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Ammettiamo che il lago d’Orta già lo conosci. Ma forse non l’hai mai guardato – e visto – con gli occhi di un poeta, un poeta giovanissimo, che qui ha una delle sue case-tenda: una casa notturna, s’intende. Perché di giorno un poeta che fa sul lago d’Orta? Aspetta il tramonto, il momento in cui la luce affonda nell’acqua, e l’acqua è come refrattaria, è come se la luce galleggiasse. Come Orta: anche Orta sboccia dall’acqua che porta il suo nome, e galleggia come un naufrago che perde il tempo a invocare una dèa invece di nuotare e mettersi in salvo. Ora tu sei qui nell’interminabile tramonto: lascia perdere la carta stradale. Stai immobile in questa favola, oppure allunga una mano verso l’Isola San Giulio. Ma non osare raggiungerla a piedi: il lago favola è una tavola, ma tu non sei ancora attrezzato a camminare sulle acque.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LIBERO Stile  

Edizione  LUGLIO-AGOSTO 2010

 

 

 

 

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