di Antonello Martinez *
Nell’ultimo decennio stiamo assistendo da spettatori passivi a un progressivo, incessante e sempre più consistente passaggio di proprietà di aziende italiane nelle mani di società e holding estere.
L’Italia è proprio diventato il Paese preferito per gli investitori esteri per fare lo shopping delle imprese che hanno reso famoso il principio del ‘Made in Italy‘ e che adesso arricchiscono e rendono particolarmente strategiche tante società straniere. Dalla mia visuale privilegiata di Avvocato d’impresa posso dire con assoluta certezza che, per esempio, il nostro Studio viene continuamente contattato da ogni tipo di fondo, peraltro sempre estero, per richiederci di essere rappresentati nell’acquisto di aziende italiane siano esse piccole, medie o grandi. La circostanza per noi, egoisticamente, è certamente positiva ha un trend di crescita incessante.
Bastano pochi dati e qualche recente esempio per avere una radiografia di quello che sta succedendo. Negli ultimi 5 anni sono finite nelle mani di holding straniere oltre 500 marchi nostrani di ogni settore, a partire dalla storica Magneti Marelli passata a Calsonic Kansei, per proseguire con Versace, Krizia, Buccellati, Pininfarina, Italo, Frecciarossa, Risiko, Brunello di Montalcino, Aceto Balsamico di Modena, Peroni, Grom, Italcementi, Indesit, World Duty Free. , per non parlare dei palazzi a partire dallo storico Palazzo Broggi di piazza Cordusio a Milano che è stato ceduto da Idea Fimit sgr, la società che ne deteneva la proprietà, a un fondo internazionale Fosu per un importo di 345 milioni di euro. Sempre per restare nel settore immobiliare senza spostarci da Milano la Hines Italia Sgr ha stretto un accordo con Qatar Holding per l’acquisto di Porta Nuova, l’area di Milano con i grattacieli più alti d’Italia. Il progetto immobiliare è passato completamente al fondo Qatar Qia. Già quest’ultima aveva acquistato una partecipazione pari al 40% nei fondi di investimento. Questo nel 2013 e adesso Qia ha portato la sua partecipazione al 100%.
Passando poi, sempre a titolo esemplificativo, al mondo del calcio a livello della sola serie A dove Milan, Inter, Roma, Bologna sono già nelle mani di soggetti esteri e la Sampdoria lo potrebbe essere tra poco.
Fare l’elenco è impossibile e ci vorrebbe troppo spazio c’è tuttavia da chiedersi il perché di questo fenomeno che pare inarrestabile. Io lo identifico, prevalentemente, in due fattori. Il primo è certamente costituito dal nostro Stato burocrate, con tasse altissime, incombenti quotidiani di ogni genere e una politica che invece che andare incontro a chi può dare lavoro e creare ricchezza non riesce a concepire dei criteri di affiancamento e di crescita soprattutto per le piccole e medie imprese che, non bisogna mai dimenticare, costituiscono l’autentica e immarcescibile colonna vertebrale economica del nostro Paese. La seconda causa è determinata da alcuni fattori insiti nel DNA dell’imprenditore italiano, ossia la scarsa capacità di internazionalizzazione, elemento ormai indispensabile per qualsiasi azienda e la poca abitudine alla predisposizione di un adeguato passaggio generazionale che assicuri all’azienda la giusta continuità. Sempre più spesso infatti assisto a imprenditori che con la loro capacità e caparbietà hanno magari fondato e gestito per cinquant’anni la propria azienda ma che, arrivati alla fine del proprio ciclo di vita, non avevano pensato, con gli anni che passavano, di ricercare “eredi” adeguati alla conduzione dell’azienda fossero essi discendenti, familiari o collaboratori cresciuti all’interno dell’azienda stessa.
* Prof. Avv. Antonello Martinez
Studio Legale Associato
Martinez & Novebaci
Milano – Via Archimede n° 56
www.martinez-novebaci.it
tratto da Milano 24orenews Maggio 2019
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