Il Critico: crimini ed eleganza storica
Il Critico – Crimini tra le righe è un film che ti avvolge come un abito di velluto, pesante di ricami e storia. Londra, anni Trenta. L’aria è satura di fumo di sigaretta e ambizione, e in mezzo a questo turbinio si erge Jimmy Erskine, interpretato da un Ian McKellen che non recita: abita il personaggio. È un critico teatrale la cui penna è più affilata di una lama, capace di far sanguinare una carriera con una sola frase. Ma non è solo un carnefice: è un uomo che sopravvive in un mondo pronto a sbranarlo, un dandy omosessuale in un’epoca che lo tollera solo finché è utile.
La trama si dipana come un nastro di seta strappato. Quando il nuovo proprietario del giornale, David Brooke, un uomo che odia l’ambiguità quasi quanto odia se stesso, decide di sbarazzarsi di Erskine, il critico non accetta di essere messo da parte. Recluta Nina Land, un’attrice giovane e affamata, in un gioco pericoloso che mescola adulazione, ricatto e sangue. Non è una semplice vendetta: è un’opera teatrale nella vita reale, dove ogni battuta è una pugnalata e ogni sipario cala su un nuovo segreto.
Ma la vera magia del film non sta nella trama, per quanto avvincente. Sta nell’atmosfera, in quel luccichio malato che sembra uscire dallo schermo. Le scene sono immerse in una luce ambrata, come se fossero osservate attraverso una lente intrisa di resina fossile, mentre i riflessi dorati dei topazi antichi danzano sui bicchieri di whisky e sulle labbra dipinte di rosso. È un mondo in cui anche l’ombra ha una sua eleganza, e ogni inquadratura è un quadro che racconta più delle parole.
I costumi, personaggi a sé
Gli abiti di Erskine, sontuosi e un po’ stinti, come se anche la stoffa portasse il peso dei suoi vizi; i vestiti di Nina, che passano da semplici a audaci man mano che la sua ambizione cresce; i completi impeccabili di Brooke, prigioni di un’apparente rispettabilità. E poi c’è la scenografia, che trasforma ogni stanza in un palcoscenico e ogni palcoscenico in una trappola.
Le critiche hanno parlato di una trama forse non perfetta, ma chi cerca la perfezione in una storia come questa? Il Critico non è un puzzle da risolvere, è un veleno da sorseggiare, lento e prezioso. È la recitazione di McKellen che ti inchioda alla poltrona, è la fotografia che ti chiede di toccare lo schermo per sentire la trama dei tessuti, è quella sensazione di essere stati catapultati in un’epoca in cui anche la crudeltà aveva stile.
Da vedere? Sì, ma non per la trama. Per tutto il resto. Per quel momento in cui McKellen, con un sorso di gin e uno sguardo che sa di sfida, ti fa capire che il vero spettacolo non è in scena: è nella platea. E noi, come Nerone che guardava i gladiatori attraverso il verde degli smeraldi, siamo complici.