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Cagliari. Sono passati al Massimo nella scorsa Stagione e hanno conquistato il pubblico di tutte le età. Per questo abbiamo voluto che tornassero al più presto con il loro spettacolo più noto. Familie Flöz é una delle più clamorose rivelazioni internazionali nel campo del teatro comico e di figura, riesce a fare un teatro sorprendente, ponendo lo spettatore di fronte ai grandi – piccoli momenti della vita grazie al linguaggio del corpo e delle maschere che rafforza, in maniera straordinaria, l’espressiva comicità poetica, tipica del mondo della clownerie e del mimo.

Strane cose accadono nel tranquillo HOTEL PARADISO, un piccolo albergo di montagna gesti- to con pugno di ferro dalla anziana capo-famiglia. Ci sono quattro stelle che orgogliosamente troneggiano sull‘entrata e una fonte che promette la guarigione di malattie fisiche e psichiche. Ma si intravedono nubi all‘orizzonte. Il figlio sogna il vero amore mentre combatte una dura battaglia con la sorella per mantenere il controllo sulla gestione dell‘albergo. La donna del piano ha un problema di cleptomania e il cuoco ha una passione, quella di macellare, non solo animali… Quando il primo cadavere affiora, tutto l‘albergo scivola in un vortice di strani avvenimenti. Fra le alte vette delle Alpi si aprono abissi da cui è impossibile fuggire. La chiusura dell‘albergo sembra a questo punto solo una questione di tempo. Si sa, un cadavere non porta mai bene… FAMILIE FLÖZ in versione noir! Un giallo sulle Alpi pieno di umorismo, sentimenti travolgenti e un tocco di melanconia.

La Familie Flöz, al secolo Björn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schüler e Michael Vogel, è un gruppo nato nel 1994 dall’unione di artisti tedeschi della scuola Folkwang-Hochschule di recitazione e mimo ed è oggi una delle compagnie più richieste in Europa. Le straordinarie maschere che utilizzano, creazioni di Hajo Schüler, sono state da subito parte integrante della loro ricerca sul linguaggio teatrale: una continua esplorazione dell’uso di mezzi non verbali, ossia le azioni e gesti fisici da cui nascono i conflitti, a loro volta origine dell’azione drammatica. Da questa premessa deriva la scelta di escludere la parola dalle loro performance, per sottolineare la capacità di comunicazione più immediata del movimento e delle maschere, con la loro sconvolgente espressività.

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