I PECCATI CAPITALI SECONDO GREGORIO MAGNO
Gregorio Magno d’antica e nobile famiglia romana, dopo avere ricoperto cariche pubbliche, abbandonò il proprio rango diventando monaco e trasformando parte del suo palazzo in una casa di preghiera. Utilizzò gran parte della propria ricchezza per la fondazione di sette monasteri e distribuì il resto in carità. Si sottopose a pratiche d’estremo ascetismo, vivendo quasi esclusivamente di verdura e frutta. Quando fu eletto papa nel 590 aveva cinquant’anni, era calvo, di colorito bruno con naso aquilino. Uomo d’affabile eloquio compì un’opera imponente di evangelizzazione, scrivendo omelie, dialoghi e contribuendo a codificare i sette peccati capitali. Intorno a questa figura sono fiorite molte storie di miracoli, ma il suo nome è rimasto legato alla creazione del canto liturgico detto “gregoriano”. Anche da papa Gregorio condusse vita morigerata, vestito d’ordinari abiti monastici e nutrendosi di cibi semplici. La conferma della sua frugalità, oltre che nella creazione del peccato di gola, si rintraccia anche su un’iscrizione del portale esterno della chiesa romana di S.Saba: “Ex qua domo cotidie pia mater mittebat ad clivum Scauri scutellam leguminum”, che tradotta significa: “da questa casa, ogni giorno la pia madre portava una scodella di legumi al Clivo di Scauro”. La pia madre in questione era Santa Silvia, che ogni giorno portava da li, dove era la sua casa, un piatto di legumi al figlio Gregorio Magno che abitava nel monastero poco distante di Sant’Andrea al Clivo di Scauro.
ZUPPA DI CECI ALLA GREGORIO MAGNO
Gregorio Magno
Ingredienti: Ceci – pepe – zafferano – rosmarino – salvia – lardo – pane raffermo – sale
Preparazione: Mettere in ammollo dei ceci.
Cuocerli in abbondante acqua salata con pepe, zafferano, rosmarino e salvia.
Quando il legume sarà pronto, scolarlo e passarne una parte nel mortaio con del brodo di cottura, affinché il tutto risulti ben liquido. In una tegame di terracotta soffriggere del lardo, aggiungervi i ceci interi, la purea e il liquido di cottura. Fare insaporire la zuppa e servirla ben balda, accompagnata da pane abbrustolito a parte.
IL DETTO….MAGIARE DA PAPA
Stemma Santa sede
Stemma Papale
Quando si sta bene, diciamo che stiamo come un papa, affermazione che non deriva dal potere spirituale e politico del pontefice, ma forse dal contesto in cui vive. I primi ricettari gastronomici provengono da monasteri e conventi, cibo e religione sono da sempre legati ed è per questo che vogliamo citarvi alcune curiosità e leggende che passano in rassegna le mense vaticane.
Pietro , il primo papa, si è visto attribuire la passione per l’abbacchio e la coratella, ma ci sembra un’affermazione clamorosamente falsa e romanesca. Dal nuovo testamento è invece possibile intuirne la frugalità e le condizioni modeste del suo vitto.
Pio IX (1846), prediligeva: le tavole apparecchiate con cura, i bigné alla crema e le crostate di frutta, non disdegnando un bicchiere di bordeaux.
Pio VI (1775), di nobile famiglia, amava cacciare e mangiare le allodole, la sua mensa era riccamente imbandita e traeva spunti dall’emergente cucina francese. A questo papa piacevano feste e banchetti in grande stile, tanto da essere criticato anche dal non morigerato Marchese De Sade.
Giovanni VIII (Giovanna) leggendaria donna medioevale che sotto vesti maschili fu papa. Amante della cucina speziata afrodisiaca e perciò incline alle pulsioni erotiche, sarebbe stata smascherata perché partorì in processione. Lo scandalo di popolo fu grandissimo e per salvare Santa Romana Chiesa i suoi “disonorati” cardinali la fecero scomparire.
Gregorio Magno – Martino IV – Bonifacio VIII
Papi Avignonesi – Pio II – Paolo II – Sisto IV
Alessandro VI – Leone X – Paolo III – Pio V
Fonte:UffStamp.A.I.G.S.