L'ultima notte di Amore

A cura di Valerio Consonni

Un noir strepitoso, un poliziesco che sembra uscito dalla penna di Simenon. Psichedelico e sonnambolico. Un viaggio nella notte sulle tangenziali milanesi: luci notturne, fari fosforescenti, neon, insegne luminose, i lampeggianti blu delle volanti… A volte sembra di essere sul set di Blade Runner oppure dello stupendo Chinatown di Polanski, li ricordate?
Stiamo parlando dell’ultimo film diretto da Andrea Di Stefano, con un magnifico Pierfrancesco Favino e una strepitosa Linda Caridi. Dopo aver diretto Escobar (2014) e The Informer (2019), Di Stefano torna alla regia con un progetto tutto italiano che non ha nulla da invidiare alle produzioni internazionali. Franco Amore (Pierfrancesco Favino), il protagonista, è un tenente della polizia che vive a Milano, è innamorato di sua moglie Viviana e per 35 anni ha servito lo Stato con orgoglio e giustizia. Non ha mai sparato a un uomo, ha sempre creduto nell’onestà e l’ha perseguita con integrità. Proprio la sera prima del suo pensionamento, durante la festa a sorpresa organizzata dalla moglie Viviana, con tanti amici ad accoglierlo, si ritrova a indagare su un omicidio.
Riceve all’improvviso una chiamata dal suo capo che gli dice di abbandonare subito la festa: il suo amico Dino (Francesco Di Leva), nonché suo partner da diversi anni, è rimasto ucciso in una rapina di diamanti. È così che l’ultima notte di Amore si rivelerà essere la più lunga di tutte. Una notte che mette in serio pericolo la sua vita e tutto ciò che conta e ha sempre contato per lui: il lavoro da servitore dello Stato, il grande amore per la moglie Viviana, l’amicizia con il collega Dino, la sua stessa vita. Gli eventi si aggrovigliano in un intricato nodo, in una notte in quel di Milano in cui l’alba sembra non arrivare mai.
Ciò che colpisce è l’ambiguità di tutti i personaggi, tutto sembra sfuggire ad una definizione, tutto è iridescente come le luci della notte. Chi sono i buoni? E i buoni sono tutti d’un pezzo? Tutto è ambiguo. Chi è il corrotto fra i poliziotti? Certamente nel film si legge una denuncia sociale, ma non solo una, come ad esempio le decine di automobilisti che non si fermano sull’autostrada mentre un uomo sdraiato sull’asfalto sta per morire.
Milano è solo affascinante per via delle luci, quasi un fantasma, ma in realtà chi o cosa si nasconde fra i suoi cementi? Anche Piazza del Duomo nella notte è gotica, indefinibile. La colonna sonora di Santi Pulvirenti è vibrante come le emozioni dei protagonisti.
Un ulteriore pregio artistico consiste nell’aver girato il film interamente in pellicola e non in digitale, facendo dei colori e delle luci un elemento funzionale al racconto emotivo dell’ultima notte di Franco.
Un film da vedere rigorosamente in sala.

Pubblicato su “Cinema” di 24orenews Magazine Aprile 2023

Cover 24orenews.it Magazine Aprile 2023

 

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