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IL DOLORE ARTROSICO CERVICALE…

L’osteoartrosi (OA) o artrosi:

una malattia articolare cronica

ARTROSI CERVICALE. È caratterizzata da lesioni degenerative e produttive a carico della cartilagine delle articolazioni diartrodiali, ovvero articolazioni fornite di cartilagine, membrana e liquido sinoviale. Poiché l’eziopatogenesi è complessa e multifattoriale, risulta ragionevole suddividere l’OA in una forma primaria o idiopatica ed una secondaria. L’OA rappresenta senza dubbio l’artropatia più frequente nella popolazione, è diffusa in tutti i Paesi con una maggiore prevalenza in quelli economicamente più evoluti e con una più alta media di vita. Secondo i dati ISTAT pubblicati nel 2007, l’OA risulta la malattia cronica nettamente più frequente nella popolazione; in Italia ne sarebbe affetta il 20% della popolazione, con una prevalenza maggiore nel sesso femminile (22%) rispetto al maschile (14%). Il dolore è il sintomo principale dell’artrosi; esso è definito di tipo meccanico, in quanto si aggrava con il movimento e migliora col riposo. Generalmente manca il dolore notturno, tranne i casi con infiammazione sinoviale (specie al ginocchio) o di contrattura muscolare che impedisce una reale posizione di riposo (specialmente all’anca). Il dolore è in genere sordo, raggiungendo l’acuzie solo in caso di particolari alterazioni posturali (contrattura dolorosa) o quando si instaurano reazioni flogistiche. La rigidità articolare mattutina è presente dopo inattività, ma è di breve durata (meno di 15-30 minuti) e migliora con il movimento. La limitazione funzionale è progressiva e talvolta può comparire solo negli stati più avanzati di malattia. Caratteristico segno dell’OA è il crepitio, che si avverte con la palpazione durante il movimento dell’articolazione, dovuto all’irregolarità delle superfici articolari, tra loro ravvicinate e poco lubrificate.

L’artrosi della colonna, o spondiloartrosi, è una malattia molto diffusa che interessa in particolare i segmenti del rachide dotati di maggiore motilità, come quelli cervicale e lombare. Segni radiologici di spondiloartrosi sono presenti dopo i 30 anni e nel 70-80% della popolazione dopo i 70 anni. L’artrosi cervicale (o cervicoartrosi) è un patologia degenerativa a carico delle vertebre del collo, spesso legata a discopatie di questo tratto, ovvero a degenerazione dei dischi intervertebrali. Le cause della cervicoartrosi possono essere le più svariate; i fattori di rischio più rilevanti sono l’età avanzata, i lavori sedentari, gli atteggiamenti posturali (ad es. legati all’utilizzo prolungato di videoterminali), la pratica di sport particolarmente traumatici (boxe, rugby), attività lavorative particolarmente pesanti (facchini, traslocatori, scaricatori), lesioni traumatiche da flesso-estensione del rachide cervicale (il cosiddetto “colpo di frusta”).                              

Sintomi | La sintomatologia dell’OA cervicale è caratterizzata dal dolore associato a rigidità del collo, per la contrattura della muscolatura paravertebrale, con limitazione funzionale (torcicollo classico). Il dolore, che è abitualmente riferito alla nuca e può irradiarsi verso il vertice o verso la regione del trapezio e interscapolare, è sordo, continuo e acutizzato dai movimenti di flessione. La compromissione alta del rachide cervicale fino a C3-C4 si accompagna soprattutto a cefalea, mentre la compromissione di C5-C7 a rachialgia. In alcuni casi può presentarsi una cefalea “a casco” con iperestesia del cuoio capelluto con le caratteristiche della “galea capitis”, o nevralgia di Arnold, per la compromissione del nervo occipitale.                  

Cefalea occipitale, vertigini e instabilità, acufeni, scotomi e riduzione del visus caratterizzano la sindrome di Neri-Barrè-Lieu (o sindrome del simpatico cervicale posteriore), attribuita alla verosimile compressione dell’arteria vertebrale da parte degli osteofiti. Nei casi di deformazione o restringimento del forame trasversario può manifestarsi una insufficienza vertebrobasilare, caratterizzata da episodi di offuscamento del visus fino alla comparsa del “drop attack”, cioè di perdita del controllo degli arti inferiori senza alterazioni dello stato di coscienza, in seguito a movimenti di rotazione o iperestensione del capo. Nei casi in cui osteofitosi e discopatia cervicale determinino un restringimento del canale midollare può manifestarsi il quadro clinico della mielopatia cervicale, in cui vi è una associazione di disturbi radicolari e midollari, con la comparsa di una sindrome piramidale con paraparesi spastica degli arti inferiori, ipereflessia e positività del segno di Babinsky. Spesso, quando si mobilizza il rachide cervicale, un rumore come di “sabbia” nel collo accompagna i suddetti sintomi.

Diagnosi | Formulare una corretta diagnosi risulta fondamentale per scegliere la terapia più opportuna da intraprendere. La diagnosi differenziale va posta nei confronti della periartrite di spalla, sindrome fibromialgica, sindrome del tunnel carpale, tumori cervicali compressivi, artrite psoriasica, artrite reattiva, sindrome di Forestier (o DISH). A scopo diagnostico, previo esame anamnestico clinico e neurologico, si ricorre solitamente a radiografie del tratto cervicale, alla TAC, alla RMN ed alla elettromiografia, a seconda del sospetto clinico.

L’ausilio della TAC e della RMN hanno reso possibili lo studio dettagliato del midollo spinale, delle strutture ossee e dei diametri del canale vertebrale, dei dischi e delle strutture dei tessuti molli del rachide cervicale. In generale, sebbene entrambe le tecniche siano in grado di fornire preziose informazioni nell’iter clinico di un paziente portatore di una delle varie sindromi cervicali, la RMN è da preferire per lo studio della degenerazione discale, in quanto consente di evidenziare le caratteristiche modificazioni dell’intensità del segnale del disco intervertebrale ed il concomitante interessamento dei corpi vertebrali adiacenti. Essa consente inoltre di individuare precocemente le fessurazioni dell’anello fibroso e le migrazioni del nucleo, così come la stenosi del canale vertebrale. La RMN si è dimostrata anche più sensibile della TC nello studio delle alterazioni midollari e delle radici nervose.

Fonte: Massimiliano De Simone | Divisione di Reumatologia, Complesso Integrato Columbus, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma  c/o.GalenoNews

 

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