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GIUSEPPE ROSSI A GQ:

 Mi sento americano (e un po’ milanista)

Ho visto il tuo messaggio ma non avevo più soldi nella scheda“. A esordire così è Giuseppe Rossi, uno dei più apprezzati calciatori italiani che giocano all’estero, poco prima dell’intervista con GQ, che gli dedica un lungo servizio nel numero in edicola dal 1 dicembre. 

Ventitré anni, dei quali dodici vissuti negli Stati Uniti dove è nato, cinque in Italia, due e mezzo in Inghilterra e quattro in Spagna: “È il mio quarto anno in Spagna e sto per diventare il miglior cannoniere della storia del club. Qui sto da Dio, anche se ogni tanto penso all’Italia: per questa gente sono importante, è la cosa migliore che potesse accadermi”. Alla domanda ”Ti senti più americano o più italiano?” risponde: ”Sono nato nel New Jersey. Là è la mia casa, il Natale lo passo negli States, anche le vacanze. Mi sento americano per gusti e stile di vita. Ma sono cresciuto seguendo la serie A, ho sempre tifato Milan, come mio padre.

Quando ho preferito la nazionale azzurra a quella statunitense, in America mi hanno dato del traditore. Diciamo che negli ultimi tempi, e a forza di spiegazioni, qualcuno ha cominciato a capire le ragioni della mia scelta”. 

È stato definito l’anti-Cassano, per la sua disciplina, misura e riservatezza: Giuseppe pensa esclusivamente al calcio, e si concede un solo vizio: “Il blackjack al Casinò di Grau, una o due volte al mese”. Preparato, atletico e testardo come soltanto un giovane americano può essere, Giuseppe Rossi ha obiettivi precisi: “Vincere, voglio vincere, una coppa, un campionato, qualcosa, molto“. È insomma il figlio calciatore che tutti i genitori vorrebbero avere e che Ferdinando Felice Rossi da Fraìne, il padre di Giuseppe, ha seguito e cresciuto con un’attenzione sfibrante, senza perderne un momento, un pianto, una gioia, un tormento. L’ha fatto fino al 23 febbraio scorso, quando si è arreso a un tumore, a 61 anni. 

L’elenco delle società che in questi anni l’hanno cercato è infinito: Inter, Milan, la Juve di Del Neri e Marotta, la Roma, la Fiorentina, il Napoli, quattro mesi fa anche il Tottenham. Gli inglesi erano arrivati a offrire 18 milioni di euro, ma Fernando Roig Alfonso, presidente del Villarreal e fratello minore del leggendario Francisco “Paco” che fece grande il Valencia, aveva già fissato il prezzo: 20, sull’unghia. Non ha fatto sconti.

   

 
 
MILANO, 1 dicembre 2010
 
Ufficio Stampa GQ
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MARA VITALI COMUNICAZIONE 
www.mavico.it


 
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