Il castello dei Carpazi di J. Verne
Fu pubblicato nel 1892 a puntate sul Magasin d’Éducation et de Récréation,
E’ considerato un romanzo profetico da molti punti di vista: innanzitutto è ambientato in un lugubre castello della Transilvania, una ambientazione che solo solo cinque anni dopo Bram Stoker utilizzerà per il suo immortale Dracula. Verne aveva intuito le grandi potenzialità letterarie di quell’atmosfera. Il romamzo si svolge in Transilvania nel XIX secolo. La tranquillità del remoto villaggio di Werst è turbata da una serie di strane attività intorno al burg, il castello in rovina disabitato, il proprietario, il barone Rodolphe de Gortz, è partito da molti anni, forse è morto, castello che domina il territorio dall’impervio colle di Vulkan. Fumo dai camini, innanzitutto: sarà qualche occupante abusivo o un fuoco arcano acceso dal Chort, il diavolo dei Carpazi? L’aitante guardia forestale Nicolas Deck e l’ex infermiere Patak, che tutti in paese chiamano rispettosamente “dottore”, vengono scelti per andare a indagare. Dopo un giorno di marcia, arrivano al castello ma sta facendo buio e decidono saggiamente di attendere il mattino seguente per entrare. Durante la notte vengono atterriti da strane immagini che appaiono nel cielo, da rintocchi di lugubri campane e persino una misteriosa paralisi. Intanto a Werst è arrivato il giovane conte Franz de Télek, proveniente da Craiova. Costui afferma di aver conosciuto a Napoli Rodolphe de Gortz, suo rivale nell’amore per una cantante lirica italiana, soprannominata La Stilla… e mi fermo qui per non togliervi la soddisfazione di leggerlo. In questo romanzo ci sono riferimenti continui a una serie di tecnologie che all’epoca dell’uscita erano utopia, ologrammi, trasmissione delle immagini, diffusione sonora amplificata, ed allora il cinima era muto. Preveggenza tecnologica a parte, il romanzo un mix tra ingredienti gotici, il castello inaccessibile, i misteriosi fenomeni sonori e ottici che turbano le notti di chi si avventura nelle vicinanze, unita a quelli da feuilleton, la morbosa ossessione per la Stilla, il suo fato terribile. Il mistero che aleggia sul libro viene lentamente risolto, svelando una storia commovente, caratterizzata da un amore sano e un amore malato, ma sempre ricco di tenerezza. Una lettura veloce e piacevole, per chi ama questo autore e anche per chi vuole avvicinarsi a lui, perché ci sono poche tracce qui del Verne pedante e scientifico, è più simile ad una fiaba, quindi più abbordabile. Certo non è un capolavoro, non è un libro che cambierà il mondo, ma è una storia semplice, tenera e con personaggi unici.
