Nunziatella Francesco D'Amato

di Jacek Kruazyr

Vicende private e cronache della Grande Guerra si intrecciano su un doppio racconto in “Nunziatella”, il romanzo d’esordio di Francesco Paolo D’Amato (Colonnese editore, Napoli 2023, 15,00 Eu), noto editore campano. La struttura del romanzo utilizza in parte la scrittura epistolare oggi quasi dimenticata che Bartolomeo Pinto, medico e soldato, scrive al figlio Andrea, lasciandole in una scatola ove è custodita tutta una vita: medaglie, foto, ritagli di giornale, lettere. Ad aprire il romanzo è la descrizione della “vecchia casa di pietra sulla costa, immersa nel grande limoneto”; che rende chiaro il tono intimistico che accompagna il racconto intero; il lettore è condotto per mano verso le pagine conclusive che hanno un finale per nulla scontato. Le atmosfere a volte diafane che l’autore fa rivivere danno la sensazione di una sceneggiatura per un film che lega il passato al presente: un grande affresco epocale all’ombra del Vesuvio, in quell’Ager Nucerinus che, scampato all’eruzione pliniana del 79 d. C., ha continuato ad esistere. I protagonisti, da Bartolomeo al figlio Andrea, da Nunziatella a Margherita, da Lucio a Suor Andreina, ai tanti personaggi che compaiono e si defilano nella diacronia scompaginata di tutte le vicende narrate, si muovono in un territorio tra Sant’Egidio del Monte Albino, Corbara, la Costa d’Amalfi aperta versi l’ansa lunata del Golfo di Salerno e in basso, i paesi dalla anima antica da Angri a Pagani, a Nocera.  L’autore ne descrive a tratti, ma con la precisione maniacale d’uno storico d’arte, opere e monumenti, dipinti e feste della tradizione dei luoghi. Salta fuori un’accurata mappa di quella geografia del cuore che segue non il palinsesto dei ricordi, bensì il legame che unisce entrambi, padre e figlio, alla propria gente, a quelle terre che conservano il profumo dei limoni e la semplicità degli “spaghetti alle vongole fujute”, al sapore dolce dei pomodorini di Corbara. Sullo sfondo, la scenografia domestica delle stanze di “Zora” (traendo spunto dalla città invisibile di Italo Calvino) ovvero la casa paterna dove il camino riscaldava d’inverno la famiglia e mitigava il caldo delle belle stagioni. “Zora” ha il suo alter ego, solo in apparenza nella “Casa del Sollievo” che compare più volte all’interno della struttura narrativa del romanzo. Tutto fluisce, seguendo sincronie e fasi diacroniche in un plot diatopico che fa assurgere “Nunziatella” alla formula di romanzo storico, consolidato dalla tradizione letteraria europea; quella stessa che Francesco Paolo D’Amato conosce bene. L’amore per la poesia e la musica napoletana dei 78 giri e quella internazionale degli anni Settanta del Novecento, si configurano quali colonne sonore di questo bel libro che ha la capacità evocativa d’un film. E i fotogrammi possibili si districano tra il bianco e nero della prima metà del Ventesimo secolo e i colori del mondo contemporaneo. Napoli, la metropoli dell’immaginario del Grand Tour, compare con la veemenza linguistica delle espressioni utilizzate dall’autore (superando risoluzioni foniche dei localismi della Valle del Sarno) e con la maestosità della “Nunziatella”, la Reale Accademia Militare (oggi Scuola Militare Nunziatella) fondata nel 1787 da re Ferdinando IV di Borbone. L’ex convento di Monte Echia a Pizzofalcone, sede illo tempore del noviziato dei Gesuiti, si impone quale uno dei legami tra Bartolomeo ed Andrea, entrambi allievi della gloriosa Scuola.  un romanzo non ponderoso che non presenta colpi di scena inattesi, ha piuttosto la capacità di far rivivere piccole storie di quei paesi ricchi di vitalità attraversati o lambiti dal fiume Sarno.

 

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