Questo ha dato spunto e fatto nascere il modo di dire “Fare San Martino”,
per significare “fare trasloco”, poiché appunto gli affittuari cui non era stato rinnovato il contratto d’affitto, o che avevano trovato migliori condizioni con un altro proprietario, era proprio nel giorno di San Martino che si spostavano dalla vecchia alla nuova cascina, portando su di un grande carro trainato da buoi, il “tamagnon”, tutti i loro averi, figli e nonni compresi. San Martino viene citato nei Promessi Sposi quando scade la scellerata scommessa tra Don Rodrigo e suo cugino Attilio, per sedurre la giovane popolana e anche i tumulti del pane nel romanzo si svolgono sempre in quel giorno. Il giorno di San Martino, comunque, oltre a segnare gli eventuali traslochi in campagna, aveva anche un’altra importante funzione nel calendario liturgico-popolare di un tempo: era infatti il momento di assaggiare il vino nuovo, a San Martin el most a l’é vin, a San Martino il mosto è vino, per cui si diceva a San Martin bèiv el bon vin e lassa l’eva andé al mulin, a San Martino bevi il vino buono e l’acqua lasciala andare al mulino. E per finire, l’istà ’d San Martin a dura tre di e ’n cicinin, l’estate di San Martino dura tre giorni ed un pochettino.
