LE ORIGINI DELLA COLOMBA PASQUALE
È la regina dei dolci della tradizione pasquale meneghina. Ma quanti ne conoscono le origini? In base ai dati reali la sua nascita risale agli anni ’30 ed è dovuta a un’intuizione di Dino Villani, al tempo direttore della pubblicità della Motta, che consentiva di sfruttare al meglio i macchinari che già producevano il tradizionale panettone natalizio. La base della ricetta è pressoché identica: farina, uova, burro, zucchero, frutta candita, una lenta e accurata lievitazione e, per finire, una golosa copertura di glassa alle mandorle. Un campione del prodotto venne spedito a famosi giornalisti e scrittori dell’epoca con una lettera personale di Angelo Motta che chiedeva il loro parere sul dolce. Allo stesso tempo partì una campagna promozionale che contribuì a una rapida diffusione del dolce in Italia.
La colomba, fin dai tempi più remoti, è sempre stata un simbolo di pace, rinascita e amore, a partire dalla Bibbia, in molti passi della quale essa è citata. È però alla tradizione cristiana che si ispira la forma del dolce, sul quale nel corso del tempo si sono formati miti e leggende. Una di esse ci riporta ai primi secoli del Medioevo, quando Alboino, re dei Longobardi, giunse in Italia con i suoi barbari per assediare Pavia. L’assedio durò 3 lunghi anni finché, alla vigilia della Pasqua del 572, il re entrò vittorioso in città ricevendo, come segno di sottomissione, vari regali tra i quali 12 bellissime fanciulle. Fu allora che un vecchio artigiano panettiere si presentò ad Alboino con un dolce a forma di colomba, offerto quale simbolo di pace. Questo dolce piacque così tanto al re che promise la pace, promettendo il “rispetto” per la colomba. Quando il re interrogò le ragazze su come si chiamassero, tutte, una dopo l’altra, risposero con lo stesso nome: Colomba. Alboino comprese il raggiro ma rispettò la promessa fatta.
Un’altra leggenda riguarda la regina longobarda Teodolinda e il santo irlandese Colombano. L’abate irlandese, giunto a Bobbio (PC) attorno all’anno 614, fu ricevuto dai sovrani longobardi e invitato con i suoi monaci a un abbondante banchetto. Benché non fosse venerdì, egli rifiutò quelle pietanze troppo ricche servite in periodo di penitenza. Teodolinda, non capendo il gesto, si offese, ma l’abate superò con diplomazia l’incresciosa situazione affermando che essi avrebbero consumato le carni dopo averle benedette. Così benedisse il cibo e questo si trasformò in colombe di pane bianco, come le loro tuniche monastiche. Il prodigio colpì a tal punto la regina che gli donò il territorio di Bobbio, dove sorse l’abbazia di San Colombano. La colomba bianca divenne anche il simbolo iconografico del santo, ed è sempre raffigurata alle sue spalle.