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Greenpeace contro Facebook: il nuovo data center di Prineville, nell’Oregon, con i server del social network, inquina troppo. Per protestare l’associazione ambientalista ha aperto un gruppo.

Nella sua battaglia contro le energie sporche,

Greenpeace sposta ora l’attenzione sul carbone, la fonte energetica più iinquinante in assoluto. Stavolta a finire sotto la lente d’ingrandimento dell’associazione no-profit è

Facebookil social network più famoso del web, accusato di “sporcare” con i suoi server.

In particolare sotto accusa è il nuovo data center di Prineville, in Oregon, grande il doppio rispetto all’attuale, e che è completamente alimentato da una centrale a carbone. La richiesta degli ambientalisti è chiara: fare come fanno altri colossi dell’informatica come ad esempio Google, e cioè passare dalle vecchie centrali inquinanti a quelle più moderne alimentate da fonti rinnovabili. Se non completamente, già una parte del totale dell’energia che serve per far funzionare tutto il sistema sarebbe una grossa mano all’ambiente.

 
 

Per poter far sentire la sua voce, Greenpeace ha deciso di utilizzare proprio Facebook, aprendo un gruppo per chiedere l’appoggio di 500 mila utenti, uniti nella richiesta di un’energia più pulita, “togliendo l’amicizia al carbone”. Gli utenti che decideranno di aderire firmeranno virtualmente una lettera che ha come destinatario proprio Mark Zuckemberg, per chiedere di prendere in considerazione ad esempio un impiantoeolico.

La risposta non si è fatta attendere, ed è arrivata da Barry Schnitt, responsabile della comunicazione del social network, che ha precisato che il data center rispetta i parametri del risparmio energetico e che dopotutto la quantità di carbone utilizzata da Facebook non è di molto superiore a quella utilizzata nelle altre aziende nazionali. Inoltre non poteva mancare la stoccata preparata ad arte dagli 007 di FB: secondo i loro dati, il data center che Greenpeace ha affittato in Virginia per alimentare il server per il suo sito va al 46% a carbone, 41% nucleare, 8% gas naturale e solo il restante 4% circa va a rinnovabili. Da che pulpito viene la predica? Attendiamo la risposta di Greenpeace che sicuramente non tarderà ad arrivare.


(Fonte: ecologiae.com)

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