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Mangiare Sano

 

La dieta della felicità combatte malumore e depressione
C’è un nesso tra dieta e benessere della psiche. I cibi che assumiamo ogni giorno possono avere una influenza sull’umore e un ruolo nella depressione – vera e propria malattia sempre più diffusa nella società moderna. In inglese, “food” fa rima con “mood” che significa “umore”, come a rimarcare il legame tra cibo e umore appunto. Non a caso, è già da tempo che nutrizionisti e psichiatri concordano sul potenziale ruolo attivo che gli elementi che compongono gli alimenti hanno nei confronti della nostra psiche, e dunque non solo sul fisico. Se quindi da un lato il cibo serve a sostenerci materialmente, dall’altro agisce allo stesso modo a livello emozionale influenzando in positivo o negativo anche l’umore. In tutto questo, giocherebbero un ruolo di primo piano gli antiossidanti. E, a rimarcarlo è l’Osservatorio AIIPA (Associazione Italiana Industrie prodotti Alimentari – Area Integratori Alimentari) insieme al  professor Giovanni Scapagnini, biochimico clinico dell’Università del Molise. L’accento è posto su alcune evidenze scientifiche relative al ruolo e alle proprietà benefiche degli antiossidanti. «Fino a ora gli studi scientifici alla base di questa teoria si sono concentrati sulla capacità di alcuni alimenti di modulare il rilascio e la sintesi dei neurotrasmettitori responsabili del tono dell’umore, quali serotonina, dopamina e noradrenalina – spiega Scapagnini – Nell’ambito dell’ultimo congresso della Società Europea di Neuro Farmacologia, che si è da poco concluso a Parigi, è stato posto invece l’accento su un’altra possibile via di influenza degli alimenti sulla sfera psichica: l’apporto di sostanze antiossidanti e il loro ruolo sul benessere mentale». Il Congresso di Parigi ha visto anche la partecipazione del professor Michael Maes (*), il quale ha presentato numerosi dati sperimentali e clinici sull’effetto degli antiossidanti nutrizionali sui disturbi del comportamento. Lo stesso Maes è stato uno dei primi scienziati a dimostrare come vi fosse un nesso di causa tra lo stress ossidativo a livello cerebrale e la depressione.

 

 

Altri studi, pubblicati di recente, hanno dimostrato la capacità della vitamina E e la vitamina C – note antiossidanti –  di ridurre i sintomi depressivi. Inoltre, diversi polifenoli vegetali come per esempio la curcumina e le catechine del tè, hanno altresì dimostrato la capacità di ridurre disturbi del comportamento. Questa azione sull’umore e sul comportamento è stata associata alle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie di questi composti. Due anni fa circa è stato uno studio spagnolo (SUN), condotto dall’Università di Navarra, a dimostrare come seguire la dieta mediterranea e una corretta assunzione di sostanze nutrizionali ad azione antiossidante svolga un ruolo benefico nei confronti dell’insorgenza di disturbi depressivi nella popolazione sana. Un recente lavoro tutto italiano e sviluppato nell’ambito dello studio InChianti, è stato condotto in Toscana su una popolazione di circa 1.000 anziani. Questo studio ha evidenziato come una scarsa assunzione di carotenoidi attraverso la dieta e un basso livello nel sangue di queste sostanze, sia fortemente associato a un maggior rischio di sviluppare una sindrome depressiva. Lo stesso disturbo bipolare, risente degli affetti della dieta, come rimarcato da uno studio pubblicato sul Journal of Affective Disorders. Lo ha presentato il professor Berk, dell’Università australiana di Melbourne, dimostrando come l’N-acetil-cisteina, un integratore antiossidante precursore del glutatione, somministrato a persone con disturbo bipolare, sia più efficace dei farmaci antidepressivi nel ridurre la sintomatologia depressiva. «Ciò che risulta da questi studi è che una “dieta della felicità” dovrebbe sicuramente contemplare un’adeguata assunzione di sostanze, come quelle presenti in frutta e verdure, in grado di ridurre stress ossidativo e infiammazione a livello cerebrale», conclude Scapagnini. In sostanza, se l’umore va giù, tiriamolo su con una bella mangiata… che sia sana però.
Ufficio Stampa AIIPA

 

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