Santità ho un sogno: le cittadelle del sapere
Lettera aperta al Papa Francesco.
Da dieci anni cerco di sensibilizzare i potenti della terra dai politici alle multinazionali, dalla Bill & Melinda Gates Foundation e alle altre dello stesso genere, ai governi e ai movimenti per la pace su un progetto che non lo ritengo solo umanitario ma culturale e sociale significativo. Pochi mi hanno risposto incoraggiandomi a non desistere ma non sono andati oltre.
La mia, sia chiaro, è solo un’idea e una speranza ma agli altri è assegnato il compito di concretizzarla. Penso ai migranti che in tutto il mondo vagolano da un paese all’altro per salvarsi dalle violenze e per costruirsi un sia pur modesto avvenire soprattutto per i loro figli. Spesso ad accoglierli ci sono i grandi campi profughi dove la miseria è di casa per non dire altro. Perché mi sono chiesto non si può fare qualcosa di diverso?
Così ho pensato a tante cittadelle del sapere sparse, ad esempio, lungo le coste africane che si affacciano sul Mediterraneo. Potrebbero sorgere sotto il protettorato dell’Onu e in un’area ceduta dai paesi ospitanti per farvi soggiornare autoctoni, migranti ed europei.
Il modulo abitativo dovrebbe prevedere due distinti appartamenti ma contigui dove in uno cederlo a una coppia di pensionati europei e l’altra ad una famiglia del posto o immigrata. Una soluzione fatta per scambiarsi un aiuto concreto: per gli europei una stampella per la vecchiaia e per gli altri la possibilità di apprendere un mestiere o di assicurare ai propri giovani una professione in base alle loro abilità manuale o intellettiva. In questo modo imparano, tra l’altro, a convivere e a comprendersi. Cittadine, non troppo popolose (tra i 50mila e i centomila abitanti) che potrebbero autogestirsi e autofinanziarsi con le rendite pensionistiche degli europei e con le locali produzioni artigianali e attività turistiche. Potrebbero nascere e prosperare anche con il contributo di fondazioni private e con una tassazione sui profitti ottenuti dalle imprese che producono armamenti.
Questa idea ha, a mio avviso, anche un risvolto pratico perché chi intende lasciare tali insediamenti può portare in dote una professione, un certo livello d’istruzione e una buona conoscenza delle lingue.
Perché tutto questo dovrebbe interessare il Papa? Perché la Chiesa di Roma è stata capace in passato di fare molto per elevare la qualità della vita attraverso il lavoro e l’istruzione: Penso a S. Giovanni Bosco e non è il solo, ovviamente.
Riccardo Alfonso