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L’ARTE DELLE VETTE:

‘‘DE LONG EN LARGE, POINT DE VUE ET PANORAMA’’

E’ questo il titolo dell’affascinante esposizione allestita presso il Museo Alpino di Chamonix Mont-Blanc, aperta al pubblico sino al 15 ottobre. La mostra si sviluppa mediante un ricco percorso in cui acquarelli, litografie e dipinti rievocano la storia delle esplorazioni alpinistiche condotte nella valle del Monte Bianco. 
Il raggiungimento della vetta del monte più alto d’Europa, che con i suoi 4810 metri troneggia maestoso fra le Alpi come un novello Olimpo, conseguita nel 1786 da Balmat e Paccard, segnò l’inizio di un’era nuova per l’alpinismo. Da esperienza estrema, eroica e titanica, a sport diffuso capillarmente: il passaggio non fu certo istantaneo, bensì progressivo e graduale, tanto da rendere ancora oggi il trekking alpino una disciplina avventurosa, a tratti rischiosa, segnata da una tradizione autenticamente genuina, che esula dalle vicissitudini dell’homo urbanus moderno. Tale spiritualità alpina è pienamente esperibile grazie alla mostra, in cui le raffigurazioni naturalistiche permettono di cogliere l’amore per la montagna provato dagli autori delle opere.

Il pregio artistico della collezione risiede anche in una dote preziosa: la giustapposizione di tele che nei soggetti monotematici- le vette della valle del Mont-Blanc- riescono a suggerire al visitatore prospettive eterogenee e nel contempo a ricostruire mediante suggestioni un percorso artistico di notevole rilevanza: quello delle raffigurazioni paesaggistiche e panoramiche.

Quest’ultima tipologia tematica assunse un ruolo cardine nella cultura europea in virtù delle riflessioni illuministe prima, positiviste poi, tese a collocare ogni fenomeno in una rappresentazione sistematica della natura. Nel diciottesimo secolo le montagne inziarono ad essere analizzate e comprese nella loro essenza grazie ai lavori di scienziati, come Horace-Bénédict de Saussure, e di artisti, quale Marc-Theodore Bourrit. Dall’Inghilterra, terra madre di tale genere pittorico, il fiorire dell’arte paesaggistica si diffuse in Svizzera e da lì nelle terre francesi, dove i requisiti naturalistici fondamentali erano più che soddisfatti; da questo punto di vista la valle di Chamonix possiede un brillante vantaggio, poiché grazie ai suoi elevati punti di osservazione ha potuto offrire assidua ispirazione a numerose generazioni di artisti, dalla fine del diciottesimo secolo lungo tutto il diciannovesimo; fra di essi Bourrit, Linck, Weibel, Dubois, Birmann, Grundmann, le cui creazioni costituiscono il nucleo della mostra.

L’esposizione temporanea, meta obbligata di ogni appassionato della montagna, è peraltro inserita in un’area museale di notevole pregio. Il Musée Alpine, fondato nel 1898 da Joseph Cusin-Berlincourt come modesto spazio finalizzato alla raccolta di materiale artistico adibito alla conservazione delle radici storiche ed artistiche della valle francese, è divenuto, grazie all’intervento di acuti direttori, quali Charles Vallot, ed in virtù di svariate donazioni ed interventi migliorativi, un centro culturale vivace e prestigioso.

Le collezioni iconografiche, le tele a soggetto alpino, i manufatti agro-pastorali, gli strumenti scientifici, gli archetipi della moderna attrezzatura sportiva: sono queste le perle che annodate fra loro compongono questo splendido gioiello dell’arte alpina d’oltralpe.

Luca Siniscalco

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