Lemon
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La storia del gelato al limon

Fiori di limoni
Fiori di limoni

Carissimi, la canicola ci avvolge nelle sue calde spire e per trovare sollievo mi gusto un sorbetto al limone pensando alla canzone di Paolo Conte:

“Un gelato al limon.
Gelato al limon
Gelato al limon
Spofondati in fondo a una città
Un gelato al limon
è vero limon.
Ti piace?”

Mentre ci gustiamo il gelato che solletica le nostre papille gustative di freschezza ci domandiamo da quanto tempo hanno fatto la prima limonata nella storia umana.

Udite, udite, la prima limonata fu figlia di una titanica fatica, nel vero senso della parola. Secondo alcuni autorevoli interpreti della storia Antica, quando si narra del famoso “Albero dei pomi d’oro”,  che si trovava nel giardino delle Esperidi,  figlie del titano Atlante e di Esperide,  si fa riferimento proprio ai limoni.  L’albero dai pomi d’oro era stato dato in dono da Gea, Madre Terra, a Hera, Giunone, il giorno delle sue nozze con Zeus, Giove.

Questo giardino sorgeva in Mauritania alle pendici del Monte Atlante, era un luogo fantastico ed incantato, dove si trovava l’albero dai pomi d’oro, simbolo di fecondità e amore. Questo magico albero era gelosamente custodito dalle tre Esperidi: Egle, Erizia ed Esperaretus, e da Ladone, il drago dalle 100 teste che non dormiva mai.

Erccole in una delle sue mitiche dodici fatiche, fu costretto a scarpinare fino all’estremità occidentale del mondo, per saccheggiare il giardino delle Esperidi e regalare ai mortali il prezioso agrume su richiesta del re Euristeo.  Qui il mito si diffonde in diversi racconti, in una Ercole ingannò Atlante, padre delle tre ninfe, affinché rubasse per lui alcuni frutti del prezioso albero.

Secondo altre versioni  Ercole rubò direttamente i pomi d’oro uccidendo il drago  Ladone con un colpo di freccia e , le Esperidi, per il gran dolore di aver perso i frutti che dovevano custodire si trasformarono ciascuna in un albero simbolo della tristezza: pioppo nero, salice e olmo. Così almeno dice il mito.

La storia del limone, come si sa è un’altra. Questa pianta proviene dall’ Estremo Oriente. Forse dalla Cina, forse no, chissa? Certo è che il frutto giallo era di casa nell’impero Acmenide nell’antica Persia, dove Alessandro Magno lo vide, se ne invaghì, gli piacque e lo portò in Europa.

Da quel momento la storia del Mediterraneo si tinge di giallo. Il pomo della Media, cosi veniva chiamato fa il suo ingresso trionfale a Roma, come pianta ornamentale e profumata, ma anche come ingrediente per ricette sofisticate. Apicio, il masterchef dell’antichità, consigliava addirittura di adoperarne la parte bianca per mitigare il sapore della carne di maiale.

Insomma, allora il limone era un frutto per arricchiti con la puzza sotto il naso, uno status symbol. Nel Satyricon, il furbetto del quartiere Trimalcione lo ostenta per fare vedere la sua ascesa sociale.

Poi con le invasioni barbariche, del limone si perde la traccia e viene dimenticato.

Ritorna in Occidente con gli arabi, e in italiano assume il nome attuale di limone, dall’arabo laimun, forse preso in prestito dal persiano limun, a sua volta proveniente da altre  lingue  del sud est asiatico.

In altre lingue come il francese ed il tedesco, la parola limone si dice citron e zitrone, che traggono origine dal lemma latino citrus che nell’italiano, spagnolo ed inglese si è perso ed invece acquisito quello arabo. E, a noi in italiano è rimasto l’acido citrico , contenuto nei suoi succosi frutti. Ritornando al limone, fa la sua comparsa in Andalusia, al seguito degli invasori arabi dal Marocco, vicino ai mitici luoghi indicati come giardino delle Esperidi, poi in Sicilia, fino a quando gli astuti mercanti della repubblica amalfitana fiutano l’affare e impiantano agrumeti a tappeto nella loro incantevole costiera e nella penisola sorrentina. è il trionfo definitivo del citrus limonum.

Le virtù terapeutiche, il sapore deliziosamente rinfrescante, l’inebriante profumo esperideo, la bellezza della pianta, la fioritura perenne sono le ragioni dell’irresistibile ascesa di un frutto che finisce per diventare l’icona del Mezzogiorno italiano.

Con il contributo davvero straordinario dei viaggiatori del Grand Tour che creano una vera e propria mitologia del limone, facendo degli scintillanti giardini di Sorrento, di Amalfi e delle limonaie della Conca d’ oro l’immagine stessa dell’abbagliante solarità mediterranea.

Al paesaggio dela terra dove fioriscono i limoni ben si addicono anche i versi che J.W. Goethe mise sulla bocca della sua Mignon: “Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni? Nel verde fogliame splendono arance d’oro Un vento lieve spira dal cielo azzurro Tranquillo è il mirto, sereno l’alloro Lo conosci tu bene? Laggiù, laggiù Vorrei con te, o mio signore, andare! “.

Pianta Limoni
Pianta Limoni

E proprio in quel Sud idealizzato da Goethe stava nascendo l’industria dell’agrume, che all’ inizio dell’Ottocento, grazie alle coltivazioni intensive diventa un frutto sempre più democratico, una vitamina alla portata di tutti.

Tra l’altro proprio in quegli anni gli Inglesi scoprono che il succo di limone cura lo scorbuto e la marina britannica include la limonata nella razione kappa della flotta di Sua Maestà. In verità, che il limone fosse una panacea per molti mali era cosa ben nota alla saggezza popolare che con il citrus conciliava da sempre gusto e salute. Tant’ è che in città come Napoli e Palermo la spremuta scorreva a fiumi dai banchi stradali degli acquafrescai.

Ben prima che l’ungherese Albert Szent-Gyorgyi scoprisse nel 1932 quell’ ascorbina, che sotto il nome di Vitamina C, che è diventata un mantra del salutismo moderno.

Insomma, un po’ per passione un po’ per necessità, dal Mezzogiorno iol gusto del limone si è trasformato da ingrediente locale in un aroma globale, un contrappunto planetario del sapore: dalla mayonnaise alla scaloppina, dal sorbetto al lemon pie, per non dir dei frutti di mare. Un vero universale popolare della gastronomia. Quintessenza di liquori “fai da te” come il limoncello, che una ecumenica spinta dal basso ha trasformato in uno spirito del tempo.

Come vedete senza questo viaggio millenario, con i suoi miti oggi non avremmo la ghiacciata o il gelato al limon per rinfrescarci nella calura estiva né potremmo poi goderci un limoncello fatto in casa alla fine del panraguelico pranzo di Ferragosto.

Si capisco, la malizia di chi legge, vi state domandando da dove salta fuori il limonare.

Non possiamo darvi una risposta univoca, per alcuni pare dal moto delle lingue nell’atto del bacio che richiama il movimento della mano che spreme un limone.

Non sappiamo chi per primo ha fatto questa associazione di idee, forse una persona che si stava gustando un gelato al limon, magari ascoltando la conzone di Enzo Jannacci, “Parlare con i limoni”:

Da un giorno all’altro sei lì a parlare, e con i limoni
Uno che è giallo, uno che è verde
Uno che grida ma non si arrende.”

Giorgio Cortese
A cura di Giorgio Cortese
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