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ROB 8591potC’era una volta… ma non è una favola, è la Certosa di San Pietro a Pontignano, un luogo incantato, come nelle favole, lungo la strada che da Firenze porta a Siena, dove la terra è generosa, piena di ulivi e prati  perché la Toscana è bella tutta, unica, nel suo verde, le colline delineate dai cipressi, il cielo azzurro, il succedersi regolare dei filari di vite, i profumi della macchia e della terra umida, il suo mare, il Tirreno mai uguale con il suo profumo di salmastro; ed è,  entrando in questo luogo magico, che ci colpisce il “ricordo emozionale” dell’insieme di queste fragranze toscane, cespugli di rose rampicanti, pampini d’uva, pergole in fiore e terra fresca e profumata, passionale e sensuale come solo può essere un prodotto della terra Toscana. Ubicata al confine tra Siena e Firenze la Certosa, fondata nel 1343, è stata abitata dai Certosini sino alla fine del ‘700, oggi, gestita dalla Famiglia Galardi,  è il Centro Congressi dell’Università degli Studi di Siena con annessa foresteria.

Ma la Certosa di Pontignano non è statica ma vive di eventi, mostrando la sua spudorata bellezza, incontri felici, gente che osserva, sorpresa, in un processo di “osmosi con la natura” che ha fatto del luogo una sorta di oasi verde, dando all’ospite percezioni elaborate a distanza di tempo, regole abbandonate nell’oceano delle parole, l’esortazione a lasciarsi andare per ricordare che solo osservando non si esaurisce quello che vediamo, ma partecipare come soggetto a tutto quello che ci circonda.

pozzo del 300 rL’effetto che ci rimanda la Certosa è uno splendido mosaico cromatico di colonne, come se intraprendessimo un viaggio in tutte le declinazioni del verde e ad ogni passo scoprissimo gli equilibri naturali di roseti, mille roseti dai colori sgargianti, le variazioni su tema di splendide composizioni floreali, le mille e una fragranza delle erbe, e poi il Chiostro, le mura, la torre statica e altezzosa, sale sconfinate senza tempo, il pozzo trecentesco, le celle dei certosini, i giardini all’italiana, verdi, simmetrici, con svariate specie vegetali toscane, il cui insieme è fonte di sorpresa per l’ospite, qualcosa di nuovo ma anche già visto, forse sognato.

E sono stati i profumi, le prospettive architettoniche, le colonne secolari, gli angoli nascosti della Certosa che hanno fatto fluttuare nella memoria di Elisabetta Rogai, l’artista fiorentina, il desiderio di fissare sulla tela momenti di un evento, che ha stimolato la sua creatività, l’annuncio in anteprima della sua grande Personale in dicembre ai Magazzini del Sale del Comune di Siena, per suggellare l’incarico di dipingere il Drappellone del Palio 2015.

Dipinti scritti con le mani ma pensati con il cuore, volti, cavalli, aquile, falchi, tutto un mondo che sicuramente alberga nel suo subconscio ma le torna in mente, secondo i momenti che l’artista vive, impressioni di una passione che racconta, nel segno dell’Arte, la cultura del vino che respira il senso estetico.

Un’esperienza affascinante che non si esaurisce fissando sulla tela sensazioni e percezioni in quell’esatto momento, ma si  prolunga nel tempo, rimanendo dentro di lei, elaborata. Nel fremito gentile che anima la pittura di Elisabetta Rogai, nel suo gesto che nasce dal sentimento, è chiusa la passione per l’Arte e il Vino suscitando  emozioni forti, tracce di vita passata capaci di raccontare la loro anima segreta.

La sua pittura è piena di poesia e di ricordi, di passione e di calore, dentro le sue opere scorrono tempo e  sensibilità, una realtà che diventa elemento fondamentale, oltre il tempo, che da colore e forma ai suoi ricordi.

Ed ecco, sotto le volte a crociera dei porticati, i falconieri, i Guelfi Falconieri in costume a festa come nelle favole, il gufo, le aquile, i falchi con le ali grandi pronte a prendere il volo, che osservano questo mondo di armonia, fatto di storia, arte e  bellezza.

www.lacertosadipontignano.com

www.elisabettarogai.it

Cristina Vannuzzi

 

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