GENIO E SPREGIUDICATEZZA
Personaggio di questo mese è Vittorio Feltri, giornalista italiano tra i più discussi, famoso per la sua spregiudicatezza, ma anche per aver collezionato diversi successi alla guida di importanti testate nazionali: ha sposato la carriera giornalistica. Bergamasco, due mogli, quattro figli e “nonno” di cinque nipoti. Lo abbiamo incontrato per voi nel suo ufficio, nella sede milanese de “Il Giornale”.
Stefano Lorenzetto ha scritto di Lei che è “l’anomalia fatta persona”. Ma è proprio cosi?
Io questo non lo so, perché mi comporto in modo molto spontaneo. Ho cercato negli anni di abbandonare unlinguaggio che non sia esattamente il mio e questo mi porta probabilmente ad avere dei comportamenti che vengono giudicati stravaganti. Anche quando vado in televisione o scrivo, la mia principale preoccupazione è quella di non annoiare chi mi ascolta o legge, e di esprimermi in modo colloquiale e diretto: il che si vede che non è tanto usuale, anzi è anomalo.
Indro Montanelli uscito da “Il Giornale” qualche mese dopo disse “il suo giornale, non lo guardo nemmeno”
Devo dire che con Montanelli ho sempre avuto un rapporto molto cordiale, su questo non c’è dubbio. È ovvio che avesse qualche risentimento, non tanto per la mia persona, quanto per il fatto di aver lasciato la sua creatura, “Il Giornale”, e di essere andato a fare un nuovo giornale, “La Voce” convinto che noi de “Il Giornale” saremmo stati destinati a soccombere. Invece è successo il contrario, abbiamo impedito a “La Voce” di affermarsi e addirittura raddoppiato le vendite. Allora mi ha accusato di solleticare gli istinti più bassi della borghesia, cosa che ha fatto sempre lui. Lo faceva con una grande abilità, senza dare l’impressione di assecondare umori e malumori della gente, ma andando in realtà in soccorso delle loro opinioni. È quello che dovrebbero fare tutti i giornalisti.
Che rapporto ha oggi con l’ira, che dicono fosse una sua caratteristica
Io non alzo mai la voce e non ho mai avuto scatti d’ira. Ho fatto il direttore per più di vent’anni e non ho mai avuto problemi. Certo magari non sono di molte parole, sono un pò “asciutto”, forse ho anche un carattere un pò scontroso.
È vero che anche Berlusconi disse un giorno … “a Feltri non si può dire nulla che se la prende e se ne va”
È vero, è successo. Nel 98 non mi trovavo più bene e ho avuto qualche screzio… allora me ne sono andato.
Parliamo di libri, so che è una domanda banale ma ha un suo preferito? “Il Vittorioso”?
Si quello è abbastanza interessante. Ne ho fatto un altro insieme a Furio Colombo, una cosetta rapida su fascismo e antifascismo e me lo ricordo con piacere. Però io non sono uno da libri anche se adesso ne uscirà un altro, perché a me piace fare il giornalista. C’è un fatto, lo commento, lo descrivo, mi divertivo quando facevo l’inviato… mettermi tutti i giorni a scrivere 2 o 3 cartelle per mesi per fare un è una cosa che non mi piace… mi piace vedere subito il frutto del lavoro. Io sono un quotidianista.
Ha iniziato la carriera a Bergamo scrivendo di Cinema: un caso o una passione?
Sì ho iniziato a scrivere di Cinema anche se non ne capivo nulla. Pur di entrare nell’ambiente avrei fatto anche ecologia. Era la mia passione, volevo entrare in un giornale.
L’abbiamo vista fare l’opinionista al processo di Biscardi, ma ne sa di calcio?
Sì, l’ho fatto tanti anni fa, ma anche adesso ho una rubrica su “Tutto Sport”, uno dei tre quotidiani sportivi italiani, che esce tutti i martedì e dove parlo di calcio. Io non sono un tecnico di calcio, anche se come giornalista del Corriere della Sera l’ho seguito per un pò, saltuariamente. Però andavo in giro anche se non scrivevo pezzi tecnici, mi mandavano così per fare degli articoli d’ambiente. Però ho seguito anche la finale di coppa dei campioni a Barcellona tra il Milan e lo Steaua. Poi io ho giocato a calcio, male ma mi piaceva, ero appassionato. Non sono mai stato un tifoso di quelli che si fanno anche il sangue amaro, però le partite in televisione, quando posso, le guardo volentieri.
In quelle trasmissioni c’era anche suo fratello Ariel. Un caso … visto che di Ariel e di Mariella non si parla mai?
Sì, di mia sorella non si parla mai. Lei fa la sua vita, ha lavorato alla Previdenza Sociale, ha avuto due figli e poi è rimasta vedova. Ogni tanto ci vediamo. Mio fratello Ariel, anche lui è giornalista: lui sì che è un tecnico del calcio… proprio se ne intende.
Ho letto che suo figlio Mattia da piccolo ha rischiato addirittura di morire ed è stato salvato da un medico omeopata. Cosa pensa dell’omeopatia?
Io penso che la medicina migliore è quella che ti guarisce. Rilevo che a livello Europeo c’è un grande consumo di prodotti omeopatici e io stesso li uso. Per esempio c’è un prodotto, che si chiama Influenzin, che io uso ogni autunno e l’influenza non la prendo. Dopodiché se è autosuggestione o no…
Un grande amore per i cavalli e per gli altri animali. Come nasce?
Oltre ai cavalli anche cani, gatti… in genere gli animali mi piacciono molto. Il cavallo ha un fascino incredibile, per me è stato la base della civiltà del uomo.
Si dice che Lei non vada mai in vacanza. Una leggenda?
È vero, ma non è un sacrificio…per me la vacanza è un sacrificio. Andavo in vacanza al mare quando i bambini erano piccoli, ma non andavo in spiaggia perché non mi piaceva. Neanche da bambino mi piaceva andare in vacanza. C’è anche da dire che avendo una casa sulla collina, vicino a Bergamo, quando sono lì è già come se fossi in vacanza.
Carlo Kauffmann