Leggi e vaccini

In un periodo dove è di gran moda il concetto del ‘politically correct’ del quale peraltro se ne fa un costante e, in certi casi, esagerato abuso, forse vale la pena vedere cosa esattamente dice la vecchia e cara Treccani a proposito di tale concetto:
“L’espressione angloamericana politically correct (in ital. politicamente corretto) designa un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale cioè si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone. Secondo tale orientamento, le opinioni che si esprimono devono apparire esenti, nella forma linguistica e nella sostanza, da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche della persona”.

Ho fatto questa premessa perché anche per la questione legata al vaccino anti-Covid, all’insegna di tale principio, si sta gradatamente anteponendo la ingiustificata posizione di una minoranza costituita, prevalentemente, dai cd no-vax, a totale discapito e grave danno della maggioranza. Nei salotti televisivi si assiste sempre più spesso a dibattiti dove all’insegna del succitato concetto del ‘politically correct’ si pongono in essere, sostenendo l’inviolabilità della sfera della determinazione dei singoli, delle evidenti distorsioni anche al concetto chiaro e inequivocabile espresso dalla nostra Carta costituzionale.

Certamente la Costituzione all’Art. 32 pone la salute come un diritto e non come un dovere ma è altrettanto vero che il medesimo articolo prevede in modo chiaro ed incontrovertibile i trattamenti sanitari obbligatori, tra i quali ovviamente rientrano con assoluta certezza le vaccinazioni.
L’obbligo del vaccino è dunque possibile, perché nonostante quanto detto, c’è un interesse primario che è quello di tutelare la salute altrui. Le condizioni affinché la Legge possa imporre un trattamento sanitario obbligatorio sono sostanzialmente due, consistenti nella ragionevolezza della misura e nella proporzionalità relativa alle condizioni oggettive in cui l’obbligo viene determinato.

In sostanza deve esserci in modo concreto e inequivocabile un evidente pericolo esterno e l’obbligo deve essere quindi proporzionato rispetto alle condizioni determinate da questa situazione esterna. È evidente che anche il più fazioso negazionista non può avere alcunché da eccepire sul fatto che le condizioni oggettive di una pandemia come quella della Sars-Cov-2 concretizzi in modo assoluto tali elementi: basti pensare che l’odierno “flagello” non ha niente a che invidiare in termini di letalità e di natura numerica alle peggiori pandemie che nella storia hanno colpito il genere umano a partire dalla cd peste di Giustiniano, alla peste nera di metà del XIV secolo, del vaiolo con apice assoluto nel XVIII per arrivare alle più recenti come l’influenza spagnola del 1918, l’influenza asiatica comparsa nel 1957 e giungere all’anomala pandemia costituita dall’immunodeficienza nota come HIV apparsa per la prima volta nel 1981.

Dopo gli innumerevoli DPCM con i quali ci è stata stravolta la vita non vedo quindi quale possa essere la difficoltà a promulgare la legge relativa all’obbligatorietà della vaccinazione nell’interesse della collettività senza per questo violare il rispetto della persona umana e della sua dignità. Quando nel 1996 venne resa, con apposita Legge, obbligatoria la vaccinazione contro la poliomelite che peraltro venne praticamente azzerata nessuno ritenne tale risultato scarsamente: ‘politically correct’.

Avv. Antonello Martinez

Prof. Avv. Antonello Martinez
Studio Legale Associato
Martinez & Novebaci
Milano – Via Archimede n° 56
www.martinez-novebaci.it

 

tratto da:
Milano 24orenews Febbraio 2021

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