hamamelis virginiana
Amamelide

A partire da questo numero, la nostra rubrica “Erbario magico” si arricchisce con una serie di riflessioni sull’armonia tra uomo – natura – farmaco. In tutte le antiche civiltà vi era una conoscenza medica fondata sulla relazione reciproca tra forze terrestri e forze cosmiche; tale consapevolezza si è estinta, riducendo il proprio sguardo, all’ambito puramente fisico chimico perdendo così la tradizione millenaria di correlazioni uomo-terra-cosmo. Negli scritti di Ippocrate abbiamo un ultimo residuo di antichissime concezioni mediche basato sull’antica veggenza atavica. Fino al XVI sec. composizione e mutamenti della materia erano spiegati sulla base della dottrina empedoclea degli elementi: acqua, aria, terra e fuoco. Paracelso, per la prima volta, ampliò questo ambito con una teoria che contemplava tre nuovi princìpi della materia, ossia zolfo, sale e mercurio, in relazione alla tripartizione funzionale dell’organismo considerato come corpo, anima e spirito.

Se conosciamo l’anatomia dell’uomo interiore, possiamo vedere la natura delle sue malattie al pari dei rimedi. Ciò che vediamo con gli occhi esterni è solo il corpo fisico dell’uomo
(Paracelso)

Egli ampliò l’insegnamento della medicina tradizionale, dando inizio alla iatrochimica, fondata sulla cura delle malattie attraverso l’uso di sostanze minerali, comprese e utilizzate come medicinali. Ma cos’è veramente un farmaco? Sempre secondo Paracelso, il farmaco è ciò che la Natura prepara e che offre alla conoscenza dell’uomo affinché egli porti a compimento l’opera. Tutta la teoria paracelsiana si fonda sulla relazione tra micro e macrocosmo mettendo in stretta relazione i pianeti, la natura e gli organi del corpo umano.

Ogni uomo ha in sé il firmamento intero che riproduce le costellazioni, e gli consente d’integrarsi nel ritmo e nel soffio eterno del cosmo
(Paracelso)

La massima latina “natura sanat, medicus curat”, ricorda come la Natura produca ed esprima, le sostanze e le forze terapeutiche, con le quali il medico può curare, mettendole gratuitamente a disposizione dell’uomo.  L’azione delle piante medicinali non è dovuta solo alla presenza di molecole specifiche, ma anche al fatto che queste piante crescano in un contesto naturale tipico, su terreni adatti, in specifiche condizioni di luce, e in una definita stagione dell’anno. Pertanto, ci chiediamo per quale via divenga possibile comprendere l’azione di una pianta medicinale a partire dalla sua immagine. Steiner, fondatore dell’antroposofia, definì Goethe come “il Keplero ed il Copernico del mondo organico” che ha donato all’umanità, con la sua dottrina delle metamorfosi, un’immagine dinamica della pianta che permette di coglierla come essere “sensibile-sovrasensibile”. La fitoterapia moderna utilizza gli elementi fisico-chimici delle sostanze, non considerando la pianta come essere vivente e dotata di un ritmo di nascita, crescita e morte simile all’uomo. Può servire da paradigma l’analisi dei principi terapeutici delle prossima tre piante per chiarire l’analogia tra di essi ed alcuni processi di risanamento dell’uomo. Esiste quindi una relazione tra i processi interni dell’organismo e quelli che avvengono in Natura.

L’Amamelide (Hamamelis virginiana)

L’amamelide, che in inglese viene chiamata “witch-hazel” (noce magica), cresce come sottobosco nelle umide foreste di latifoglie, o come pianta saliciforme lungo i ruscelli nell’America nord-occidentale e in quelle atlantiche. In estate accoglie al suo interno ciò che le piante solitamente diffondono esternamente, fiorendo quando tutta la terra e tutte le creature si rinchiudono nel riposo invernale. Questo processo di fioritura “raffreddato” è qualcosa che si contrappone al normale processo di fioritura estiva. L’amamelide ha un alto contenuto di tannino (circa del 10%) legato all’acido gallico. Questo principio attivo viene utilizzato in diverse preparazioni di medicinali. Le foglie presentano delle qualità astringenti, provocano cioè una contrazione delle mucose e dei tessuti. Inoltre, hanno proprietà antinfiammatorie e favoriscono la cicatrizzazione. L’azione dei tannini si basa sulla loro affinità alle molecole proteiche; le loro proprietà concianti, ossia “impregnanti”, comportano una maggiore difesa degli strati più esterni della cute e della mucosa, proteggendo anche i vasi capillari. Foglie e corteccia contengono molti tannini; per la pianta, la produzione di acido tannico costituisce un processo dinamico attraverso il quale avviene l’impulso verso la fioritura. I tannini condensati (proanticianine) causano la contrazione delle fibre della parete venosa, aumentandone il tono. Inoltre, essi contrastano l’azione dei radicali liberi per la cui caratteristica sono indicati principalmente nel trattamento di vene varicose, disturbi della vascolarizzazione, senso di pesantezza alle gambe ed emorroidi. A conclusione di queste considerazioni va ricordato l’effetto tonico e delicatamente stimolante della circolazione epidermica degli estratti di amamelide che ne ha permesso l’utilizzo in cosmetologia. Un arbusto che ha la forza di fiorire “primaverilmente” nel cuore dell’inverno, e che è in grado di concentrare nella propria sfera gli elementi di luce e di calore, ci offre l’immagine della propria vitalità, traendo così benefici per l’organismo umano.

Betulla bosco
La Betulla

Tra le meraviglie della natura, la betulla merita una posizione speciale: è sempre stata considerata di particolare bellezza per la sua speciale grazia femminile. Il nome betulla, che in tedesco è chiamata “Birke”, deriva dal celtico “berchta”, ossia magnificenza, ciò che brilla di luce propria, come riferimento alla luminosità perlacea della sua corteccia. Nella medicina di Paracelso gli alberi venivano associati a determinate forze planetarie, e la betulla era l’albero di Venere, la dea nata dalla schiuma del mare, nella quale ritroviamo gli elementi di luce e di acqua. Per tale ragione la betulla può essere assimilata nell’uomo all’organizzazione renale, per via del riassorbimento e dell’escrezione dei liquidi. L’osservazione della betulla ci può condurre alla seguente riflessione, ossia una figura rovesciata della suddetta pianta entro l’uomo, dalla quale si ottengono le forze curative di cui l’organismo potrà trarne beneficio. Le sostanze della sua corteccia sono affini alla pelle dell’uomo, per via dell’azione dei sali di potassio; quindi, ciò che la pianta rivolge verso il mondo esterno va utilizzato all’interno dell’organismo umano. I preparati farmaceutici realizzati con le sue foglie, che conservano le forze formative proteiche, si rivolgono verso l’uomo “centrale”, agendo su di esso, ad esempio nella gotta, nel reumatismo e negli accumuli di liquidi nel tessuto connettivo.  Invece i preparati farmaceutici a base di corteccia agiscono verso la periferia dell’organismo umano (la pelle), ad esempio in presenza di eruzioni cutanee. La betulla, a differenza di tutte le altre piante, separa nelle sue radici due processi che di solito nel mondo vegetale confluiscono: l’assorbimento di sale e la formazione di proteina. I sali di potassio vengono secreti alla periferia della corteccia, tanto che la foglia di betulla contiene una proteina esente da tutta la salinità, mentre la corteccia e i rami accolgono un intenso processo del potassio. Assumendo preparazioni a base di foglie di betulla in primavera si possono rinforzare le attività del ricambio metabolico dell’uomo. Steiner raccomandò tali cure per tutte le persone di età superiore ai 35 anni di vita.

Achillea millefoliumL’Achillea

L’achillea è una pianta nota fin dall’antichità per le sue straordinarie proprietà, ed è stata anche riscoperta dalla farmacopea botanica recente. Il suo nome deriva dalla leggenda secondo cui la dea Afrodite curò la ferita del figlio Achille con le foglie della pianta da cui prese il nome. L’achillea è insensibile alla siccità estiva e al freddo intenso invernale. Grazie al suo diffuso apparato radicale è in grado di diffondersi rapidamente, facendo veri e propri prati dai quali spuntano i tipici fiori bianchi ad ombrello. L’azione terapeutica dell’achillea è dovuta alla polarità tra processi sulfurei e sali di potassio, che si incontrano nella formazione della proteina vegetale (albumina). La sua efficacia curativa inizia con una stimolazione del metabolismo: vengono rafforzate l’attività epatica e del sangue. Per uso esterno, l’achillea viene utilizzata come impacchi in caso di ferite purulente e di abrasioni; grazie all’alto contenuto di tannini può allievare i disturbi del sistema venoso portale, come in caso di emorroidi, sotto forma di pomata, tisana o tintura madre. Per le donne è assai utile per tutte le problematiche legate al ciclo mestruale nonché alla menopausa grazie alle proprietà emmenagoghe e regolatrici del flusso mestruale.

Dott Andrea Pitrelli

Dott Andrea Pitrelli
Farmacista antroposofo
Farmacia Duomo – Milano
duomo@cofa.it
www.cofa.it

 

tratto da:
Milano 24orenews Aprile 2021
Banner MI24 Aprile 2021 

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