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La leggenda del fantasma del campanaro di San Marco 

Scrigno di leggende, misteri e luoghi nascosti, l’Italia custodisce in ogni suo angolo gioielli e segreti che pur hanno attraversato la memoria dei secoli.
Sono trascorsi solo pochi giorni dal ritorno a Venezia, in occasione della festa del suo patrono, di “Una rosa per Venezia”. Il Bocolo umano con mille veneziani che ogni anno fanno fiorire in Piazza San Marco 850 m2 di petali rossi per ricordare la leggenda di Maria detta Vulcania, figlia del doge del Doge Orso I Partecipazio, e del giovane trovatore Tancredi.
Di questo vi ho già parlato, mentre adesso vi racconterò un’altra curiosa leggenda veneziana, che ci lascia un segno tangibile nel presente.

Fantasma del campanaro di San Marco

Narra la storia di un campanaro, uno degli ultimi di San Marco.
Di lui non si sa dove fosse nato, che età avesse, quale fosse il suo volto o il suo nome.
Per tutti era – ed è – “il campanaro di San Marco”.

Chi era il campanaro

Fu un uomo altissimo che in pieno ’800 svolgeva l’importantissima mansione di suonare le campane del “Paron de Casa”.
Era alto più di due metri e aveva delle mani grandissime, una stazza inusuale per l’epoca: sappiamo anche che abitava in corte Bressana, nel Campo Santi Giovanni e Paolo. Racconta la leggenda che un giorno il direttore di un istituto scientifico veneziano, appassionato di anatomia, uscendo dalla Basilica dopo la messa domenicale, notò il gigante campanaro e pensò che il suo scheletro potesse rappresentare per il suo istituto il pezzo forte della collezione.
Gli fu offerta una cifra che per il pover’uomo era da capogiro. Dopo tante insistenze, il campanaro si lasciò convincere e si impegnò per iscritto a lasciare all’uomo il suo scheletro, dopo la morte. Così il direttore pagò il campanaro e scherzando aggiunse:
«Alla tua morte, porrò il tuo scheletro in una grande teca di vetro e gli metterò in mano una campanella».

Essendo più giovane del direttore, il campanaro immaginò che sarebbe morto dopo di lui, che, di conseguenza dell’accordo non sarebbe rimasta traccia e di potersi godere intanto tutti i soldi. Ma non aveva fatto i conti con le sue debolezze: amava bere vino e, potendosene ora permettere a fiumi, si recava ogni giorno in osteria. Il suo destino era lì al tavolo ad aspettarlo: accadde che un giorno si sentì male e morì seduto all’osteria. Poche settimane dopo, così come era stato pattuito, il direttore ottenne il suo scheletro che pose in una teca dell’Istituto con una campanella in mano.

Lo scheletro e il fantasma del campanaro di San Marco

Adesso uno scheletro di quasi due metri si trova nel Museo di Storia Naturale di Venezia, a seguito di una donazione anonima risalente al 1923. Secondo la leggenda, rimane al suo posto fino quasi la mezzanotte. Poi ogni giorno il suo fantasma si reca sul campanile di San Marco e suona i dodici rintocchi della campana più grande e antica, la Marangona.

Paolo Minotti

Pubblicato su 24orenews Magazine Maggio 2023

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