Maggior rischio di cadute, isolamento sociale e più incidenti stradali per chi soffre di glaucoma Gennaio è il mese mondiale della conoscenza del glaucoma che colpisce in Italia un milione di persone. Con la prevenzione evitabili il 30% dei casi di cecità. ‘Documento sulla Qualità di Vita del paziente con Glaucoma’ presentato Roma. Dal controllo della pressione oculare alla neuro-protezione: ecco come cambia l’approccio terapeutico al glaucoma Al via la campagna #SOLOPERITUOIOCCHI
La prima cosa che si perde è la capacità visiva: tutto diventa sfocato, ombrato e non distinguibile chiaramente per chi soffre di glaucoma. Ma questa malattia dell’occhio ruba a chi ne soffre anche altro, a partire dall’autonomia. Chi soffre di glaucoma ha un rischio maggiore sia di cadere anche quando si muove dentro casa, sia di fare incidenti stradali quando guida. Lo dimostrano due studi, entrambi condotti dalla Queensland University of Technology (Australia).
Come vede chi soffre di glaucoma
In chi soffre di glaucoma, si ha una perdita graduale del campo visivo fino alla visione tubulare, cioè è come guardare attraverso un foglio di carta arrotolato: il paziente vede bene, può avere anche 10/10, ma vede solo una piccola porzione, per cui è incapace di orientarsi, per esempio di attraversare la strada. “Il glaucoma è una malattia che interessa il 3% della popolazione con più di 40 anni di età – dichiara il professor Giorgio Marchini, direttore Clinica Oculistica, Azienza Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Viene chiamato ‘il ladro silenzioso della vista’ poichè non dà sintomi e può portare alla cecità se non scoperto e non curato. La causa è principalmente legata all’aumento della pressione intraoculare, che danneggia progressivamente il nervo ottico e il campo visivo. Nella sua genesi tuttavia giocano un ruolo anche fattori neurodegenerativi e vascolari”.
L’impatto sulla qualità della vita
Finora si è sempre pensato che il glaucoma creasse meno limitazioni nella vita quotidiana poiché preserva la capacità visiva centrale peggiorando solo quella periferica. Ma in realtà, non è così. “All’inizio il campo visivo viene danneggiato nella sua porzione periferica per cui il paziente percepisce di meno il problema perché riesce a vedere bene ciò che ha di fronte, ma mano che il glaucoma progredisce la percezione dello spazio intorno a sé diminuisce e nascono delle difficoltà in alcune delle attività quotidiane” spiega il professor Carlo Nucci, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica presso il Policlinico Universitario di Roma Tor Vergata.
Maggior rischio di caduta
Una prima importante conseguenza del paziente con glaucoma è il rischio di cadere anche dentro casa. Uno studio prospettico realizzato dal Dipartimento di Oftalmologia della Dalhousie University[1] in Canada ha dimostrato che, rispetto ad un gruppo di controllo in condizioni mediche generali simili, i pazienti affetti da glaucoma avevano avuto una probabilità tre volte maggiore di cadere negli ultimi 12 mesi. Stessi dati anche da uno studio condotto dallaQueensland University of Technology[2] (Australia) che ha raccolto i dati relativi alle cadute di 71 adulti con glaucoma primario ad angolo aperto. Durante il follow-up a un anno, il 44% dei partecipanti aveva avuto almeno una caduta e il 31% di queste cadute aveva provocato un infortunio. “Il maggior rischio di caduta – prosegue il professor Nucci – è ovviamente legato alla riduzione del campo visivo perché, specie quando interessa la porzione inferiore, la persona ha maggiori difficoltà a vedere le buche per strada, i gradini, le scale ed è più facile cadere oppure urtare contro qualcosa. Inoltre, si è visto che il problema è dovuto anche ad un’alterazione dell’equilibrio”.
Gli incidenti stradali
Il glaucoma può avere un impatto anche sulla capacità di guidare. Alcuni studi, infatti, dimostrano che nei pazienti affetti da questa patologia oculare (che spesso per ragioni di età si presenta in associazione alla cataratta) limita la visione e quindi fa aumentare il rischio di incidenti stradali. In particolare, una ricerca condotta presso la School of Optometry and Vision Science, Queensland University of Technology[3], ha dimostrato che i pazienti affetti da glaucoma hanno una guida meno sicura e commettono il doppio degli errori rispetto a chi non ha questa malattia. Gli errori di guida riguardavano il posizionamento nella corsia giusta, la capacità di avvicinamento alle altre automobili e il sorpasso. I ricercatori hanno constatato che questi errori si verificano principalmente ai semafori e agli incroci. “Si è visto che pazienti con un difetto del campo visivo avanzato – dichiara il professor Nucci – presentano maggiori difficoltà alla guida specie per quello che riguarda l’individuazione di ostacoli che compaiono nella periferia del campo visivo perché vedono bene quello che hanno di fronte agli occhi ma possono avere difficoltà a vedere una macchina, una persona o un altro mezzo che improvvisamente sbuca da una via laterale”.
L’importanza della prevenzione
Dunque, per non dover subire tutte queste limitazioni, è fondamentale fare prevenzione senza aspettare la terza età: “Negli stadi iniziali della malattia – dichiara Michele Rinaldi, docente di oftalmologia presso la Seconda Università degli Studi di Napoli – il glaucoma può essere asintomatico e senza la corretta prevenzione, può essere diagnosticato solo in una fase avanzata del suo decorso, quando ormai sono manifeste importanti e irreversibili perdite del campo visivo”. Ecco perché bisogna iniziare a controllare la vista precocemente: “La diagnosi di questa malattia – aggiunge il professor Marchini – viene fatta misurando la pressione intraoculare, le fibre del nervo ottico e i difetti del campo visivo”.
Il glaucoma ‘giovanile’
Ma il glaucoma può manifestarsi a qualsiasi età. “Il glaucoma congenito, infatti, si presenta già alla nascita con una prevalenza di 1 su 27.000 nati in Europa. Colpisce il bambino in ambo gli occhi nel 70% dei casi – prosegue il professor Rinaldi. Il tipo ‘giovanile’ può manifestarsi tra i 10 e i 35 anni e inizialmente i pazienti sono completamente asintomatici; la diagnosi, infatti, può solo essere fatta incidentalmente durante esami oftalmologici di routine. L’aumento della pressione intraoculare, l’aumento dell’escavazione del nervo ottico o una perdita del campo visivo sono da considerare campanello d’allarme per una diagnosi precoce. Pertanto, una corretta prevenzione del glaucoma andrebbe fatta sin dai 10 anni del bambino con una banale misurazione della pressione intraoculare e un esame del fondo oculare con particolare attenzione all’analisi del nervo ottico”.
Non solo pressione oculare
È ormai noto che l’aumento della pressione oculare è il principale fattore di rischio per l’insorgenza del glaucoma, ma forse – specie tra i pazienti – ancora non si sa che questa patologia si può sviluppare anche in soggetti che hanno una pressione oculare normale. Infatti, si stima che dal 30% al 70% dei soggetti con glaucoma ne hanno una forma indipendente dalla pressione oculare alta. Diversi studi, tra cui quello condotto presso la University of Miami Miller School of Medicine[4], infatti, hanno dimostrato che la riduzione della pressione oculare nei pazienti con glaucoma è in grado di rallentare la progressione della malattia ma non riesce a fermarla del tutto. “L’equazione glaucoma = pressione intraoculare elevata – conferma Michele Figus, oculista presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana – non è sempre vera. Infatti, se è vero che la pressione oculare è sicuramente il fattore di rischio più importante per sviluppare la malattia, non è sempre presente in tutte le forme con cui la stessa malattia può presentarsi tant’è vero che esiste un tipo particolare di glaucoma che si definisce ‘glaucoma a pressione normale’”.
Il ruolo della neuroprotezione
Ecco perché, anche se la riduzione della pressione oculare rappresenta il “gold standard” per il trattamento del glaucoma, varie ricerche stanno puntando ad altri approcci terapeutici che agiscano sulla cellula ganglionare della retina, i cui assoni formano il nervo ottico. “Il glaucoma – prosegue il professor Figus – è una malattia neurodegenerativa e come tale condivide alcune caratteristiche con altre malattie neurodegenerativecome la malattia di Alzheimer ed il morbo di Parkinson. Caratteristiche comuni di queste malattie sono la morte per apoptosi di specifiche popolazioni neuronali (cellule ganglionari retiniche nel glaucoma), la degenerazione transinaptica (che comporta nel glaucoma alterazioni riscontrabili lungo l’intera via ottica) e la progressività della malattia nel corso del tempo”. La neuroprotezione rappresenta un’opportunità in più per trattare più efficacemente questa malattia. “E’ ormai chiaro che la riduzione della pressione intraoculare non è sufficiente a prevenire l’insorgenza del glaucoma in tutti i soggetti a rischio e non riesce ad arrestarne la progressione in tutti i soggetti già malati. Sono, quindi, necessarie altre strategie terapeutiche come la neuroprotezione che, affiancate alla riduzione della pressione intraoculare e agendo direttamente sulla cellula neuronale, siano in grado di contrastare la progressiva morte cellulare” conclude il professor Figus.
Il Coenzima Q10
Tra le varie sostanze ad azione anti-ossidante e bio-energetica, il Coenzima Q10, noto anche come ubiquinone, è considerato una delle molecole più promettenti da affiancare alla terapia tradizionale del glaucoma. “Si tratta di una molecola simile ad una vitamina presente a livello del mitocondrio che partecipa al metabolismo deputato alla produzione di energia all’interno della cellula e che interviene nei meccanismi di rimozione dei radicali liberi – spiega il professor Nucci. Inoltre, è stato osservato come il coenzima Q10 abbia una specifica azione anti-apoptotica legata alla sua capacità di inibire l’apertura del poro di permeabilità del mitocondrio. Alcuni studi clinici hanno dimostrato che esercita un’attività neuroprotettiva ed è stato ampiamente studiato in varie forme di neurodegenerazione come la malattia di Parkinson, il morbo di Alzheimer e la corea di Huntington” conclude Nucci. Il coenzima Q10 è oggi riconosciuto dalla comunità scientifica come un possibile approccio di supporto nel contrastare i complessi meccanismi di danno neuronale causati dal glaucoma.
La campagna social
Per diffondere una maggiore conoscenza su questa patologia e sull’importanza di fare prevenzione precoce è stata lanciata sui social media – in concomitanza del mese di Gennaio dedicato in tutto il mondo proprio al glaucoma – la campagna #SOLOPERITUOIOCCHIche si pone l’obiettivo di sensibilizzare i soggetti con più di 40 anni a sottoporsi ad una visita oculistica approfondita. Sulla pagina Facebook dedicata si possono trovare sondaggi e notizie giornaliere per sensibilizzare al controllo. Ciascuno può condividere l’hashtag#SOLOPERITUOIOCCHI insieme alla foto dei propri occhi.