La scuola e i servizi educativi per la prima infanzia
La Scuola E I Servizi Educativi Per La Prima Infanzia

È importante ricordarci in questo momento complesso che il sistema educativo italiano risponde innanzitutto ai diritti costituzionali dei bambini e ragazzi a ricevere un’istruzione e ad avere accesso a risorse adeguate al fine di assicurare il pieno sviluppo delle proprie capacità fin dai primi anni di vita e di contrastare le disuguaglianze di partenza. Esso è anche importante e fondamentale per aiutare a risolvere i problemi di conciliazione famiglia-lavoro per i genitori. In questa prospettiva, condividiamo l’importanza di rafforzare nell’immediato gli interventi di conciliazione in atto (congedo parentale straordinario, lavoro a distanza laddove possibile, voucher babysitter). Segnaliamo tuttavia che essi coprono solo in maniera limitata il bisogno dei lavoratori/lavoratrici che vi hanno accesso. Sono, inoltre, difficilmente fruibili di principio o di fatto dalla maggior parte delle lavoratrici/lavoratori autonome. In ogni caso, non affrontano e tanto meno mettono al centro i bisogni educativi di bambini e ragazzi. La riapertura dei servizi educativi per l’infanzia, delle scuole e dei servizi socio-educativi in condizioni di sicurezza sanitaria pone senza dubbio complessi problemi organizzativi, di utilizzo dello spazio e di personale, così come di attività effettuabili.

Nell’ottica di un rafforzamento delle opportunità educative e di socializzazione per bambini e ragazzi già durante l’estate, è necessaria una riprogettazione dei servizi comunali a gestione diretta o indiretta (tramite appalti, e/o convenzioni), che coinvolga tutti i principali soggetti presenti in ogni territorio (enti locali, scuole, servizi sanitari, sindacati, terzo settore). Tutte le energie disponibili sul territorio vanno convogliate nella direzione di una risposta quanto più possibile coordinata al fine di promuovere opportunità educative e di socializzazione diffuse e di prossimità (per evitare spostamenti) sul territorio, in micro-gruppi, svolti all’aperto o in spazi chiusi che consentano il rispetto dei requisiti di distanziamento fisico, con chiari protocolli sanitari. Tali azioni a nostro avviso dovrebbero partire da una mappatura, territorio per territorio: degli spazi aperti e apribili a bambini e ragazzi, privilegiando quelli verdi e attrezzati e le sedi scolastiche, che potrebbero essere utilizzate per la fornitura di servizi dei soggetti che operano in ambito educativo, culturale, ricreativo e sportivo, al fine di valutare il coinvolgimento di tutti gli attori disponibili in un piano inclusivo di servizi che valorizzi le risorse, le esperienze e le professionalità già presenti sul territorio, utilizzando anche i giovani già selezionati per il servizio civile.

Contestualmente, senza aumentare la numerosità delle commissioni operanti nell’ambito della risposta pubblica alla pandemia, ma per focalizzarne meglio le competenze in un quadro integrato, è necessario che ai tavoli e commissioni che stanno lavorando alle condizioni necessarie per la riapertura dei servizi per la prima infanzia e le scuole partecipino maggiormente i soggetti che in questi servizi operano e di questi servizi sono responsabili: ANCI, Conferenza Stato-Regioni, insegnanti, educatori, sindacati, enti di terzo settore e di associazionismo civico. Accanto ad una progressiva riapertura dei servizi e della scuola, per favorire la conciliazione ci sembrano necessari i seguenti strumenti:
 – utilizzo del lavoro a distanza ovunque sia possibile, ma con possibilità di negoziare gli orari (inclusa la possibilità di fruire di part time) e con equilibrio tra i sessi e lungo la filiera gerarchica, auspicabilmente regolato attraverso percorsi partecipati dalle rappresentanze dei lavoratori. Nel rispetto delle tutele previste dalla legge e della contrattazione, la priorità dovrebbe essere data ai genitori con figli minori di 14 anni
 – previsione della facoltà di andare in part time lungo straordinario se espressamente richiesto da genitori con figli minori di 14 anni, assicurando il pieno diritto alla reversibilità su richiesta del lavoratore e della lavoratrice, sia per i padri sia per le madri (anche per favorire l’alternanza tra i due)
 – prolungamento del congedo genitoriale straordinario, con la possibilità di fruirne part time (analogamente al congedo ordinario), con una maggiore copertura contributiva e con un premio di giorni aggiuntivi se condiviso a turno da entrambi i genitori.

Da notare, infine, che la prolungata chiusura dei nidi, delle scuole e dei servizi integrativi per l’infanzia, nonché dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, costituisce un rischio, già in atto, per la stessa esistenza di questi servizi e l’occupazione di chi vi lavora. Il nostro Paese ha già una dotazione relativamente limitata di servizi per la prima infanzia (in particolare per la fascia di età sotto i tre anni): sarebbe tragico se nei prossimi mesi, invece di procedere per un ampliamento di tale rete, così come il governo si era impegnato a fare fino a pochi mesi fa, ci dovessimo ritrovare con un drammatico ridimensionamento della stessa in conseguenza della chiusura di molte esperienze.

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