Il Conte Verde fu anche una delle massime espressioni della cavaliera medievale europea.
Tanto è vero che il suo soprannome deriva dal fatto che partecipava ai tornei del tempo completamente vestito di verde, una specie di colore portafortuna che gli valse grandi vittorie e che conservò salendo sul trono. Presto il suo nome divenne leggenda. Grazie all’appoggio dei francesi riuscì infatti a imporre il potere dei Savoia dalla regione omonima al Piemonte sconfiggendo a più riprese i signori di Pinerolo, i Marchesi di Saluzzo e altri contendenti.
Partecipò alle più importanti guerre dell’epoca tra cui quella contro i Turchi e i Bulgari nel 1366-67, in difesa del cugino Giovanni V Paleologo, imperatore d’Oriente. Ancora oggi, in Piazza Palazzo di città a Torino, davanti al municipio, è presente una sua statua che ricorda questa leggendaria crociata in oriente. Di essa, risalente al 1366, sembra incredibile ricordarlo oggi nel 2020, ci è rimasto anche il colore “Blu Savoia”. Una sorta di azzurro molto intenso, che ancora oggi le varie nazionali italiane dello sport usano.
Questo particolare colore fu usato per la prima volta nello sport italiano per la nazionale di calcio nel 1911 in onore dei regnanti Savoia. Esso deve la sua origine al fatto che il Conte Verde, durante la spedizione in oriente, fece issare sulla nave ammiraglia, accanto allo stendardo rosso-crociato dei Savoia, una bandiera azzurra in onore e protezione della Santissima Annunziata, ossia della Madonna, a cui i Savoia erano estremamente devoti. Anni prima il Conte Verde aveva infatti fondato l’ordine cavalleresco dei Cavalieri della Santissima Annunziata, ancora esistente e tra i più antichi d’Europa.
Molti italiani non lo sanno
Quando nel calcio e nello sport in genere si dice gli “azzurri”, questo fatto si deve a qualcosa che è successo nel 1366. Per finire la ultima avventura, nel 1382, fu una spedizione nel sud Italia al seguito di Luigi d’Angiò contro Carlo III per la conquista del Regno di Napoli, dove però il Conte Verde morì di peste, fra atroci sofferenze, il 1° marzo 1383, in Santo Stefano di Campobasso nel Molise. In questo piccolo paesino una lapide ricorda la morte di uno dei personaggi più importanti della storia europea del Trecento.
Così è l’Italia, che nel tempo ha dimenticato tanti dei suoi eroi, e anche a chi deve il colore “azzurro” nello sport. Ecco perché Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde, dovrebbe essere meglio ricordato dagli italiani. Invece ne ignorano la sua esistenza e le sue gesta, senza di lui non avremmo mai avuti i colori azzurri della nazionale.
Questo valoroso Savoia riuscì nel 1363 in terra Canavesana a barattare la libertà del Vescovo di Ivrea Pietro de Camera. Egli, in contesa con il Marchesato del Monferrato, fu rapito dal mercenario di origine inglese Robin du Aspin, che non era Robin Hood. Come dicevo Robin du Aspin al comando di una soldataglia rapì il Vescovo Pietro de Camera, per ottenerne un riscatto di 8.500 fiorini d’oro. Fu liberato grazie alla mediazione dell’astuto e valoroso Savoia.
Giorgio Cortese