Un po di storia degli “Uritatores”
State sereni, non voglio dire termini poco opportuni ma parlare degli antenati degli odierni palombari, che presso i romani si chiamavano urinatores. Gli urinatores romani non sono altro che l’ultima evoluzione dei palombari dell’antichità. Infatti già nel IX secolo a.C. si trovano testimonianze, per quanto riguarda gli Assiri, di sommozzatori che usavano otri pieni d’aria per respirare sott’acqua. Questa tecnica di immersione è raffigurata su un rilievo databile all’883 – 859 a.C., proveniente dal Palazzo di Assurnasirpal II di Nimrud, in Iraq, e conservata al British Museum, che rappresenta un’azione militare di risalita di un fiume per accedere ad una città assediata. Aristotele parla di tubi per respirare in acqua, precursori dei moderni boccagli usati per l’odierno “snorkeling”. Erodoto ricorda un tale Scillia di Sicione che percorse a nuoto 80 stadi, circa 16 km, durante le Guerre Persiane del V secolo a.C. per poi tagliare le funi di ormeggio delle navi nemiche e lasciarle in balia di una tempesta. Tucidide descrive invece la missione di alcuni subacquei che nel 426 a.C., durante la Guerra del Peloponneso, soccorsero gli Spartani portando degli otri sotto la superficie dell’acqua (). E ancora lo stesso storico ricorda il taglio di pali di legno a protezione del porto di Siracusa operato sott’acqua dai sommozzatori ateniesi durante la guerra tra Atene e la città siciliana nel 414 a.C. altri urinatores vengono menzionati da Livio, storico romano, in occasione della guerra tra Roma e Perseo di Macedonia nel 168 a.C., quando ripescarono dalle acque molti tesori gettati in mare frettolosamente dallo stesso Perseo per paura che cadessero in mano dei nemici. Crudele fu poi l’epilogo che tutti questi sommozzatori furono fatti uccidere perché non restasse in vita nessun testimone di quell’ordine frettoloso e scellerato. Infine l’uso regolare di un reparto di sommozzatori, o almeno l’esistenza di soldati specializzati in questa attività, sembra potersi desumere anche nell’esercito romano grazie ad un brano di Cassio Dione il quale, sullo sfondo della guerra civile tra Cesare e Pompeo, descrive lo sgombro di materiali che chiudevano il porto di Oricum, in Epiro, proprio da parte di sommozzatori di Pompeo. Plinio il Vecchio scriveva sugli urinatores che si immergevano con la bocca piena di olio che poi sputavano per migliorare la visibilità in immersione. Plinio racconta anche di piovre giganti che attaccavano i nuotatori, li strozzano e ne succhiano la linfa dai tentacoli. Curioso l’uso che ne faceva Marco Antonio in terra di Egitto, innamorato della sua Cleopatra, durante le romantiche crociere che la coppia reale si concedeva lungo le placide acque del Nilo, il condottiero romano si faceva bello agli occhi della regina d’Egitto esibendo le sue mascoline doti di pescatore con la cattura di enormi pesci, uno più grosso dell’altro. l fatto è che il bell’Antonio, con la lenza in mano, era una vera schiappa ma, in compenso, disponeva tra le file del suo esercito di abilissimi urinatores che, nascosti sotto la barca regale, gli infilavano sull’amo le ambite prede. Peccato che Cleopatra fosse tutto fuorché scema e che anche lei disponesse di bravi urinatores e dotati, per di più, dei sopracitati otri per respirare sott’acqua. Possiamo solo cercare di immaginare le risate della regina d’Egitto e la faccia che deve aver fatto il divo Antonio, quella volta che si trovò attaccato all’amo un grosso pesce secco! L’imperatore Claudio trasformò gli urinatores in un vero e proprio corpo militare e la presenza a bordo di un apneista professionista diventasse un obbligo per tutte le navi militari e, probabilmente, anche civili. I loro compiti erano quelli di disincagliare l’ancora, verificare lo stato della carena della nave, effettuare piccole manutenzioni dell’opera viva, e anche nuotare sino a riva per portare messaggi o chiedere assistenza. Rimane soltanto una curiosità da riportare, e cioè l’etimologia del loro nome latino: urinatores. Non erano persone che facevano tanta pipì, anche se l’etimologia del termine riconduce sempre alla parola liquidi”. Secondo Varrone, De Lingua latina, “urinari est mergi in aquam,” cioè chi si immerge nell’acqua o ha a che fare con l’acqua. Varrone spiega inoltre che anche il termine urnae con cui sono chiamate le brocche per l’acqua deriva proprio da urinari perché si riempiono immergendole nell’acqua, infatti nel linguaggio popolare degli antichi romani lo stesso significato di acqua era originariamente reso in latino con il termine urina. Gli urinatores erano i subacquei dell’antichità. Erano persone che sapevano nuotare e, soprattutto, che sapevano immergersi in apnea
by Giorgio Cortese