A cura di Paolo Minotti
Pochi sanno che sulla facciata Duomo di Milano, fra le tante statue, ve ne è posta una molto simile alla “Statua della Libertà” di New York. L’opera, posta precisamente sopra il portone centrale del Duomo, risale al 1810 e fu realizzata da Camillo Pacetti, scultore di origini romane ma milanese di adozione, che le diede il nome: “La Legge Nuova”, dove il termine “nuova” fa riferimento al Nuovo Testamento.
Milano ha quindi una propria Statua della Libertà che mostra molteplici similitudini con quella d’oltreoceano e, proprio per tale ragione, può essere considerata il modello a cui Frederic Auguste Bartholdi si è ispirato per la creazione della statua che oggi possiamo ammirare a New York. Sulla stessa balconata del Duomo si trova anche un’altra statua intitolata “La Legge Vecchia” (Vecchio Testamento).
La cosa più straordinaria è che, qualora le si guardi attentamente, è possibile notare come la combinazione dei dettagli di queste due statue riproducano in maniera esatta la nota statua americana. Le analogie sono numerose: anzitutto entrambe le statue reggono nella mano destra alzata una torcia, oltre a presentare il capo cinto. In entrambe le statue sono presenti le tavole anche se collocate in posizioni diverse: la Statua della Libertà di New York le sostiene in mano, mentre nella “Legge Nuova” sono poste ai piedi del monumento.
Anche se non ha senso parlare di “plagio” è però inevitabile considerare che la statua posta sulla facciata del Duomo fu creata 70 anni prima di quella americana e che sicuramente Milano era stata visitata e i suoi monumenti conosciuti almeno dal maestro di Bartholdi, Viollet le Duc. Un’ulteriore complicazione nell’interpretazione del rapporto fra le due opere deriva dal fatto che, nell’intervallo che separa la creazione delle due statue, lo scultore Pio Fedi creò (nella Basilica di Santa Croce a Firenze) il monumento funebre per Giovan Battista Niccolini intitolato “Libertà della Poesia”, molto somigliante alle prime due.
Per alcuni quest’ultimo è il modello a cui Bartholdi si è ispirato. Questa ipotesi sarebbe convalidata dal fatto che Bartholdi e il suo maestro Viollet le Duc hanno visitato Firenze e visto la statua in Santa Croce nei primi anni ’80 dell’Ottocento. Ma le ipotesi non finiscono qui: i francesi affermano che l’ispirazione sia giunta dal Colosso di Rodi, mentre alcuni testi inglesi parlano del San Carlone di Arona.
Tra tutte queste teorie, secondo noi, il riferimento all’opera di Camillo Pacetti (il quale, tra l’altro, ha diretto i lavori di decorazione dell’Arco della Pace) è quello più verosimile anche perché il monumento di Santa Croce, a sua volta, ha indubbie analogie e quindi è verosimilmente una filiazione della statua del Duomo di Milano, essendo stata, quest’ultima, concepita più di mezzo secolo prima. In ogni caso, se New York ha il suo emblema nella Statua della Libertà, Milano custodisce il possibile modello di quell’emblema.
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