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LA MODA E’ IN CRISI MA FA BENEFICENZA
22/12/2010

Leggo:Gucci sostiene il programma Schools for Africa di UNICEF con una donazione di un milione di dollari per celebrare il sesto anno di collaborazione e il lancio della collezione bambino. Perché l’istruzione è un dono per sempre”. 
Queste poche righe campeggiano sotto la coscia e sulla coscia destra rispettivamente di Jennifer Lopez e figlia, data la scelta della cantante di posare per la campagna Gucci Kids insieme ai suoi gemellini, appunto, generati grazie al contributo di Marc Anthony. 
Approfondisco riportando qualche notizia semplice semplice tratta dal sito di Affaritaliani: intanto la collezione è stata sguinzagliata il 20 novembre, noto come l’Universal Children’s Day, perché è chiaro che una linea bimbo che costa una sassata venga proposta nel giorno dedicato ai bambini maltrattati, indifesi, denutriti, orfani. 
I due fatti hanno come comune denominatore l’infanzia e tanto basta. 
Si aggiunga poi che Gucci verserà all’Unicef un milione di dollari per sostenere il programma “Schools for Africa”, al fine di garantire un’ istruzione dignitosa ai bambini africani, con particolare riguardo per i fanciulli del Mozambico e del Malawi. 
Afferma Frida Giannini: «Alla fine dello scorso anno ho visitato il Malawi e ho constatato di persona la difficile condizione dei bambini nell’Africa sub-sahariana, dove molti non hanno la possibilità di andare a scuola. Ho visto che, grazie al programma “Schools for Africa” di UNICEF, sempre più bambini hanno accesso a una buona istruzione che permetterà loro di raggiungere un livello di formazione che per noi è assolutamente scontato. Ogni bambino ha il diritto di ricevere un’istruzione, e l’istruzione è per sempre». 
Alziamoci insieme. Facciamo la ola. Applaudiamola. 
Io mi chiedo, ma la Giannini ha scoperto l’acqua calda quando ha constatato di persona che i bambini laggiù si “puzzano” di fame? 
E poi, ha scoperto la ruota quando ha compreso che con i soldi si costruiscono scuole e si forniscono insegnanti, anche lì dove sembra che nulla possa essere creato? 
Gucci è solo una delle tante aziende di moda che fa della beneficenza, e (non giudicatemi se ho questo presentimento), credo che un po’ sia anche un gesto ipocritamente nobilitante: se la gente sa che dono soldi, allora penserà che sono caritatevole e quella stessa gente penserà che a sua volta sarà caritatevole, acquistando e indirettamente aiutando i disgraziati bambini africani, i quali non pretendono mica il tenore di vita dei fedeli clienti Gucci o del signor Pinault, ci mancherebbe!
Dico che con tutta la carità fatta dalla moda e da tutto il mondo “sviluppato”, l’Africa dovrebbe essere il luogo più ricco e progredito del pianeta; presumo che l’Occidente abbia sempre avuto interesse a mantenere costante un’insufficienza culturale ed economica dell’Africa, impedendole così di divenire un potenziale competitor, eppure quello stesso Occidente fa della beneficenza all’Africa, non si sa mai che soccomba del tutto. 
Strani ingegni di un sistema economico (capitalistico?) che io ho ribattezzato con la frase: “ti Xotto che poi ti aiuto”. E l’ipocrisia la vince.
Intanto, come in altra sede qualcuno mi ha giustamente chiarito, è vero che la moda si veste da pia donna, facendo la carità, ma nel frattempo viene anch’essa investita dalla crisi, che sta sovraccaricando le parti inferiore dei normodotati. 
Allora sperimenta, vittoriosamente, linee low cost, ampliando il numero di clienti e guadagnando clamorosamente (perché certo la produzione le costa poco e così pure i materiali, ma può permettersi di rivendere il tutto a cifre sproporzionate, data la presenza del marchio che già in sé ha il valore). 
Vogliamo poi considerare il fenomeno della produzione nei paesi in via di sviluppo? 
Succede che la crisi viene ancora una volta aggirata costruendo fabbriche, chessò, in Papua Nuova Guinea, dove la manodopera costa nà scemenza (individui più o MENO adulti, che lavorano per ore interminabili a pochi soldi). 
Chissenefrega se il top, dal costo di 89 euro, è cucito a zig zag anziché dritto, se le borchie cascano, se l’acrilico si restringe. 
È firmato, compra, fammi guadagnare un botto e taci, stupido consumatore privo di encefalo.
Ma insomma, un’azienda che fa beneficenza non dovrebbe avere soldi per sé e per gli altri, così da permettersi di fare della beneficenza? 
E un’azienda che produce all’estero per risparmiare, non dovrebbe avere più soldi, cioè quelli che ha risparmiato nel produrre? 
Ma se i soldi ci sono, perché si piange miseria? 
La crisi, la crisi… Vuoi vedere che la crisi è perché i paesi in via di sviluppo sono oggi paesi più che sviluppati. E l’equilibrio del sistema capitalistico è crollato e la Cina ci sta facendo le scarpe? 
Dio santo, che confusione… e menomale che non ho studiato economia, che le mie sono fandonie di una notte, che le vetrine luccicano e noi crediamo che la favola del mondo della moda continuerà per sempre.

La scoMODAmente in the wonderland

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