italia benzina diesel cari eterni

Benzina: il triste primato del costo italiano… implacabile ed eterno?

I dati del Bollettino petrolifero dell’Unione europea (aggiornati al 29 luglio) sono precisi: il costo medio del litro di benzina in Italia (imposte incluse) ammonta a 1,592 mentre il diesel è a 1,478. Non siamo tra i più cari in Europa, ma chi ci batte (per la senza piombo e non per il diesel) sono Olanda (s.p. 1,671 – diesel 1,343), Danimarca (1,647 – 1,392) e Grecia (1,625 – 1,384). Mentre per il diesel siamo secondi solo alla Svezia (1,489).
Dovremmo confortarci per il fatto che la Grecia è più cara di noi… cioè che sono messi peggio di noi… ma sinceramente ci preoccupa di più il fatto di essere avanti a tanti altri Paesi dove il costo della vita, paragonato a quello italiano, è decisamente più sostenuto; quindi il peso del costo della benzina si fa sentire molto di più in tutta la filiera domestica ed economica. E’ pleonastico, ma utile ricordarlo: il costo della benzina condiziona tutte le nostre attività, sia come produttori che come consumatori.
Ormai è stranoto che la maggiore componente del costo finale della benzina è quella fiscale. Con un coacervo di balzelli (2) che solo a ricordarli, visto che non si riesce più a sorriderci vista la pluriennale denuncia della loro presenza e la permanenza nel loro determinare il costo finale, ci viene la voglia di …. non usare più mezzi a propulsione fossile…. magari fosse possibile…. Per una quantità di motivi oggettivi (politici ed economici) nonché soggettivi, farne a meno è impossibile.
Non pretendiamo che in Italia la benzina debba costare come in Venezuela (0,0000000002 euro al litro), ma che si faccia pulizia di componenti fiscali anacronistiche e la cui utilità è più che dubbia… questo sì che lo chiediamo.
Per capire se un Paese è civile, a nostro avviso ci sono due metodi di verifica: le condizioni delle carceri e il costo della benzina. Qualcuno ci prenderà sul serio?

Vincenzo Donvito

presidente Aduc

Articolo precedentePremio European Business Awards “Ones to Watch”
Articolo successivoTassazione GAFA. Il rimedio peggio del male?