Bitcoin

di Antonello Martinez *

Se Kettering, forse con velato pessimismo, affermava che “i problemi sono il prezzo da pagare per il progresso”, a dodici lustri dalla sua scomparsa l’adagio rimane sempre attuale. Ma il punto è: chi dovrà pagare tale prezzo? E il parallelismo con il nostro argomento è pure fattuale; solo un decennio fa un tale Nakamoto faceva breccia nel mondo digitale – e finanziario – con la presentazione di un nuovo sistema di pagamento denominato “Bitcoin”, deregolato ma sicuro, scintillante contraltare al tradizionale sistema di scambio monetario.

Bitcoin parla la lingua di Blockchain, un database distribuito e immutabile, protocollo di comunicazione democraticizzato con funzione garantistica; ed è tale funzione che spinge a immaginare una sua applicazione extra moenia, ad esempio, in occasione di scambio di beni e servizi (persino in sostituzione del notaio) o di elezioni (in West Virginia si è già votato così). È d’uopo evidenziare sin d’ora come proprio la caratteristica fondante di tale protocollo, l’assenza di una ‘backdoor’, costituisca il suo primo limite a un utilizzo indiscriminato: in virtù di ciò, è reso impossibile a un’autorità competente sottoporre a pignoramento simili somme virtuali, poiché inabile a modificare la ‘proprietà’ dei bitcoin in mancanza delle chiavi di accesso.

La decentralizzazione cammina parallelamente all’anonimato che la rete garantisce agli utenti, facile e pronta genesi di abusi a fini illeciti, dal riciclaggio a quelli tipici del ‘Dark Web’, di cui si ha già mesta contezza. Non mancano altresì forme di microinvestimento sull’oscillazione del tasso di cambio Bitcoin-Dollaro, che tanto ha soddisfatto per la sua esponenziale ascesa quanto, di contro, abbandona cittadini impreparati a un mero gioco d’azzardo sullo sfondo di opzioni binarie.

Ben inteso: evidenziare criticità non significa cassare senza rinvio. Non si possono ignorare le istanze di cambiamento, però si può, si deve, fare in modo che questa fiamma accesa non si trasformi in un rogo incontrollato. È così che si auspica, ormai a un decennio dalla sua introduzione, che l’ordinamento giuridico italiano si occupi di Bitcoin e introduca una proficua regolamentazione, ma soprattutto che determini a livello definitorio se Bitcoin è cosa buona e giusta o il suo contrario, prendendo chiara posizione al pari di alcuni Stati ma soprattutto nell’interesse dello Stato e della sua comunità, visto che le prime problematiche della detenzione e del guadagno con Bitcoin sono di natura fiscale (applicazione IVA, dichiarazione dei redditi) oltreché giuridica (‘smart contracts’, identificazione dei cittadini, pubblici registri). E ciò anche al fine di tutelare gli operatori giuridici più deboli, che in questo caso sarebbero i cittadini/utenti comuni, proprietari di portafogli virtuali, di case acquistate tramite Blockchain e di risparmi diversificati

D’altronde uno dei compiti della Legge è anche addomesticare il cavallo selvaggio per renderlo utile all’aratura dei campi; attività proficua ed essenziale, ma ben scandita nel ‘modus’ e nel ‘tempus’.

Avv. Antonello Martinez

* Prof. Avv. Antonello Martinez
Studio Legale Associato
Martinez & Novebaci
www.martinez-novebaci.it

tratto da “24orenews Milano” dicembre 2018

Cover MI24 Dicembre 2018

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