Sanlorenzo approda a Miami Beach per l’ultimo appuntamento dell’anno con la fiera d’arte moderna e contemporanea più importante della scena mondiale.
Dall’1 al 3 dicembre, nella Collectors Lounge di Art Basel Miami Beach, Sanlorenzo presenta l’opera Deep Sky Dark Bright Black & commissionata all’artista americano Tony Lewis. L’opera è prodotta da Sanlorenzo Arts, progettata da Piero Lissoni e curata da Flash Art con la gentile collaborazione della galleria MASSIMODECARLO.
La poetica di Tony Lewis é particolarmente affascinante e questo trittico dal titolo “Deep Sky Dark Bright”, che interseca semiotica, astrazione e disegno, sempre caratterizzato dalla grafite, ne è il giusto emblema.
In una intervista di Maurizio Cattelan all’artista lui affermava che «per adattarsi alla città occorra lasciarsi trasportare da un ritmo naturale, un caos. È difficile che gli oggetti, i materiali, i disegni siano completamente autonomi e che non si contamino l’un l’altro. È quello che mi è successo quando libbre di polvere di graffite sono diventate parte integrante dello studio. Quattro anni fa, quando ho avviato questo tipo di ricerca, ho instaurato una sorta di conflitto tra la pulizia, la sicurezza e la legittimità del segno e delle macchie. Ho trovato un terreno fertile di lavoro nell’oscillazione costante nel tempo, nell’accumulo di residui e nel gioco dell’improvvisazione, spesso utile a risolvere numerosi problemi spaziali. Conferisco inoltre massima importanza al pavimento, una sorta di zona franca di pace che è in grado di fermare ciò che è sfuggente, con un carattere quasi spietato. La fuliggine scura, “contagiosa”, che uso nelle mie opere mi aiuta a cancellare anche la sterilità insipida dell’atelier, a mio parere totalmente inefficace».
Questa sua riflessione riconduce perfettamente l’artista alle tematiche a lui molto care. Partendo dalla fuliggine si riallaccia al linguaggio e minando la sua autorità, mette a nudo le iniquità e la inadeguatezza delle strutture linguistiche e di potere esistente.
«Il pavimento è uno degli elementi spaziali più potenti del mio atelier. È lì che l’opera viene realizzata e poi conservata, consentendomi di mantenere una sorta di controllo sull’opera d’arte. Tra l’altro, il pavimento è rimasto immutato anche durante la trasformazione del mio modo di operare, che in un primo tempo ho cercato di allontanare. L’atelier, da uno spazio sterile in cui venivano prodotti disegni immacolati, è divenuto un ambiente che oggi propone il rischio come un qualcosa di benefico e salvifico.
Ho iniziato a lavorare con la polvere di graffite durante i miei studi. La trasformazione dell’atelier è avvenuta allora, con un effetto immediato sui problemi pratici della mia formazione artistica.
Un giorno ho perso il controllo sulla polvere di graffite che, uscendo dallo studio, si è diffusa in tutto il quartiere. Qualche vicino è scivolato sulla fuliggine, mentre altri si sono lamentati riguardo la qualità dell’aria. Ho avuto un incontro con il dipartimento di pittura e il servizio parentale della scuola, che mi ha posto un veto sull’impiego del materiale in quel modo. Ho dovuto ripulire tutto ma, purtroppo, l’evento è accaduto altre due volte. Mi hanno allora invitato a firmare un contratto in cui mi si proibiva l’utilizzo di non più di quattro once di polvere di graffite per il resto del mio ultimo anno.
Capisco la necessità di imporre un limite, ma così facendo è andata a mancare la parte vitale dell’opera. È da allora che ho iniziato a interpretare il pavimento come piattaforma per il disegno».
Questo trittico è l’ultimo esempio della continua ricerca di Sanlorenzo nel mondo dell’arte contemporanea. Non a caso Sanlorenzo, primo cantiere navale al mondo, come monobrand, quest’anno è stato anche Main Sponsor, assieme alla maison Valentino, del Padiglione Italia della Biennale di Venezia. E la sua Fondazione Sanlorenzo Arts si consolida sempre più come strumento stabile di indagine in grado di offrire nuovi punti di vista sui temi più importanti dell’odierno affrontandoli attraverso gli occhi, la poesia e lo stupore delle arti intraprendendo una lunga conversazione con artisti, designer e pensatori.
Sergio Buttiglieri