VIAGGIO IN MOLISE
ANTICHI RINTOCCHI CHE TOCCANO IL CUORE
di Teobaldo Fortunato
Spesso a marzo, la neve ammanta ancora la cima del monte a circa 1000 mt di altitudine intorno a cui sorge il minuscolo centro medievale di Sant’Angelo Limosano. Siamo nel cuore del Molise, in provincia di Campobasso: poco più di 300 abitanti popolano durante l’anno le strette vie del borgo, chiuse entro parte delle mura antiche. È davvero suggestivo salire ed addentrarsi nel dedalo delle stradine, fino a raggiungere il belvedere. Dal sagrato della Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo si gode un bel panorama sulla valle sottostante. Dai ruderi dell’antico castello più in alto, la vista spazia dalle cime del massiccio della Majella fino alle Isole Tremiti. La chiesa di Santa Maria Assunta, nel corso del XIII secolo, fu fondata quale cappella dedicata a Pietro da Morrone, il futuro Papa Celestino V (Sant’Angelo Limosano, fra il 1209 e il 1215 – Fumone, 19 maggio1296), tanto esecrato da Dante Alighieri che nel III canto dell’Inferno, afferma: “Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,/vidi e conobbi l’ombra di colui/che fece per viltade il gran rifiuto”. D’estate il piccolo centro di Sant’Angelo si popola di nuovo in occasione della festa che si tiene nei pressi del Santuario della Madonna delle Stelle. Parte degli emigranti ritornano per le ferie d’agosto e il borgo si rianima come d’incanto! Un bellissimo e confortevole B&B è Perbacco, ricavato all’interno dell’ala di un palazzo del XVIII secolo, in cui spicca l’attenzione per i dettagli ed il confort. Al suo interno è stata mantenuta l’allure conferita dalle pietre nonostante i secoli.
Da Sant’Angelo Limosano a Trivento la distanza è breve. Poco meno di 20 km tra strade montane e collinari e si giunge ad un borgo singolare, con la sua scenografica scala di San Nicola che conta 365 gradini come i giorni dell’anno. Conducono alla parte più alta del borgo dove è la piazza del Duomo. È noto quale paese dell’uncinetto! Qualche anno fa, proprio lungo la monumentale scalinata è stato esposto il tappeto realizzato ad uncinetto più lungo al mondo, ben 650 mt di tappeto. È stato eseguito con il lavoro delle “uncinette” di Trivento, altre provenienti dall’Abruzzo e da molti paesi europei. Sempre nel 2018, in occasione del Natale, con tale tecnica è stato predisposto un albero alto 6 metri. Le origini della cittadina risalgono all’epoca sannitica ed in seguito alle guerre omonime nel III secolo a. C., divenne colonia romana.
Un altro centro romano di grande importanza, è Pietrabbondante, stavolta in provincia di Isernia a 1000 mt di altitudine. Il centro, anche se oggi si presenta con una popolazione che supera di poco le 500 unità, conserva ancora una importanza primaria nel panorama archeologico dell’Italia centrale. Sono tuttora evidenti, nei pressi del centro cittadino i ruderi dell’insediamento italico e sannitico di cui rimangono poderosi resti del santuario con il tempo italico ed il teatro. Questi ultimi costituiscono un suggestivo complesso architettonico ellenistico-italico. Oltre i resti dei due templi, da non perdere è la visita allo scenografico teatro che conserva nell’ima cavea (la parte dei sedili più in basso) sedili in pietra dalla caratteristica forma anomica, con braccioli a zampa leonina. D’estate vi si tengono rappresentazioni teatrali cha fanno rivivere il genius loci.
Risaliamo su monti ancora più alti: a Capracotta sempre in provincia di Isernia a circa 1500 mt di altitudine. Con i suoi abitanti che non superano le mille unità, è il comune più alto dell’Appennino, dopo Rocca di Cambio in Abruzzo. Pur vantando medievali origini, il piccolo borgo evidenzia oggi un aspetto moderno dovuto alla ricostruzione operata dopo la seconda guerra mondiale, quando furono risparmiate solo le chiese. Dagli anni Cinquanta, la cittadina è diventata una delle più note stazioni sciistiche di tutto il Molise e ciò ha costituito il volano di un accorsato sviluppo turistico invernale. Vi sono ben due impianti: uno per lo sci alpino, a Monte Capraro, dotato anche di seggiovia e un altro destinato allo sci di fondo che nel 1997 è stato sede dei Campionati Assoluti di sci. La presenza umana è testimoniata già nel paleolitico, anche se il primo insediamento risale al IX sec. a. C., ma è nel Medioevo che grazie alla transumanza il borgo si sviluppa notevolmente. Nonostante sia stato ricostruito, mantiene la vitalità e il fascino descritto da Alberto Sordi che, nel film “Il conte Max”, definì Capracotta “la piccola Cortina d’Ampezzo degli Abruzzi”.
L’ultima tappa nel nostro breve itinerario molisano è ad Agnone, una cittadina dalle origini arcaiche, di sannitiche ascendenze. È la sede incontrastata del più antico opificio per la fabbricazione di campane (la Pontificia fonderia di Campane Marinelli); la prima notizia risale all’anno Mille. La cittadina è sede anche del Museo Internazionale della Campana. Oltre le innumerevoli chiese medievali che si incontrano lungo gli scorci del borgo antico, notevole è il Palazzo dei Conti Minutolo, edificato nel XIII secolo con rimaneggiamenti del Settecento. Mostra tuttora influenze veneziane dovute ad una delle tante famiglie aristocratiche che lo possedettero. Al pian terreno rimane intatta una bottega orafa antica, testimone dei rapporti con la fiorente città lagunare.
LE GIOIE DEL PALATO
Da non perdere le prelibatezze molisane a cominciare dal Fiadone che si trova anche in Abruzzo, ma la versione molisana presenta una forma tondeggiante a volte a mezzaluna. Si tratta di una sorta di raviolo che si gusta in genere durante le feste pasquali. Ma si consuma durante tutto l’anno sia in versione salata che dolce a base di ricotta di mucca o pecora amalgamata con uova e spezie, uvetta e canditi. Anche le Cacaruozze sono piccole prelibatezze dolci dalla forma indefinita, data di volta in volta da chi le realizza. Si gustano associate a vini dolci. A Trivento, non è possibile farsi sfuggire le Ceppelliate, ovvero dolcini fatti di pasta frolla con la tipica forma a mezzaluna, imbottiti di marmellata alle amarene. Anche se di solito si preparano durante le feste natalizie, è possibile assaggiarle tutto l’anno. La tradizione culinaria molisana è soprattutto quella dell’entroterra, nonostante la regione si affacci anche sul mare! Per ciò che concerne i primi piatti, il Molise avendo una vasta produzione di grano duro, conferisce alla pasta un posto di rilievo nella locale gastronomia: dai cavatelli con il classico ragù d’agnello, ai fusilli alla molisana con peperoncino e formaggio pecorino, per finire al piatto povero di maccheroni con mollica di pane raffermo. Anche la polenta cosiddetta “alla Brigante” con funghi porcini e salsiccia fresca è una specialità rustica quanto basta ma molto gustosa soprattutto d’autunno e d’inverno. E i vini? Tipico e ottimo di produzione molisana, soprattutto nella provincia di Campobasso, è il Biferno rosso dal caratteristico color rubino intenso e dall’inconfondibile sapore vellutato ed asciutto. Non bisogna trascurare un calice di Pentro bianco di Isernia, dal sapore delicato e profumato che ben si abbina ai formaggi tipici della regione.
tratto da:
italiadagustare Marzo 2020 Milano 24orenews Marzo 2020 Roma 24orenews Marzo 2020