“Ritaj de Tempo”
Sonetti romaneschi
Di Angelo Musetti
MONTECARLO
Li preparativi
L‘avevo messi assieme a poco a poco,
Rubannoli a mi madre, poveretta,
Perché ero certo d’aricchimmè ar gioco De Montecarlo,
detto la Rulletta
Prima de mette inzieme sta sommetta,
Trecento lire, nun trovavo loco,
Nun me curavo manco de Ninetta
Poi quanno l’ebbi, me pareva foco
Comprai ‘n vestito novo, na paietta
Un par de scarpe, un par de fazzoletti,
Na cravatta bordò, na valigetta,
Dissi a mamma nun so quale bucia
Andai da Nina a daie du’ bacetti,
Presi er treno diretto e andiedi via.
Romanesco
Wikipedia.it. Ciò che oggi intendiamo per dialetto romanesco (o romano) è qualcosa di molto simile all’italiano, tanto da essere considerato più una “parlata” che un dialetto vero e proprio. Esso appartiene al gruppo dei dialetti mediani ma con forti influenze toscane, portate in città dagli immigrati di questa zona all’indomani del 1527, quando Roma fu aggredita e spopolata dalle devastazioni dei Lanzichenecchi. La grammatica non si distacca di molto da quella italiana, ed un italofono può capire buona parte di un discorso in romanesco. È una lingua popolare in continuo sviluppo, ricca di espressioni e modi di dire. Attualmente il vecchio romanesco, quello del Belli, si evolve in nuove forme e modi di dire che rispecchiano la complessità della vita odierna rispetto a quella del passato.
Cenni storici
Nel corso del Rinascimento il romanesco ha subito un pervasivo processo di toscanizzazione. Come testimoniano numerosi testi altomedievali,[1] il volgare che si parlava a Roma nel Medioevo era assai più vicino al napoletano che al fiorentino e agli orecchi di un romano moderno suonerebbe burino o cafone. Presentava infatti la metafonesi napoletana (rom. a. puopolo, castiello), il passato remoto in -ào (annao andò; fao fece), il futuro in -aio (farraio farò, ancora in uso in vari dialetti laziali). In parte questo dialetto si è mantenuto fino al secolo scorso nella parlata del ghetto di Roma, che rimase immune da influenze esterne e quindi più fedele al tipo originario.