EPIFANIA e BEFANA, ALLA SCOPERTA DELLE LORO ORIGINI
EPIFANIA. Il termine “Epifania” deriva dal greco e significa “manifestazione”, intesa come apparizione della divinità che, di solito invisibile all’occhio umano, rende manifesta la sua presenza attraverso un segnale di vario genere, come una visione, un evento straordinario o un miracolo. Per i cristiani, l’Epifania è la dodicesima notte dopo il Natale, quando i Magi giunsero a Betlemme per rendere omaggio al figlio di Dio, rivelatosi nelle povere vesti di un bimbo appena nato, Gesù. I Magi sono stati interpretati come Re per l’influsso delle parole del profeta Isaia; in seguito, sono stati attribuiti loro i nomi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. C’è ancora molto mistero sia riguardo alla loro provenienza, sia riguardo alla loro posizione sociale. “Giunsero da Oriente”, afferma Matteo, che è l’unico dei quattro evangelisti a parlarne; ma pare che uno di loro fosse, diversamente dagli altri, di origine africana. Probabilmente erano uomini illustri, forse sacerdoti e sicuramente studiosi di scienza, teologia e astronomia. Grazie a questi studi, e all’osservazione degli astri, capirono che stava accadendo un evento importante. Essi si lasciarono guidare dalla Stella Cometa verso il luogo in cui riposava il Bambino in fasce. I regali che i Magi portarono a Gesù hanno un forte significato simbolico: l’oro di Melchiorre celebra la regalità e l’incenso di Baldassarre la divinità. La mirra di Gaspare, invece, annuncia la sofferenza redentrice del figlio di Dio; infatti, in Oriente si era soliti cospargere il corpo dei defunti con un unguento, molto pregiato, fatto di questa sostanza. Questa festività cristiana è andata a sovrapporsi ad alcune tradizioni pagane, legate al folklore popolare o retaggio di antichi culti, creando un affascinante miscuglio di sacro e profano. Nelle leggende anglosassoni e nordiche, la notte dell’Epifania, o Dodicesima Notte, è uno spazio di tempo favorevole ai presagi e ai prodigi e il più indicato per combattere le forze del Male. L’Italia ha una tradizione tutta particolare e originale dell’Epifania, che si lega alla figura della Befana. Il termine deriva da un’evoluzione della parola “Epifania”, e denomina la famosa vecchietta che, viaggiando a cavallo di una scopa e volando di tetto in tetto, la notte tra il 5 e il 6 gennaio porta ai bambini dei doni, che trasporta in un enorme sacco tenuto sulle spalle. Ogni bimbo riceve i regali in una calza che, prima di andare a letto, ha appeso al camino: proprio attraverso questo passaggio la Befana, come Babbo Natale, entra nelle case. Il tipo di dono che il bambino riceve dipende dal comportamento avuto nell’ultimo anno, perciò avrà dolci per le buone azioni e carbone e cenere per le marachelle combinate. L’origine di questo bizzarro personaggio è da connettere con buona probabilità a tradizioni agrarie pagane relative all’inizio dell’anno. In tal senso l’aspetto di vecchia sarebbe da mettere in relazione con l’anno trascorso, ormai pronto per essere bruciato e per “rinascere” poi come anno nuovo. In molti Paesi europei, infatti, c’era l’abitudine, all’inizio dell’anno, di bruciare fantocci con indosso abiti logori. In quest’ottica, l’uso dei doni assumerebbe un valore propiziatorio per l’anno che sta per iniziare.La leggenda popolare cristiana racconta che i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscivano a trovare la strada. Così chiesero informazioni ad una vecchia che, malgrado le loro insistenze, non volle uscire di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscire a trovarli. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora gira il mondo, facendo i regali a tutti i bambini per farsi perdonare.