SuoAlla domanda rivoltagli dal critico e studioso francese Jean Gili circa il modo in cui avesse conosciuto Gian Maria Volonté e lo avesse scritturato per la loro prima collaborazione in A ciascuno il suo, Elio Petri rispondeva: «Semplicemente. L’ho chiamato dopo averlo visto ne Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy, dove era eccellente. In più, sapevo che aveva certe opinioni politiche: è molto difficile lavorare con persone che non condividono le tue idee». A ciascuno il suo è il luogo di una topografia ideale del cinema italiano dove si verificano alcuni incontri che si riveleranno fertili e durevoli. Il regista Elio Petri, lo sceneggiatore Ugo Pirro, l’operatore e direttore della fotografia Luigi Kuveiller, l’attore protagonista Gian Maria Volonté daranno vita con questo film vita ad una équipe che partorirà altre importanti opere di lì a pochi anni. È anche, dato non secondario, il primo film tratto da un romanzo di Leonardo Sciascia

A ciascuno il suo rappresenta anche l’occasione, cercata e voluta dai suoi autori, con un modo di fare film che intende esplicitamente porsi come un atto di intervento politico: «Dopo La decima vittima mi piovvero sulla testa una quantità di offerte per film del genere James Bond: il film era stato letto in quella chiave. Capii allora che c’era il rischio di una smobilitazione totale, e non solamente da parte mia – nel mondo dominava in quel momento 007. […] occuparsi di politica e prendere posizioni politiche pubbliche era pressoché ridicolo. Dopo averci pensato, e dopo aver letto A ciascuno il suo, ho deciso di fare un film che avesse una rapporto con la politica».

La storia è ambientata tra Palermo e Cefalù, e racconta di un giovane professore di liceo, Paolo Laurana, che per una contorta curiosità si mette ad indagare privatamente sul duplice delitto del dottore e del farmacista del paese in cui abita. Confida le sue scoperte alla vedova del dottore e al di lei cugino, avvocato Rosello, notabile del paese. Proprio costoro (come tutti capiscono, eccetto il professore) sono i mandanti dell’omicidio – come diverrà chiaro nel finale, erano amanti fin da giovani, ma non si erano potuti sposare a causa del diniego opposto dall’autorità ecclesiastica alla concessione della dispensa, necessaria data la parentela. Il professor Laurana, che è innamorato della donna ma è fondamentalmente immaturo (politicamente e sessualmente, precisa Petri, inaugurando così uno dei temi costanti dei suoi film successivi) si troverà invischiato fino al punto da essere condannato a morte dal locale gruppo mafioso, di cui l’avvocato è parte integrante.

Il film, ha notato Petri, finiva per essere la prima pellicola anti-codice Hays, perché terminava con la vittoria degli assassini; ma ciò che lo interessava era soprattutto la rappresentazione combinata da un lato dell’incapacità dell’intellettuale di comprendere la realtà e dall’altro della mentalità mafiosa, dalla quale tutti (l’avvocato come il professore, la moglie della vittima come il deputato comunista cui Laurana si rivolge), sarebbero più o meno consciamente pervasi. Come ha sottolineato Lino Micciché, insieme e dopo il Salvatore Giuliano di Francesco Rosi,

A ciascuno il suo «è il più civilmente violento e moralmente duro atto d’accusa alla mafia realizzato dal cinema italiano negli anni ’60». Il film non piacque a molteplici fronti della critica: a quelli che confrontarono la riduzione cinematografica con il romanzo e neppure alle frange più intransigenti dell”‘intellighenzia” della sinistra (versante politico nel quale pure gli autori del film dichiaratamente militavano); addirittura disgustò i rappresentati di quell'”estremismo stilcritico” che in nome di una cinéphilie militante e oltranzista disprezzavà il cinema del “compromesso linguistico” (quello cioè che pretendeva di fare film di denuncia veicolandola attraverso le strutture produttive e linguistiche proprie dell’industria cinematografica). I motivi del drastico rigetto furono sia ideologici che estetici, e tuttavia il film conquistò un notevole consenso di pubblico. Al Festival di Cannes del 1967 vinse il premio per la miglior sceneggiatura; e l’anno successivo ben quattro Nastri d’Argento: per la sceneggiatura, la regia, per il miglior attore protagonista (Volonté coglieva così la sua prima significativa affermazione personale), per il miglior attore non protagonista (Gabriele Ferzetti).

Fabrizio Deriu

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