Territorio casertano enogastronomia, cuore pulsante della Campania, è un esempio straordinario di connubio tra natura generosa, tradizioni secolari e innovazione sociale. Il suo patrimonio enogastronomico affonda le radici in epoche antiche, quando già i Romani ne apprezzavano la fertilità e la produzione vinicola.
Un territorio fertile e identitario
Grazie a un clima favorevole e a una particolare composizione dei suoli vulcanici, la provincia di Caserta è fortemente vocata all’agricoltura e all’allevamento. Sebbene sia la più piccola tra le province vitivinicole campane, si distingue per la qualità eccelsa dei suoi prodotti.

Vitigni autoctoni: identità e prestigio
Tra le gemme della viticoltura casertana spicca il celebre Falerno del Massico, vino rinomato già in epoca romana e oggi valorizzato nelle sue varianti da Aglianico, Primitivo e Falanghina. Le ricerche storiche hanno permesso di riscoprire questo vino leggendario, oggi DOC, prodotto in aree collinari tra il Monte Massico e Roccamonfina.
Non meno affascinanti sono i vitigni autoctoni Asprinio, Pallagrello Bianco e Pallagrello Nero. L’Asprinio, grazie alla sua spiccata acidità e al basso grado alcolico, è ideale per la spumantizzazione. I due Pallagrelli, amati dai Borbone, erano protagonisti dei banchetti reali e della Vigna del Ventaglio, opera dell’architetto Vanvitelli.
L’alberata aversana: un’eredità millenaria
Un esempio unico di viticoltura tradizionale è l’alberata aversana, dove le viti vengono “maritate” a pioppi vivi, raggiungendo altezze fino a 15 metri. Questo metodo secolare, praticato soprattutto per la coltivazione dell’Asprinio, rappresenta una sinergia perfetta tra natura e sapere contadino.
La provincia è anche famosa per l’allevamento delle bufale, da cui nasce la Mozzarella di Bufala Campana DOP, vero simbolo della gastronomia campana. Oltre al latticino, si produce anche carne di bufalo, apprezzata per le qualità nutrizionali.
Degno di nota è il Maiale di razza Casertana, riconosciuto come Tipo Genetico Autoctono Antico. Caratterizzato dal mantello grigio e privo di setole, è conosciuto anche come Pelatella e viene allevato nel rispetto delle antiche tradizioni.
Tra i formaggi, spicca il Conciato Romano, uno dei più antichi d’Italia. Prodotto con latte ovino e caprino dei Monti Trebulani e dei Colli Caprensi, viene affinato in anfore di terracotta, secondo una tecnica che risale all’epoca romana.
Territorio casertano enogastronomia
Il territorio casertano enogastronomia e inclusione sociale si riflette anche nella ricchezza delle colture locali. Tra queste:
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Castagna di Roccamonfina IGP, coltivata su un antico vulcano spento
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Mela Annurca IGP, croccante e profumata, regina della Valle di Maddaloni
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Peperoncino verde di fiume di Capua (puparulillo ‘e ciumm), in attesa di riconoscimento come PAT
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Carciofo Capuanella, tenero e dolce, raccolto tra marzo e maggio
L’olivicoltura vanta ben tre DOP: Terre Aurunche, Terre del Matese e Colline Caiatine. Un esempio di eccellenza è l’azienda agricola Benedetta Cipriano, che coltiva in biologico oltre 1.000 ulivi della varietà Tonda del Matese, da cui ricava due oli extravergine di alta qualità: Koinè Monocultivar Bio e Koinè Olivaggio Bio.
Il vino degli imperatori: Falerno del Massico
Il Falerno del Massico è un vino leggendario, menzionato nel Satyricon di Petronio. Nell’antica Roma, era il vino delle élite e gli antichi usavano segnare le anfore con zona e anno di produzione, un antesignano del concetto moderno di DOC.
Oggi è l’Azienda Villa Matilde della famiglia Avallone a raccoglierne l’eredità. Grazie al lavoro di ricerca storica dell’avvocato Francesco Paolo Avallone, il Falerno è tornato protagonista con etichette pregiate, ora prodotte dai figli Maria Ida e Tani.
Agricoltura e inclusione sociale: i progetti di Capua
Nel corso della tappa di Praesentia a Capua, sono emerse esperienze virtuose che coniugano agricoltura sostenibile e inclusione sociale:
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Cantina Vite Matta: guidata da Vincenzo Letizia e gestita dalla Cooperativa Eureka Onlus, coltiva Asprinio su terreni confiscati alla criminalità. Impiega persone svantaggiate in un’ottica di riscatto e rigenerazione.
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Terra Felix: promuove l’agricoltura naturale su un ettaro coltivato a ortaggi, legumi e vite. Il progetto “Saperi antichi, futuro etico” ha ottenuto il Premio MaSSimo 2025.
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Fattoria Sociale Fuori di Zucca: ha accolto i giornalisti in visita e ricevuto il Premio MaSSimo per il progetto “Un Fiore per la Vita”, favorendo l’inserimento lavorativo di persone con disabilità ed ex detenuti.
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Cooperativa Sociale Lazzarelle: attiva nel carcere femminile di Pozzuoli, forma e impiega detenute nella torrefazione artigianale e nella gestione di bistrot solidali. Il progetto si chiama “Sapori di riscatto”.
Il Premio MaSSimo: etica e gusto si incontrano
Il Premio MaSSimo – Maestro del Sapore Solidale è stato istituito dalla Regione Campania nel quadro del Piano Enogastronomico 2021–2027, finanziato con il Fondo Sviluppo e Coesione. L’obiettivo è valorizzare le realtà che coniugano eccellenza agroalimentare, innovazione e responsabilità sociale.
Il territorio casertano enogastronomia e inclusione sociale non è soltanto una questione di eccellenze produttive, ma un modello di sviluppo che guarda al futuro senza dimenticare il passato. Dalle vigne storiche alle cooperative sociali, ogni realtà racconta una storia di identità, passione e riscatto. Un esempio virtuoso da conoscere, valorizzare e condividere.