Luigi Einaudi r
Luigi Einaudi R

di Antonello Martinez *

Stiamo vivendo giorni di oggettiva tragedia con agghiaccianti bollettini di morte giornalieri e io, che non ho conosciuto la guerra, non avrei mai pensato di dover vivere una situazione surreale come quella determinata dalla nefasta pandemia.

A parte ogni considerazione sulla fotografia di quella che è la nostra incredibile quotidianità filtrata dalle mascherine, ciò che non posso tollerare sono gli atteggiamenti catastrofistici che riguardano il futuro del nostro Paese e delle sue imprese che da molti viene descritto come una Nazione ormai finita e senza futuro. Non è proprio così, l’imprenditore italiano è unico nello spirito di sacrificio, nella genialità, nella dedizione alla propria azienda e non potrà essere certo uno squallido virus a cambiare il dna che nei secoli ha forgiato la classe imprenditoriale italiana.

L’imprenditore italiano, da sempre, combatte contro oggettivi elementi che scoraggerebbero chiunque con uno Stato che nei decenni ha saputo tessere una vischiosa e sconfortante ragnatela costituita da una debordante e idiota burocrazia il tutto condito da una devastante pressione fiscale avendo una incidenza complessiva pari al 59,1% dei profitti commerciali con circa 238 ore necessarie per gli adempimenti fiscali e 14 pagamenti l’anno. Questi dati sono l’esatta radiografia della tassazione che grava sulle imprese in Italia, sulla base dell’affidabilissimo rapporto ‘Paying Taxes 2020’ realizzato dalla Banca Mondiale e da Pwc, che sulla base del calcolo tra l’incidenza fiscale e il dispendio di tempo ed energie legate a tali adempimenti colloca l’Italia al 128esimo posto sui 190 Paesi sottoposti a tale analisi e, peraltro, in deciso peggioramento rispetto al deprimente 116esimo posto della medesima analisi dell’anno precedente.

Malgrado questo, come detto, è mio fermo convincimento che l’imprenditore italiano saprà reagire con straordinaria efficacia. Il perché di tale mia previsione trova assoluto sostegno in ciò che disse Luigi Einaudi, statista di caratura mondiale, stratosferico economista e Presidente della Repubblica Italiana dal 1948 al 1955. In tal senso, senza alcun commento, riporto integralmente la frase estratta dal discorso “Dedica all’impresa dei Fratelli Guerrino di Dogliani” pronunciato appunto da Einaudi nel 1960.

“Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente con altri impieghi”.

Avv. Antonello Martinez

* Prof. Avv. Antonello Martinez
Studio Legale Associato
Martinez & Novebaci
www.martinez-novebaci.it

 

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