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Scuola e PA: Rinnovo del contratto

Il Governo ha messo 4,3 miliardi per gli aumenti dello stipendio di 3 milioni di dipendenti e dirigenti pubblici, ma per colpa della mancata firma da parte delle confederazioni sindacali dell’accordo sul rinnovo della rappresentatività non possono essere assegnati, nemmeno i cento euro mensili aggiuntivi promessi nell’accordo di Palazzo Chigi al personale della scuola. Domani, in ARAN potrebbe sbloccarsi tutto se il suo presidente metterà ai voti l’ipotesi di CCNQ.Da una parte alcune confederazioni della dirigenza rifiutano di accettare il passaggio dall’area della dirigenza delle funzioni locali a quella medica dei dirigenti amministrativi della sanità, dall’altra altre confederazioni che hanno perso deleghe e voti alle ultime elezioni RSU con parecchie richieste di modifica si rifiutano di firmare gli accordi proposti dall’ARAN, peraltro uguali a quelli precedenti nel merito. Risultato? Il CCNQ non si firma e all’ARAN si dovrà andare alla conta per attribuire agli statali le risorse finanziate dalla legge di stabilità, prima che il MEF le congeli per evitare la procedura d’infrazione.

Dopo un decennio di Governi allineati a stanziare cifre vicine allo zero per l’istruzione e tutto il comparto pubblico, ha dell’incredibile la freddezza con cui certi sindacalisti trattano i finanziamenti già approvati con l’ultima Legge di Stabilità a favore degli statali: le somme rappresentano una buona base, perché pari a 1,1 miliardi di euro per l’anno solare in corso, che salgono a 1,4 miliardi nel prossimo, per poi arrivare a circa 1,8 miliardi a regime. Per arrivare al rinnovo contrattuale, però, è indispensabile sottoscrivere il CCNQ su aree, comparti e rappresentanza: solo che l’Aran convoca e alcune rappresentanze sindacali prendono solo tempo. Siamo già al quarto incontro in un mese.

Gli attuali rapporti Governo-sindacati sembrano avere ribaltato i ruoli tradizionali, con una parte dei rappresentanti dei lavoratori che anziché adoperarsi per difendere gli interessi degli iscritti pensano soltanto ai privilegi della propria organizzazione sindacale rifugiandosi in un insolito atteggiamento attendista o persino di ostruzionismo, certamente pretestuoso. Nell’anno in cui il Parlamento italiano approva una legge di stabilità con oltre 4 miliardi di euro per adeguare gli stipendi dei dipendenti pubblici, i sindacati maggiori, attraverso le Confederazioni, sembrano disinteressati al rinnovo del contratto e mantengono una linea conservatrice per raggiungere non si comprende quale obiettivo se non quello dei privilegi esistenti nonostante il risultato elettorale e la volontà del legislatore.

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