Il rapporto tra dolore ed emozioni è molto complesso. L’elemento sensoriale è l’ingrediente predominante che viene percepito istantaneamente e che innesca i processi che portano all’identificazione dello stimolo doloroso. Ma quando un individuo sente male, solo inizialmente è la componente sensoriale ad affliggerlo: nel tempo la sofferenza diventa globale fino a interferire con la sua condizione esistenziale, con i timori connessi alle prospettive di inabilità, alle conseguenze sociali e professionali che potrebbero derivare dalla malattia, alla possibilità che si possano generare danni fisici evidenti. L’esperienza del dolore si arricchisce dunque anche di interpretazioni legate al contesto familiare, lavorativo, sociale e culturale. L’ipnosi è una tecnica terapeutica efficace nel trattamento del dolore di diversa origine. L’accettazione dell’ipnosi da parte della comunità scientifica è arrivata con molta lentezza, rimanendo ostaggio di timori e sospetti anche fra i pazienti. Le maggiori perplessità derivano dall’errata convinzione che l’ipnosi provochi uno stato di totale incoscienza. In realtà anche negli stati più profondi di trance il paziente resta in contatto con la voce del medico, interagendo con lui costantemente.
L’ipnosi è un processo antico e naturale, simile alla sensazione di “distacco dalla realtà” tipica di quando ci si ritrova totalmente concentrati su uno stimolo particolare e preciso. È definita come uno stato modificato di coscienza, caratterizzato da un’attenzione selettiva e polarizzata su quanto l’ipnotista suggerisce al paziente. L’ipnosi moderna permette ad ogni individuo di scoprire e sfruttare al meglio tutte le proprie potenzialità: sono ormai lontani i tempi in cui il medico imponeva ai pazienti istruzioni e comandi con procedure del tipo “a me gli occhi”. Il grado di ipnotizzabilità del soggetto dipende dalla motivazione che lo spinge a sottoporsi al trattamento, e generalmente il dolore è un buon motivo. Durante la seduta il terapeuta crea immagini e metafore, suggerisce situazioni che si sostituiscono gradualmente alla realtà oggettiva, creando una mondo soggettivo interiore che il paziente può ricreare al bisogno. L’alleggerimento dello stato ansioso ed il conseguente coinvolgimento emotivo, la modificazione della percezione dell’immagine corporea, e la graduale riduzione di interesse per l’ambiente distolgono dal dolore.
La situazione terapeutica generata dallo stato ipnotico è assolutamente soggettiva. Il medico fornisce carta e penna, ma quello che il paziente scriverà e come lo farà sarà frutto dell’interiorità del soggetto. È importante infatti che i pazienti esercitino l’arte calligrafica del proprio “mondo ipnotico”, per riuscire a raggiungere l’autocontrollo nella gestione del dolore cronico.
Dr. Paolo Mariconti
Specialista in Anestesia e Farmacologia
Esperto in Medicina del Dolore
guarireildolore@gmail.com