CAMPUS INTERNAZIONALE DI EDUCAZIONE ALLA PACE
Campus Internazionale Di Educazione Alla Pace

CENTRO E PERIFERIE – OLTRE MILLE GIOVANI  TRA GRATOSOGLIO, MILANO, ROZZANO SI SONO CONFRONTATI AL CAMPUS INTERNAZIONALE DI EDUCAZIONE ALLA PACE IDEATO DA DON GIOVANNI SALATINO

A Palazzo Marino a Milano  si è conclusa la settimana organizzata da don Giovanni Salatino   

“C’è un centro o un cuore delle città? Come migliorare il rapporto tra Centro e Periferie?” È un tema che è stato sviluppato da oltre mille giovani di diverse scuole italiane ed estere in occasione del Campus Internazionale di educazione alla Pace che si è svolto dal 10 al 15 febbraio tra Milano, Rozzano e Gratosoglio. I giovani sono cittadini del mondo ed è emerso dagli incontri che, nel loro cuore, non distinguono tra Centro e Periferie, tanto è vero che, nei cinque giorni del Campus, sono nate molte amicizie; i confini dei giovani sono altri… legati come sono ai social ed a tutti gli strumenti digitali innovativi che frantumano le distanze fisiche territoriali.

Dopo una settimana di pratiche sportive, di visite alla città, di riflessioni e di laboratori creativi, ma anche di spazi condivisi di preghiera, come la veglia inter-religiosa, che ha visto presenti in chiesa a Gratosoglio esponenti musulmani, buddisti, ortodossi rumeni, cattolici e tanti giovani, davvero,  possiamo dire che, solo con iniziative faticose come questa, che è un laboratorio sul territorio, si conferma che  la Pace e la coesistenza non sono solo un’utopia irrealizzabile,” dice don  Giovanni Salatino, vicario parrocchiale incaricato della Pastorale Giovanile a Gratosoglio, ideatore ed anima di questa iniziativa, e spiega così il tema Centro e Periferie di quest’anno: «Il centro ha bisogno della profezia di umanità che si nasconde nella periferia e in tutte le periferie esistenziali.

La periferia ha bisogno di ritrovare il Centro per non smarrire l’orbita attorno a cui gravitare e per evitare il rischio della disgregazione e del degrado. I giovani di una e dell’altra parte della città sono chiamati, a partire dal riconoscimento della dignità dell’uomo e nella concreta possibilità di emanciparsi attraverso la cultura e il lavoro, a dare un nuovo volto alla città contro ogni chiusura e discriminazione”. Questo Campus Internazionale di educazione alla Pace è un Unicum come manifestazione a livello europeo ed internazionale per il suo essere apolitica, super partes, pulita in tutte le sue forme  e avulsa da giochi di interesse e potere ed ha lanciato un appello sociale perché tutte le forze, della società civile e delle istituzioni, possano avviare un processo di riqualificazione delle periferie che sono luoghi di incontro e aggregazione molto più del centro delle città.

Il centro di molte città europee sta diventando quasi omologato: vi si trovano non più negozi caratteristici, ma grandi marche che rendono anonimo anche lo shopping e simili pure i gadgets urbani; hanno strade in cui si corre e non ci si saluta o guarda; strade di assenza o di presenza confusa; strade in cui le fragilità e le povertà sono più presenti perché aumentano le persone riverse in centro sotto i portici e negli androni delle case del centro, più che nelle periferie; periferie  che creano coesione nella difficoltà, dialogo nelle necessità, identità territoriale che rafforza anche troppo a volte, perché fanno sentirsi altro dal centro, che diventa luogo solo turismo di massa, che fa sentire più soli e, a volte, purtroppo, sono periferie che aggregano nella disperazione e nel disagio, nella violenza, creando sacche di delinquenza. 

Sul tema Centro e Periferie si stanno avviando diversi progetti europei ed internazionali; ci sono anche studi sulle cosiddette “città diffuse” o di  sprawl urbano o sprinkling, termini  usati per indicare fenomeni urbanistici connotati dalla crescita rapida e disordinata di una città. È in atto una sfida di urbanizzazione sociale e di identità culturale; serve una riflessione necessaria sull’edilizia urbana che tende a creare “isole” periferiche, grandi centri commerciali satellite, simili in tutta Europa, avulsi culturalmente.

Ma cosa comprende il BenEssere e come gioca il rapporto tra Centro e Periferie negli agglomerati urbani? In Europa si punta molto a progetti di sviluppo dell’interconnessione, nelle cosiddette “smart cities” ovvero vengono finanziati progetti che implementino tecnologie e servizi innovativi, si creano network e ci sono programmi comunitari come Urbact III con il  bando ora aperto sino al 17 aprile per la creazione di Action Planning Networks che sono reti transnazionali costituite da città che condividono problematiche comuni a livello urbano e che mirano a elaborare piani d’azione integrati al fine di superare le problematiche individuate. Il bando aperto punta a sostenere 23 reti che coprano dieci obiettivi tematici della politica di coesione, tra cui rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione (OT 1); migliorare l’accesso, l’utilizzo e la qualità delle ICT (OT 2); migliorare la competitività delle pmi (OT 3); promuovere il trasporto sostenibile; promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà (OT 9); investire nell’istruzione, nelle competenze e nell’apprendimento permanente sviluppando infrastrutture di istruzione e formazione (OT 10).

Proprio solo l’istruzione può aiutare l’integrazione,” dice Roberto Usardi, responsabile del Centro di Formazione Professionale di Rozzano di AfolMet, i cui studenti hanno fatto volontariato, gestito i pasti e le cene multietniche, aiutato nella comunicazione e promozione del Campus, “In realtà difficili la Chiesa e la scuola sanno come aggregare e soprattutto aiutano i giovani a crescere, a dialogare tra loro, a ritrovarsi faccia a faccia e a staccarsi dai social per vivere momenti di sport, di incontro anche con esperienze di vita come quelle con cui don Giovanni ha  fatto parlare i ragazzi: persone ex-clochard, exdetenuti, volontari che hanno raccontato le loro difficoltà e scelte di vita e che si sono confrontati con i nostri studenti e con studenti di Sarajevo, oltre che di altre scuole milanesi“.

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