Glorieuse rentrée in italiano il glorioso rimpatrio intende la lunga marcia che nel condusse nel 1689 un gruppo di Valdesi attraverso le Alpi alla volta delle valli piemontesi, dalle quali erano stati cacciati dai Savoia al culmine di una lunga e sanguinosa persecuzione. Andiamo per ordine, sul finire del XII secolo nacque intorno alla figura di Pietro Valdo, un ricco commerciante di tessuti di Lione il cui nome era forse in realtà Valdesio, un movimento religioso ben presto destinato ad essere annoverato tra le eresie. Spogliati di ogni bene materiale sull’esempio del maestro, che si era convertito dopo una lunga crisi religiosa agli ideali evangelici della povertà, i seguaci di Valdo diventarono i “Poveri di Lione” e la loro predicazione andò incontro ad un rapido successo tanto in Francia quanto al di qua delle Alpi. Invisi dalle gerarchie ecclesiastiche i Valdesi vennero progressivamente marginalizzati fino alla scomunica, che arrivò nel 1184 quando con l’epistola decretalis, lettera del Papa Lucio III “Ad abolendam” mise al bando i Valdesi insieme a Catari, Patarini e ad altri movimenti ereticali la cui predicazione di stampo pauperistico li rendeva pericolosi per l’ordine sociale basato sull’accettazione della ineluttabile diversità di destini tra ricchi e poveri. L’inizio delle persecuzioni obbligò i seguaci di Valdo a trovare rifugio in Provenza e nel Delfinato, territori dai quali alcuni gruppi, spinti dalla necessità di sottrarsi alle terribili stragi perpetrate dalla crociata contro i Catari di Albi, 1209-1229, presero a incunearsi nelle pieghe delle valli piemontesi. Dopo un’iniziale tolleranza, la situazione per i Valdesi riparati in Piemonte cambiò radicalmente con l’affermarsi della signoria dei Savoia: oltre a varie crociate locali che li decimarono nel Trecento e nel Quattrocento, i Valdesi dovettero guardarsi dalle persecuzioni promosse nell’ambito della Controriforma, avendo il movimento aderito al Protestantesimo. Il conflitto terminò il 5 giugno 1561 quando il duca Emanuele Filiberto di Savoia concesse la “pace di Cavour”, grazie alla quale Valdesi ottennero di poter liberamente professare il loro credo seppur all’interno di rigorosi confini delle valli Pellice, chiamata allora val Luserna, bassa val Chisone, val Perosa e Germanasca, val San Martino, territori oggi noti come Valli Valdesi. La ritrovata serenità durò poco meno di un secolo, fino a quando nuovi conflitti politici scatenarono le tragiche Pasque Piemontesi del 1655, la più feroce e sanguinosa repressione mai subita dai Valdesi, che spinse molti di loro a emigrare in Svizzera o in Germania. Ma nell’agosto del 1689 più di 900 tra Valdesi e Ugonotti, guidati dal pastore Enrico Arnaud, partirono dalla località svizzera di Prangins, sul lago di Ginevra, e in una quindicina di giorni superarono le Alpi e percorsero più di 250 chilometri combattendo contro le truppe regolari del Piemonte e quelle francesi giunte a dar man forte alla repressione. La grande marcia, nota come Glorieuse Rentrée, Glorioso Rimpatrio, si concluse nel prato di Sibaud di Bobbio Pellice, dove un monumento eretto nel XIX secolo ricorda il giuramento prestato dai reduci, ridotti a non più di 300 unità, di mantenersi uniti e solidali. Le persecuzioni sarebbero durate ancora, a ondate, fino al 1848, quando Carlo Alberto con le “Lettere Patenti” del 17 febbraio riconobbe finalmente ai Valdesi la libertà di culto e i diritti politici e civili.
Glorieuse rentrée in italiano il glorioso rimpatrio intende la lunga marcia che nel condusse nel 1689 un gruppo di Valdesi attraverso le Alpi alla volta delle valli piemontesi, dalle quali erano stati cacciati dai Savoia al culmine di una lunga e sanguinosa persecuzione. Andiamo per ordine, sul finire del XII secolo nacque intorno alla figura di Pietro Valdo, un ricco commerciante di tessuti di Lione il cui nome era forse in realtà Valdesio, un movimento religioso ben presto destinato ad essere annoverato tra le eresie.
Spogliati di ogni bene materiale sull’esempio del maestro, che si era convertito dopo una lunga crisi religiosa agli ideali evangelici della povertà, i seguaci di Valdo diventarono i “Poveri di Lione” e la loro predicazione andò incontro ad un rapido successo tanto in Francia quanto al di qua delle Alpi. Invisi dalle gerarchie ecclesiastiche i Valdesi vennero progressivamente marginalizzati fino alla scomunica, che arrivò nel 1184 quando con l’epistola decretalis, lettera del Papa Lucio III “Ad abolendam” mise al bando i Valdesi insieme a Catari, Patarini e ad altri movimenti ereticali la cui predicazione di stampo pauperistico li rendeva pericolosi per l’ordine sociale basato sull’accettazione della ineluttabile diversità di destini tra ricchi e poveri. L’inizio delle persecuzioni obbligò i seguaci di Valdo a trovare rifugio in Provenza e nel Delfinato, territori dai quali alcuni gruppi, spinti dalla necessità di sottrarsi alle terribili stragi perpetrate dalla crociata contro i Catari di Albi, 1209-1229, presero a incunearsi nelle pieghe delle valli piemontesi.
Dopo un’iniziale tolleranza, la situazione per i Valdesi riparati in Piemonte cambiò radicalmente con l’affermarsi della signoria dei Savoia: oltre a varie crociate locali che li decimarono nel Trecento e nel Quattrocento, i Valdesi dovettero guardarsi dalle persecuzioni promosse nell’ambito della Controriforma, avendo il movimento aderito al Protestantesimo. Il conflitto terminò il 5 giugno 1561 quando il duca Emanuele Filiberto di Savoia concesse la “pace di Cavour”, grazie alla quale Valdesi ottennero di poter liberamente professare il loro credo seppur all’interno di rigorosi confini delle valli Pellice, chiamata allora val Luserna, bassa val Chisone, val Perosa e Germanasca, val San Martino, territori oggi noti come Valli Valdesi. La ritrovata serenità durò poco meno di un secolo, fino a quando nuovi conflitti politici scatenarono le tragiche Pasque Piemontesi del 1655, la più feroce e sanguinosa repressione mai subita dai Valdesi, che spinse molti di loro a emigrare in Svizzera o in Germania.
Ma nell’agosto del 1689 più di 900 tra Valdesi e Ugonotti, guidati dal pastore Enrico Arnaud, partirono dalla località svizzera di Prangins, sul lago di Ginevra, e in una quindicina di giorni superarono le Alpi e percorsero più di 250 chilometri combattendo contro le truppe regolari del Piemonte e quelle francesi giunte a dar man forte alla repressione. La grande marcia, nota come Glorieuse Rentrée, Glorioso Rimpatrio, si concluse nel prato di Sibaud di Bobbio Pellice, dove un monumento eretto nel XIX secolo ricorda il giuramento prestato dai reduci, ridotti a non più di 300 unità, di mantenersi uniti e solidali. Le persecuzioni sarebbero durate ancora, a ondate, fino al 1848, quando Carlo Alberto con le “Lettere Patenti” del 17 febbraio riconobbe finalmente ai Valdesi la libertà di culto e i diritti politici e civili.
