- Il 4 giugno 2025, presso la Biblioteca Ostinata di Milano, si è tenuta la presentazione del romanzo Sulle ali del vento di Carlo Grigolon, edito da Delfino. L’evento, ospitato con grande gentilezza dallo staff della biblioteca e magistralmente condotto dalla giornalista del quotidiano QN, Chiara Arcesi, ha offerto al pubblico un’immersione nelle atmosfere e nei temi del libro, arricchita dalla proiezione di un booktrailer.
Tra i partecipanti, oltre all’autore, erano presenti figure chiave del mondo editoriale e cinematografico: Andrea Ferriani (editore), Francesca Bochicchio (sceneggiatrice e regista), Giovanni De Santis (distributore DNA), Maikol Fazio (attore) e Marco Eugenio Di Giandomenico (critico d’arte). I loro interventi hanno reso l’incontro ancora più coinvolgente e interessante, arricchendo la riflessione sul romanzo e sulla sua trasposizione cinematografica.
Sulle ali del vento – il romanzo: tra storia, avventura e introspezione
Sulle ali del vento intreccia elementi storici, avventurosi e introspettivi, portando il lettore in un viaggio tra memoria e identità. Il Massiccio del Grappa diventa una metafora di rinascita personale e collettiva: attraverso il volo in parapendio, il protagonista trasforma le cicatrici della guerra in un’esperienza di libertà e riconciliazione.
La narrazione enfatizza il concetto di resilienza, offrendo una nuova prospettiva sulla Grande Guerra e sulle tracce che ha lasciato nel paesaggio e nella coscienza collettiva. Il romanzo invita a una riflessione sul rapporto tra passato e presente, sottolineando il potere della storia nel definire la nostra identità.
Dal libro al film: l’impatto emotivo della trasposizione cinematografica
La trasposizione cinematografica di Sulle ali del vento, diretta da Francesca Bochicchio, amplifica il suo impatto emotivo, trasformando le atmosfere del romanzo in immagini suggestive. Il film mira a sensibilizzare il pubblico sull’importanza della memoria collettiva, mostrando come la narrazione storica possa influenzare la percezione sociale della guerra e della riconciliazione.
In un periodo in cui la comunicazione sui conflitti è dominata dalla guerra in Ucraina e in Israele, questa trasposizione offre una prospettiva più ampia sulla storia italiana e sulle sue radici. Il tema della guerra non è solo un ricordo lontano, ma un monito costante sulle dinamiche della violenza e sulle cicatrici che essa lascia nel tempo.
Creatività e memoria storica nella Generazione Z
Un aspetto emerso durante la presentazione è la necessità di sensibilizzare i giovani sul significato della storia e sulla sua influenza nel mondo contemporaneo. Molti ragazzi oggi ignorano perfino figure fondamentali come Giuseppe Garibaldi, e questo pone interrogativi sulla capacità delle nuove generazioni di comprendere il valore del passato.
A questo proposito, la conduttrice dell’evento, Chiara Arcesi, ha portato un contributo importante, collegando il tema della memoria storica al tema per cui si batte da anni: la creatività giovanile in un mondo digitalizzato. Il libro “Vera fantasia” scritto e illustrato da sua figlia Camilla Luce Confalonieri tra i 7 e i 10 anni, rivolgendosi alla Generazione Z, è, infatti, frutto del suo incoraggiamento a riscoprire la creatività anziché farsi completamente assorbire dagli schermi.
Creatività vs. dipendenza digitale
La dodicenne Camilla Luce Confalonieri (probabilmente la più piccola scrittrice – ndr), ha pubblicato il libro Vera Fantasia, un’opera che invita i giovani a coltivare l’immaginazione, contrastando l’eccessiva dipendenza dai social e dalle tecnologie. Il suo messaggio è chiaro: la creatività non deve essere soffocata dall’immediatezza digitale.
La prefazione scritta da Chiara Arcesi sottolinea l’importanza di stimolare la fantasia e l’autenticità nei ragazzi, in un mondo sempre più virtuale e standardizzato. Durante la presentazione, Arcesi ha evidenziato il rischio di una gioventù che si limita a consumare contenuti digitali, invece di esprimersi attraverso la scrittura, l’arte o il pensiero critico.
Storia e consapevolezza sociale: un ponte tra generazioni
L’incontro tra il romanzo Sulle ali del vento e il messaggio di Camilla Luce Confalonieri ha aperto un interessante dibattito sull’importanza della consapevolezza storica. La storia non è solo un racconto del passato, ma una bussola per comprendere il presente e costruire il futuro.
Oggi le guerre continuano a segnare il mondo, ma spesso la comunicazione si concentra solo sui conflitti più recenti, come quelli in Ucraina e Israele, trascurando la complessità delle cause e delle conseguenze delle guerre passate. Attraverso la scrittura, la memoria e la riflessione critica, la Generazione Z può contribuire a una nuova visione del mondo, più consapevole e responsabile.
A conclusione dell’evento, ho incontrato la brillante conduttrice dell’evento, Chiara Arcesi, per porle alcune domande.
Qual è stato il tuo approccio nella conduzione dell’evento?
A livello di contenuti, ho sottolineato, tra il resto, il potere del libro di fondere temi opposti: l’amore e la guerra. Il primo, perché è il senso della vita; il secondo per ricordare chi oggigiorno la vive. Ho sottolineato, inoltre, l’importanza della memoria storica come fonte di cultura per i giovani tutti social e cellulare.
A livello di conduzione pratica, la parola chiave è empatia. I giorni precedenti l’evento, ho voluto dialogare con ciascun attore coinvolto per una conoscenza più approfondita e creare un rapporto di ascolto costruttivo e collaborativo. Un pò come quando scrivi: se non vivi gli accadimenti è difficile metterci il cuore. Ecco, io ci ho messo il cuore. Da subito. Affinché si creasse, quel giorno, un clima positivo e piacevole in cui ognuno fosse valorizzato per competenza. Nulla lasciato al caso, dalle domande alle risposte passando per il timing, al fine di garantire interazioni e contenuti ordinati, come un buon moderatore deve saper fare.
Come vedi il ruolo della letteratura nel contrastare la dipendenza digitale tra i giovani?
“Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia schiavo”. Affermava così Gianna Rodari, per citare proprio colui che è stato vicino a bambini e ragazzi.
Penso che non essere schiavi sia la capacità principale che i giovani di oggi debbano acquisire. Ma come? La risposta giunge proprio dalla letteratura, lettura e scrittura, perché è ciò che combatte l’inverno dello spirito.
Più in generale è l’arte, quindi anche la letteratura, ad affrontare la realtà cercando di dare un senso più profondo alla vita, a differenza del virtuale che, al contrario, rappresenta una fuga dalla realtà. È tempo, per i giovani di oggi di dar spazio alle emozioni, alle passioni, a discapito di superficialità, omologazione e anestesia d’animo. Avendo il coraggio di agire controcorrente, liberandosi dalle catene del mondo digitale in cui sono immersi, coltivando la propria creatività e fantasia.
L’avvicinarsi alla letteratura e, più in generale, a passatempi stimolanti intellettualmente getta le basi per una società futura migliore. I giovani saranno i futuri cittadini del domani. E quale futuro senza creatività e cultura?
Quali sono le principali difficoltà che i ragazzi della Generazione Z incontrano nel coltivare la creatività?
Penso, anzitutto, quella di non avere alle spalle, in certi casi, genitori consapevoli dell’importante ruolo che rivestono nell’incentivare i propri figli alla curiosità del mondo che li circonda. I genitori della generazione Z appartengono a quella categoria che regala il cellulare alla prima comunione, oppure, che a tavola pensa di fare cosa giusta mettendoli di fronte ad un tablet anziché promuovere il dialogo. È chiaro che è più facile. Ma ciò che è facile non è mai la soluzione migliore.
Ecco, che sin da piccoli diventano dipendenti da uno schermo, anziché sperimentare la realtà. I più piccini, raramente osservano com’è fatta una pianta o alzano gli occhi al cielo fantasticando sulla forma delle nuvole, ma stanno spesso sul passeggino fagocitati dalle luci blu dei loro inseparabili schermi. I più grandi, raramente scrivono a mano una storia di propria fantasia, ma scrollano con il dito video non prettamente educativi. Con un cellulare in mano non si sfogliano le pagine di un libro, insomma…
Secondariamente, l’omologazione non aiuta. Se la maggior parte dei ragazzini a 10 anni ha il cellulare, non è facile trasmettere il messaggio per cui è giusto il contrario. In terzo luogo, ma non certamente di rilevanza inferiore: la società intera evolve verso la digitalizzazione, ma soprattutto il sistema scuola richiede l’utilizzo del tablet come strumento didattico, in nome di un’emancipazione digitale che nella realtà dei fatti ritengo non lo sia. Sia per la dipendenza che crea, attirando continuamente i ragazzi in un virtuale “paese dei balocchi” durante la lezione o i compiti a casa, sia per l’ovvia incapacità di un minore di regolarne l’uso anche nel tempo libero a discapito della lettura, ad esempio.
Insomma, è evidente che il tema non sia solo una responsabilità genitoriale ma anche politica. A questo proposito, insieme a personaggi di rilievo del mondo educativo, abbiamo un dialogo aperto con le istituzioni per verificare lo stato avanzamento dei provvedimenti in tal senso. Ricordo che in Australia, l’utilizzo dei dispositivi digitali è vietato ai minori di 16 anni dallo scorso anno.
Che impatto ha avuto il libro di tua figlia sui giovani lettori?
Dal libro, potente e originale mezzo di comunicazione, è sorto il progetto “Alza la testa dal cellulare, c’è di meglio da fare!”, allo scopo di sensibilizzare (attraverso l’esempio del libro) i giovani e le loro famiglie all’uso della creatività e dell’intelligenza umana, portando il messaggio in diverse città d’Italia, nelle scuole, nelle biblioteche, in tv, in radio, sino alla sede del Parlamento Europeo a Strasburgo e alle massime istituzioni italiane. Perché il tema non sia solo una responsabilità genitoriale ma anche politica.
Devo dire che nella sensibilizzazione dal basso di famiglie e giovani, le soddisfazioni sono state molte. Nelle scuole molti bimbi, a loro volta, hanno dichiarato di voler diventare scrittori rivedendo in Camilla Luce un esempio. Tante le richieste dei bambini a lei rivolte di autografi sulle loro braccia e le lacrime sul viso per la forte emozione nell’incontrarla. Nei laboratori, poi, dedicati al tema “Coltiva il tuo sogno”, molte le ambizioni espresse da ciascun bambino, incitato da Camilla ad inseguirle. Direi obiettivo raggiunto, nel nostro piccolo. Sono convinta di aver lasciato un seme, che prima o poi germoglierà. Ma tanto abbiamo ancora in mente di fare.
Inoltre, dal punto di vista istituzionale, proseguirò con attivismo nel portare avanti il mio pensiero, come firmataria della petizione digitale di divieto dei dispositivi digitali ai minori, affinché il traguardo legislativo australiano diventi anche tutto italiano. La politica deve avere uno sguardo sul futuro. Il divieto di utilizzo del cellulare nelle scuole recentemente istituito è già un passo avanti.
Proseguirò, infine, l’ulteriore sensibilizzazione al tema attraverso i miei articoli di cronaca indirizzando l’informazione sui rischi che la dipendenza digitale comporta sul benessere psico-fisico dei ragazzi e, più in generale, evidenziando attraverso interviste a personaggi di rilievo la necessità di spronare i giovani all’uso dell’intelligenza umana, della propria creatività, salvandoli dalle derive digitali. Insomma, citando Gandhi: “Sii il cambiamento che desideri vedere nel mondo”.
Alessandro Trani