Il melograno fu importato in Grecia, a Roma, in Sicilia e in Nord Africa dai Fenici, tanto che in botanica è noto con il nome di Punica granatum. Il popolo fenicio, cancellato dai Romani in uno scontro bellico durissimo per il predominio nel Mediterraneo, lo considerava infatti una pianta sacra, associata ad Astarte, la grande dea madre, signora della vita, della riproduzione, dell’amore, ma anche del mare e della navigazione, delle acque dolci e di quelle marine.
Così, a partire dal 1000 a.C., i Fenici portarono il frutto, la melagrana, di questa pianta sulle coste occidentali del Mare Nostrum, come alimento quotidiano, dolce e nutriente. Il suo succo era ritenuto medicamentoso: l’olio dei chicchi contiene acido punicico, con proprietà astringenti utili dopo i pesanti pasti dell’epoca. La tintura era invece usata come antinfiammatorio e antiparassitario. Cultura che vai simbologia che trovi.
Nell’Urbe, secondo gli antichi miti, dopo che Venere ebbe piantato un albero di melograno nel suo giardino come simbolo di fertilità e fortuna, le spose dovevano intrecciare tra i capelli fiori e foglie della pianta come buon auspicio per il matrimonio e la nascita dei figli. Per gli ebrei, non solo i chicchi della melagrana sono dello stesso numero dei precetti divini, ma nell’Antico Testamento il frutto è simbolo di intenso amore tra due persone.
Nel Cantico dei Cantici è scritto infatti: “Persino nel giardino, luogo dell’amore, fioriscono i melograni. Lo sposo che cerca la sposa va a vedere se nel giardino sono sorti i germogli”.
Gli Arabi, che importarono la Punica granatum in Spagna, le dedicarono persino una città del loro regno in Andalusia: Granada, il frutto è chiamato anche granata. Per secoli, la porpora continuò a essere il colore della sacra regalità.
E nell’antica Grecia iI frutto del melograno era simbolo di fertilità, femminilità e maternità, spesso dipinto tra le mani di divinità femminili, come Era e Afrodite, perché sacro proprio a loro. E il melograno appare come elemento chiave nel mito di Persefone, la figlia di Zeus e Demetra che fu rapita da Ade e costretta a vivere sei mesi all’anno nel Regno degli Inferi, proprio per aver mangiato sei chicchi del frutto di Punica granatum offertole dal dio innamorato.
Giorgio Cortese