TRIESTE, CITTÀ DEL CAFFÈ
In estrema sintesi e in barba ad acutezze storiche, l’egemonia commerciale nell’Adriatico settentrionale ha baciato tre città: Aquileia, Venezia e Trieste. In particolare il periodo di maggior splendore di Trieste coincide con la condizione di primo porto dell’Impero asburgico che, a partire dal 1719, ha lasciato numerose testimonianze storiche e artistiche. Punto d’incontro fra culture mediterranee e mitteleuropee, ancora oggi conserva il fascino di quel tempo: basta soffermarsi sull’attuale Piazza Unità d’Italia che si apre sul mare. All’interno di questo perimetro si elevano incantevoli edifici come il Municipio con la sua torre dell’orologio, la Prefettura ornata di mosaici e arricchita dalla loggia, e quella che era la sede del Lloyd Triestino, la più antica società di spedizioni della penisola. Punto di riferimento per i viaggi e per gli scambi commerciali, queste attività ne hanno caratterizzato la crescita in maniera indissolubile da quando la città giuliana ereditò da Venezia il primato nei traffici nel Mediterraneo, in particolare negli scambi di caffè. All’incessante attracco di navi zeppe di caffè verde seguì presto l’apertura delle botteghe di caffè a cui facevano da corollario ditte d’importazione e commercio, torrefazioni, aziende per la lavorazione dei chicchi. A cavallo tra Ottocento e Novecento poi, la lavorazione del caffè si trasformò in industria fino all’inaugurazione, nel 1904, della Borsa del caffè. Ancora oggi circa il 30% del caffè importato in Italia passa per il porto di Trieste, in assoluto il più importante del Mediterraneo, fatto che coerentemente si innesta su una particolare tendenza della città in atto sin dalla fine del XVIII secolo e forse importata dalla Vienna imperiale insieme alle tante altre usanze austriache che sono sopravvissute sino a noi: la realizzazione di punti di ritrovo raffinati e signorili dove incontrare persone, leggere o conversare. Un salotto, insomma. Oggi Trieste si prospetta a divenire un centro nevralgico e strategico, dato l’allargamento dell’Europa ad est e il conseguente intensificarsi dei flussi commerciali tra il Mediterraneo e l’Europa centrale. L’interesse per l’arte e per la cultura si intensifica, generando atmosfere da crocevia cosmopolita rappresentate dal Centro Internazionale di Fisica Teoretica di Miramare (fondato dal pakistano Abdus Salam nel 1964), dall’AREA Science Park di Padriciano (un incubatoio che serve da raccordo tra mondo scientifico ed imprenditoriale), dai Centri Studi Elettra Sincotrone di Basovizza ed agli osservatori astronomici e geofisici riconosciuti a livello internazionale.
Caffè Storici
La prima evidenza storica relativa alle botteghe da caffè risale alla licenza di apertura ottenuta da Benedetto Capano nel 1768 per la vendita in esclusiva di acque fredde e calde, tè, cioccolata, limonate, ed acque sciroppate. Allora si voleva seguire l’esempio di locali alla moda di Venezia ma con un’impronta negli arredamenti e nei servizi tipicamente asburgica. Le botteghe si moltiplicarono mentre nel frattempo Trieste era divenuta l’emporio dove i popoli del centro Europa si approvvigionavano sempre più spesso. E così ciascun caffè si specializzò con una propria clientela: i caffè meta dei letterati o dei funzionari imperial-regi o ancora degli uomini d’affari e, in un secondo momento, degli irredentisti di cultura italiana. Aprì i battenti nel 1830 il Tommaseo (www.caffetommaseo.com) grazie all’intraprendenza di Tommaso Marcato, padovano, che attirò da subito l’interesse di artisti, politici e uomini d’affari grazie allo sfarzo delle specchiere fatte arrivare dal Belgio e degli affreschi commissionati al pittore Giuseppe Gatteri. Diciott’anni dopo l’apertura fu dedicato a Niccolò Tommaseo, il linguista e patriota dalmata e qui si levò nel 1848 il primo grido Viva l’Italia! Agli inizi del Novecento al Tommaseo si ebbe l’intuito di introdurre un’assoluta novità commerciale, il gelato.
Riccardo Lagorio