La stagione teatrale del Teatro Al Parco di Parma (Solares Fondazione delle Arti) ha appena offerto al suo folto fedele pubblico un ulteriore tassello di qualità con un magistrale monologo di Ottavia Piccolo, dedicato alla figura di Giacomo Matteotti, utilizzando il testo di Stefano Massini: Matteotti (Anatomia di un Fascismo). Qui ritroviamo l’intenso rapporto epistolare con la moglie Velia, e con tutte le fasi del suo inestimabile lavoro in quegli anni dentro al Parlamento fino al suo assassinio il 10 giugno 1924 da parte dei sicari fascisti, arrivati da Milano, 5 maschi adulti, corpulenti, eccitati e sazi, gonfi di cibo, satolli di vino e di testoterone, che non sopportavano più la sua presenza in Parlamento con i suoi ineguagliabili discorsi senza compromessi che lo resero odioso a Benito Mussolini.
Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere, piegandolo su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. E Mussolini ne era chiaramente il mandante, mentendo alla vedova, facendole credere che avrebbe fatto di tutto per riportarle il marito.

Ottavia Piccolo l’ammiriamo da anni per le sue pregevoli interpretazioni teatrali oltre che cinematografiche e televisive.
Lei fin da giovanissima ha lavorato con registi del calibro di Visconti, Ronconi, Bolognini, Squarzina e Lavia, tanto per citarne solo alcuni.
Le tragiche vicende di Matteotti
Questo che abbiamo appena visto a Parma e il giorno dopo, in occasione del Venticinque Aprile, anche al teatro Verdi di Fiorenzuola, si concentra sulle tragiche vicende di Matteotti fino alla sua morte nel 1924. Un racconto – intervallato dagli interventi musicali della bravissima band diretta da Enrico Fink con i solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, che ci immerge nel pensiero di questo eroe della democrazia mai abbastanza ricordato.
Momenti preziosi che oggi più che mai occorrono per non dimenticare quello che più di cento anni fa avvenne in Italia.
Eletto in Parlamento nel 1919, Matteotti si getta subito anima e corpo nelle fatiche parlamentari. Il 7 gennaio 1922 alla vigilia del sesto anniversario del loro matrimonio, Matteotti scrive dolcissime lettere all’amata moglie. Ma al contempo la informa che il Governo Bonomi è caduto. Ad affossarlo è stata la rottura dei socialisti divisi fra i massimalisti e i riformisti. Nel dicembre 1921, alla Camera dei deputati, Matteotti si rende conto che il fascismo non è più un fenomeno passeggero, e lui ritiene fondamentale non cedere su nessun punto, non abbandonare nessuna posizione senza adeguate proteste. Tutti i diritti dei cittadini devono essere rivendicati.
Racconta magistralmente Ottavia Piccolo…
Il 10 ottobre 1922 Matteotti afferma sconfortato che si vorrebbe dimettere da deputato perché sembra fare un lavoro inutile. Il proprio partito non fa nulla di ciò che si dovrebbe fare. Il proletariato resta abbandonato a sé stesso, senza difesa, senza aiuto, e questa scissione suicida dei socialisti, Popolizio non fa fatica a paragonarla a quello che accade purtroppo anche ai nostri giorni.
A Roma il 24 maggio 1924, Mussolini, capolista del Partito Nazionale Fascista ottiene 4 milioni e 624 mila voti: 2 italiani su 3 lo hanno votato: l’Italia si è sottomessa al duce, dichiara Matteotti. I socialisti denunciano le irregolarità elettorali e disertano l’aula per protesta. Il 30 maggio 1924 Matteotti si prepara per quello che sarà il suo ultimo intervento alla Camera dei deputati. In 4 anni di presenza alla Camera Matteotti aveva già pronunciato 106 discorsi lunghi e minuziosi.
La sua figura scarna, consunta, i suoi rari sorrisi, suscitano ad alcuni ammirazione per lui. Ma per tanti parlamentari fascisti i suoi interventi provocano irritazione, astio e rancore. Eppure, nel suo ultimo discorso Matteotti fa l’elenco delle violazioni. Con avversari come Matteotti, registrano alcuni giornalisti dell’epoca, «non si può che lasciare la parola che alla rivoltella».
Il criminoso rapimento
E Ottavia Piccolo, anche grazie alla calibrata regia di Sandra Mangini, ci immerge nei dettagli del criminoso rapimento a cui Matteotti cerca di resistere con tutte le sue forze. La terribile cronaca del suo efferato delitto che turba tutti noi spettatori: perché l’emblematica figura di Matteotti, all’interno della storia d’Italia, è un magistrale esempio di come si possa strenuamente difendere le proprie opinioni alla base della nostra attuale Costituzione. E Matteotti è il fulgido esempio di come lui abbia saputo ripercorre l’ascesa e l’affermazione di quel fenomeno eversivo comprendendo fin dall’inizio, in tutta la sua estrema gravità, a differenza di molti che non videro o non vollero vedere.
Grazie infinite alla bravissima Ottavia Piccolo che ha saputo calamitare la nostra attenzione su questi importanti momenti della nostra storia troppo spesso dimenticata sopraffatta dai lavaggi del nostro cervello tramite i social. Soprattutto in questi giorni, sempre più devastati da sconvolgimenti planetari a cui noi assistiamo purtroppo spesso senza più adeguatamente indignarci. Troppo presi dagli stupidi gossip creati apposta per non farci pensare.
L’importante è essere consumatori
Esistiamo per essere consumatori. Questo è ciò che importa ai grandi gruppi del mercato internazionale. Che non vedono l’ora di convincerci a incrementare ulteriormente il loro mercato delle armi che non a caso è l’unico in crescita continua anche in questi giorni.
È il buon teatro, come quello che abbiamo appena visto, ha questo importante compito: risvegliare i nostri assopiti sentimenti per farci prendere coscienza della storia.
Sentire in questi giorni interviste a alcuni giovani ma anche agli adulti che non sapevano neppure cosa si sarebbe celebrato il Venticinque Aprile mi ha davvero rattristato.
E il monologo di questa attrice che si muoveva su una scena minimale assieme a questa affiatatissima band, che continuamente variava la disposizione delle pedane. Assieme ad un video fondale che di mano in mano si colmava oltre che di paesaggi impressionisti anche di parole emblematiche per graduare la vicenda di Matteotti.
Il pericolo più grande, la malattia che fa morire un uomo è quella che non senti crescere. E lei ci è perfettamente riuscita a scuotere i nostri animi.
Sergio Buttiglieri











