Presentazione de Il Viandante e la sua Ombra
Il CLAC, Centro Labicano Arte Contemporanea, il nuovo spazio espositivo della zona est di Roma, fondato per iniziativa dei consiglieri municipali Massimo Lucà e Gianluca Santilli e che recupera alla città gli spazi di Villa Fiori, sita nel parco di Villa De Sanctis in via Casilina 675, si è posto una serie di ambiziosi obiettivi:
- Introdurre l’area Ad Duos Lauros nei circuiti turistici, permettendo la valorizzazione delle catacombe e dei resti costantiniani;
- Fungere da incubatore nel VI Municipio per realtà imprenditoriali come gallerie e studi d’arte;
- Fungere da vetrina per artisti emergenti;
- Permettere una conoscenza diffusa e pervasiva del contemporaneo;
- Collaborare con le giovani gallerie e con le riviste d’arte e di cultura.
Al fine di raggiungere tali obiettivi, il CLAC, inaugurerà la sua attività espositiva il 25 marzo 2011 con una mostra, Il Viandante e la sua Ombra, che durerà tre settimane, realizzata con il patrocinio della Regione Lazio, della Provincia e del Comune di Roma e del VI Municipio
Tale mostra, sponsorizzata dal Misael e dalla Masseria Felicia e curata da Alessio Brugnoli, con il supporto di Flavia Lanza ed Emanuela Cinà, è ispirata all’unico dialogo scritto da Nietzsche.
Un’opera, quella del filosofo, che si pone nella lunga tradizione che considera il viaggio come metafora della conoscenza del Mondo e dell’Io; eppure la tradisce, perché a differenza delle figure classiche, definite dall’aver una meta, uno scopo, il suo viandante ha rinunciato ad ogni obiettivo.

Chi anche solo in una certa misura è giunto alla libertà della ragione, non può non sentirsi sulla terra nient’altro che un viandante ? per quanto non un viaggiatore diretto ad una meta finale: perché questa non esiste. Ben vorrà invece guardare e tener gli occhi ben aperti, per rendersi conto di come veramente procedono le cose nel mondo; perciò non potrà legare il suo cuore troppo saldamente ad alcuna cosa particolare: deve esserci in lui stesso qualcosa d’errante, che trovi la sua gioia nel mutamento e nella transitorietà.
Così racconta il filosofo in uno dei suoi aforismi. Se il Viandante non ha scopo, perché confrontarsi con l’ombra, se non ha bisogno di profezie o di risposte?
Semplicemente per parlar a se stesso, nel senso originale e straniante di sentirsi improvvisamente estraneo, di guardarsi con altri occhi, liberandosi della maschere e delle corazze costruite ogni giorno per difendersi dalla vita.