I gusti preferiti sono cioccolato, nocciola, crema e stracciatella.
Tra la frutta i più richiesti sono i classici fragola e limone. Ci sono quelli al radicchio, alle zucchine, alla carota, ai funghi porcini, al vino. Non esiste limite alla fantasia dei gelatieri artigiani di casa nostra che sono riusciti ad inventare ben 240 gusti.ITALIA DA GUSTARE LA STORIA DEL GELATO
Il consumo? In media 12 kg annui pro capite. Le famiglie marchigiane spendono in media 82 euro l’anno in gelati e che in tutta la Regione sono 986 le imprese che producono gelato dando lavoro a 2.636 addetti. I consumatori preferiscono e premiano la qualità e la genuinità. La storia dice che i nostri artigiani si sono distinti in tutto il mondo per la bontà di un prodotto sano ed inimitabile. prodotto sano e inimitabile. Ma la storia più recente dice anche che, il settore della gelateria ha lasciato spazio, negli ultimi quarant’anni, ad una lavorazione improntata a tecniche produttive semi-industriali e all’utilizzo spesso indiscriminato di prodotti semilavorati. Questa scelta, dettata spesso dalla carenza di adeguate competenze professionali, ha influito sulla qualità media del prodotto, a scapito di genuinità e gusto. I Gelatai Italiani -XVI secolo, il Rinascimento, ecco i nomi che faranno la storia del gelato Italiano. Ruggeri, pollivendolo e cuoco a tempo perso, concorrente inatteso e snobbato da tutti gli altri cuochi partecipanti ad una gara alla Corte dei Medici, fra i piu bravi della Toscana, con tema: “il piatto piu singolare che si fosse mai visto”. Ruggeri timido ed imbarazzato chiese di prendere parte alla competizione. Avrebbe preparato un dolcetto gelato con delle ricette quasi dimenticate e con un pizzico di fantasia. Con il suo “sorbetto” conquisto i giudici: “Non abbiamo mai assaggiato un dolce così squisito”. E così, vincitore, diventò famoso in tutta la regione, e ricercato ovunque. Caterina de Medici, dovendo partire per sposare Enrico, duca d’ Orléans e futuro Re di Francia, espresse il desiderio di portare con sé, oltre a cuochi e pasticcieri, l’ unico italiano, diceva lei, in grado di umiliare i francesi, almeno in cucina. Ruggeri, che nel frattempo era tirato in ballo ovunque per i pranzi dei personaggi più famosi dell’ epoca, venne “prelevato” dai soldati e caricato sulla nave. A Marsiglia, al banchetto di nozze, fece conoscere dai francesi il suo gelato, la ricetta di: “ghiaccio all’ acqua inzuccherata e profumata”. Era il 1533 e lui ricevette l’ ordine di dare libero sfogo alla sua fantasia, in modo da stupire gli ospiti dei banchetti reali . Fu così, con la sua ricetta, ancora segreta che cominciò a dare delle forme al gelato e creare veri e propri monumenti, in miniatura. Caterina rifiutò ogni regalo od offerta di denaro pur di tenersi stretto il buon Ruggeri, ma per lui la fama diventò l’ inferno ! Venne odiato da tutti i cuochi della capitale, fu boicottato in ogni modo, ed una sera addirittura aggredito, derubato e bastonato! Chiuse in una busta la ricetta della sua invenzione e la fece rcapitare a Caterina, con questo messaggio di congedo: “con il vostro permesso ritorno ai miei polli, sperando che la gente mi lasci finalmente in pace e, dimenticandosi di me, si accontenti soltanto di gustare il mio gelato”. Cuochi e pasticcieri al seguito di Caterina de’ Medici si trovarono così la fortuna di diffondere il gelato in tutta la Francia. Sempre a Firenze nel Cinquecento, Bernardo Buontalenti famoso architetto, pittore e scultore, aveva l’ hobby della cucina e di conseguenza arrivò al gelato. L’ occasione gli giunse quando ricevette l’ incarico di organizzare sontuose feste, che avrebbero dovuto a lasciare a bocca aperta italiani e stranieri. Ovviamente i banchetti avevano un ruolo importante e Buontalenti presentò i suoi “favolosi dolci ghiacciati”, nati da elaborazioni personali e certamente superiori ai gelati fino ad allora prodotti. Erano a base di zabaglione e frutta, ebbero un successo strepitoso, e le sue ricette partirono da Firenze diffondendo in breve tempo il gelato in tutta Europa e non solo. Il gelato come “businnes” deve invece le sue origini a Francesco Procopio dei Coltelli. Secondo alcuni palermitano, secondo altri (ipotesi più probabile) di Acitrezza, paese di pescatori a nord di Catania
Procopio utilizzò un’ invenzione del nonno Francesco, un pescatore che nei momenti di libertà si dedicava all’ invenzione di una macchina per la produzione di gelato, la quale ne perfezionasse la qualità fino ad allora esistente. Un giorno riuscì nel suo intento, ma ormai anziano decise di lasciarla in eredità al nipote. Procopio, tempo dopo, stanco della vita da pescatore prese la sua macchinetta e comincò a studiarla, fece diverse prove e alla fine decise di partire in cerca di avventura. Arrivò dopo tanti insuccessi, e successivi perfezionamenti fino a Parigi. Scoprendo l’ uso dello zucchero al posto del miele e il sale mischiato con il ghiaccio per farlo durare di più fece un salto di qualità e venne accolto dai parigini come geniale inventore. Moprì nel 1686 un locale, il “Café Procope”. Dopo poco, dato l’ enorme successo ottenuto, si spostò in una nuova e più grande sede (oggi in rue de l’ Ancienne Comédie), di fronte alla “Comédie Française”. Quel “Café” offriva: “acque gelate”, (la granita), gelati di frutta, “fiori d anice”, “fiori di cannella”, “frangipane”, “gelato al succo di limone”, “gelato al succo d’arancio”, “sorbetto di fragola”, in una “patente reale” (una concessione) con cui Luigi XIV aveva dato a Procopio l’ esclusiva di quei dolci. Diventò il più famoso punto d’ incontro francese. Voltaire, Napoleone, George Sand, Balzac, Victor Hugo frequentavano quel “Café”, ancora oggi uno dei vanti di Parigi. Dunque la diffusione su scala “industriale” del gelato nel mondo partì dalla sicilia. Nel 1750 c.ca , un nobile, Patrick Brydone, scozzese, scrivera: “L’ Etna fornisce neve e ghiaccio non solo a tutta la Sicilia ma anche a Malta e a gran parte dell’ Italia, creando così un commercio molto considerevole. In queste contrade arse dal sole, persino i contadini si godono dei bei gelati durante i calori estivi, e non vi è ricevimento dato dalla nobiltà in cui i gelati non abbiano una parte di primo piano: una carestia di neve, dicono i siciliani, sarebbe piu penosa che una carestia di grano o di vino. E si sente dire spesso che senza le nevi dell’Etna l’ isola non sarebbe abitabile, essendo giunti al punto di non poter piu fare a meno di quello che in realtà è un lusso”.
Per questo Cna Alimentare e Confartigianato Gelatieri hanno deciso di valorizzare e segnalare quelle imprese artigiane che, assumendosi il compito di selezionare le materie prime e adottando un procedimento produttivo tradizionale e controllato, difendono lo standard qualitativo del buon gelato italiano. Su questa premessa è nata l’idea di ARTIGELATO, un marchio di “riconoscimento” per il Gelato Artigianale Tradizionale Garantito che coniuga tracciabilità delle materie utilizzate, definizione e verifica delle fasi di produzione e conservazione del prodotto, qualità e gusto finali. Parte dalle Marche la campagna di adesione al marchio che costerà ai gelatieri come un cono al giorno.
GUSTARE L’IALIA E LA STORIA DEL GELATO
IL PRIMO CONO
CENTO ANNI PER IL CONO DI WAFER E GELATO.
Anche per il cono ci sono diverse storie… Probabilmente nacque nel 1904 durante la Fiera Mondiale di St Louis. Un gelataio , avendo terminato i contenitori in cui proponeva i suoi gelati ai clienti, provò ad utilizzare dei wafer venduti da un banchetto lì vicino. L’accostamento wafer gelato fu un gran successo! Secondo quanto riportato dal Washington Post, invece, fu un immigrato italiano negli Stati Uniti, Italo Marchiony, il quale, il 22 settembre del 1903, si presentò all’Ufficio brevetti di New York per depositare formalmente la sua idea e ottenerne piena paternità intellettuale riconosciutagli, solo pochi mesi più tardi, nel dicembre dello stesso anno. La storia del cono – registrato nel 1903 – risale, però, alla fine dell’Ottocento: già a partire dal 1896, Marchiony aveva intuito le potenzialità del gelato da passeggio, vendendo per le strade di New York i suoi sorbetti in un foglio di carta piegato a forma di cono e riscuotendo discreto successo, tanto da procedere, poi, alla creazione di una cialda fatta non solo per sostenere il gelato, ma anche per essere mangiata. Le cialde, invece, sono il risultato di un’arte antichissima, quella dei “cialdonari” che già nel 1400 confezionavano impasti leggeri a base di acqua, farina, zucchero e uova. La paternità del gelato prodotto a livello industriale va all’America, che per prima perfezionò le macchine per una produzione massiccia di gelato. http://www.siportal.it/NEWS/rub/art.asp?id=4595
LA PARIGINA
LA PARIGINA – L’ANTENATA DEL CONO
Nel 1906, nei caffè di Milano, erano già apparse le “parigine” (o “nuvole”), fatte di una porzione di gelato compressa tra due ostie di pasta wafer rotonde, quadrate o rettangolari.
Il nome delle “parigine”, antenate del nostro moderno “cono”, trae origine dal suo inventore, un certo Giovanni Torre nato in un antico borgo vicino Sanremo, che di ritorno da Parigi s’inventò il commercio ambulante di gelati racchiuso tra due wafer. Fu proprio l’inizio del secolo che vide i nostri gelatieri invadere “dolcemente” le capitali della Mitteleuropa. tratto da … Gelateria la Parigina Roma. ITALIA DA GUSTARE GELATO
Ma ritorniamo, al marchio ARTIGELATO,L’iniziativa è stata presentata ad Ancona nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte tra gli altri il presidente nazionale dei gelatieri di Confartigianato Loris Molin Pradel, il responsabile di Cna Alimentazione Emilio Berionni. Il marchio di garanzia ( rilasciato da un ente certificatore) certificherà l’adozione, da parte degli artigiani gelatieri, di un disciplinare di produzione che prevede l’impiego prevalente di materie prime naturali, fresche, selezionate direttamente presso il produttore. No assoluto a conservanti, additivi e OGM. Precise regole che definiscono le caratteristiche delle materie prime da utilizzare, gli ingredienti per la preparazione, il loro utilizzo, i componenti supplementari, i metodi specifici di produzione e lavorazione, le prescrizioni generali per la formulazione delle ricette, e le caratteristiche del prodotto finito. Ovviamente, il rispetto delle condizioni dettate dal disciplinare sono oggetto di verifica da parte di un ente terzo di certificazione, sulla base di un preciso piano di controlli. Con il marchio Artigelato possono essere inoltre contraddistinti vari tipi di prodotti della gelateria. In tal modo il marchio collettivo garantisce per ogni tipologia le relative specifiche caratteristiche opportunamente codificate e stabilite nello stesso disciplinare. Qualità e gusto le priorità.
Fonte:UffStamConfartigianato