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di Teobaldo Fortunato

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A Sud di Napoli, non lontano da Pompei, è la Valle del Sarno, ultimo lembo della provincia di Salerno; prende il nome dal Sarno, il fiume che la solca. Sul suo territorio insistono vie di terra, di mare, di fiume. Ricca di storia millenaria, ha un cuore pulsante per ciò che attiene le vicende archeologiche nel piccolo comune di Nocera Superiore. In epoca antica, era nota con il nome di Nuceria, rivale acerrima di Pompei come testimoniato in un famoso affresco pompeiano, conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che rievoca scontri nell’anfiteatro tra gladiatori di Pompei e Nuceria, avvenuti nel 59 d.C. Sede di uno splendido Battistero Paleocristiano, edificato tra la fine del V e i primi decenni del VI d. C. Si tratta di un autentico capolavoro di architettura antica, ricco di colonne e capitelli romani e pavimenti musici dell’edificio precedente su cui era stato elevato; tra i borghi che la compongono è tuttora possibile visitare nelle tiepide giornate di primavera, i resti del teatro ellenistico e di una grandiosa Necropoli romana, lungo la strada statale che conduce nella limitrofa Cava de’ Tirreni. A metà maggio, a Nocera Superiore si radunano oltre cento “Madonnari” a ricoprire il corso cittadino di policrome, effimere opere d’arte popolare in una kermesse che per tre giorni rende la cittadina internazionale con un autentico tappeto di piccoli capolavori di “street art” disegnati e dipinti sul nero asfalto.Ma, come nella contigua Nocera Inferiore, non mancano conventi e chiese barocche come il bellissimo convento francescano di Santa Maria degli Angeli. Conserva n chiostro affrescato agli inizi del XVIII secolo. A Nocera Inferiore, una visione dall’alto del turrito Castello Fienga, consente di scrutare il mare del golfo di Napoli ed il Vesuvio; la dinamica cittadina è la “Nofi” di Domenico Rea, che la immortalò nel suo romanzo “Ninfa Plebea”. Nocera è sede di un’autentica movida notturna per i localini alla moda, i suoi bar per happy hours decisamente cool dove si riunisce la jeunesse dorée dei paesi limitrofi.

Proseguendo, senza soluzione di continuità viaria, segue Pagani, città legata al culto di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, della celeberrima Madonna delle Galline e delle “Tammorre” che fanno rivivere feste arcaiche e popolane, legate a miti e riti più antichi. La cucina ha piatti tipici davvero peculiari come i celeberrimi carciofi arrostiti!

Proseguendo verso Nord, lungo la dorsale della arteria centrale, si giunge ad Angri, dominata dal castello cittadino dei principi Doria d’Angri. Le sue strade sono costellate da antichi, ameni palazzi gentilizi che rendono il centro antico molto interessante. In alto, sulle pendici del massiccio montuoso che conduce sulla costa d’Amalfi è Sant’Egidio del Monte Albino, patrimonio dell’Unesco per gli agrumeti che in tarda primavera sono in fiore e profumano tutta l’aria con la brezza che arriva dal mare.

E poi s’arriva a Corbara, piccolissimo borgo antico noto anche per i Corbarini, caratteristici pomodorini piriformi e dolcissimi.

Di fronte, in fondo alla Valle, è Sarno dove ha inizio il fiume ora tristemente noto per le sue acque non più salubri come quelle decantate da poeti latini come Publio Virgilio Marone che lo ricorda anche nell’Eneide, esattamente nel VII libro ne parla, ricordando le terre su cui il figlio del re dei Teleboi di Capri, Ebalo aveva esteso il suo dominio e che tali territori si erano ampliati inglobando le terre solcate dal fiume Sarno. Vecchi palazzi nobiliari del Settecento e del secolo successivo connotano le sue caratteristiche viuzze ai piedi del monte sovrastante. Da un decennio è stato inaugurato il Museo Archeologico Nazionale a Palazzo Capua, ricco dei reperti venuti alla luce in tutta la Valle, dai corredi protostorici a quelli greci, autoctoni e d’epoca romana.

Segue San Marzano sul Sarno che ha dato il nome al celeberrimo pomodoro, noto in tutto il mondo per le sue peculiarità gastronomiche; un tempo, il pomodoro San Marzano era il re delle coltivazioni nelle terre bagnate dal fiume, soppiantato oggi da un proliferare di industrie ed una urbanizzazione a volte selvaggia! Per fortuna, il borgo ha mantenuto il suo aspetto rurale, nonostante la lenta ma inesorabile scomparsa delle coltivazioni dei campi, un tempo floride. Masserie antiche connotano ancora gli appezzamenti fondiari che si estendono da San Marzano sino a San Valentino Torio. È la cittadina nota per le sacre reliquie dell’omonimo Santo conservate nella chiesa principale a lui dedicata; lungo le cui strade si è imposta da anni l’Infiorata, un autentico lungo, coloratissimo tappeto realizzato con petali e fiori che fa giungere turisti da tutta la Valle per le sue peculiarità cromatiche.

Prima di giungere a Pompei, l’ultima cittadina è Scafati, in cui insiste il restaurato Polverificio Borbonico e il verde parco di Villa Wenner. Al centro della città attraversata dal fiume Sarno, è una antica e caratteristica chiusa per regolare un tempo il corso d’acqua. Poi, la piazza principale e il dedalo di stradine del borgo vecchio tenuto in vita dagli ultimi artigiani che lo rendono ancora interessante. Come in ogni borgo della Valle, anche qui, si può alternare la visita a ville rustiche d’età romana come Villa Prete, sepolta dall’eruzione del 79 d. C. o a grandi complessi conventuali, tutti ricchi di opere d’arte. E gli itinerari del gusto? Quelli non mancano: sono tutti da scoprire! Tra antichi e nuovi sapori, in tutti i comuni dell’intera valle, dominano nei ristoranti, da quelli stellati alle trattorie più rustiche, il pomodoro “San Marzano” e il “Corbarino”. Costituiscono gli ingredienti basilari di tantissime ricette della tradizione campana; esaltano il sapore genuino e delicato della pasta trafilata al bronzo, come quella dello storico “Pastifico Venturino”. Una nota decisa al palato, la conferiscono i carciofi arrostiti sulla brace. Sono un’autentica prelibatezza dello Street Food a Pagani. In occasione della festa della “Madonna delle Galline” (dal venerdì dell’ottava di Pasqua al lunedì successivo), basta seguire la scia profumata lungo le stradine che conducono verso le corti di antichi palazzi del centro storico. È una leccornia altrove quasi introvabile e assolutamente da non perdere per la gioia di mangiare un frutto altrimenti amaro, gustandone una foglia dopo l’altra, al sapore di prezzemolo, aglio olio e pepe.

Dolce di San Pasquale - SarnoAltra leccornia da gustare a ferragosto, a Nocera Superiore, in occasione della Madonna di Materdomini (rievocata da D. Rea in “Ninfa Plebea”) è la “Palatella”, una sorta di panetto dai cantucci arrotondati, farcita con la “Mpupata”, ovvero melenzane  sott’olio ed aceto farcite con listarelle di acciughe sotto sale. E per finire, sempre a Nocera Superiore, il “Dolce di San Pasquale”. Si tratta di una torta realizzata con una base di zabaione, ciliegie amarasche e pan di Spagna alla mandorla. Fu ideata oltre un ventennio fa dai maestri pasticcieri Giuseppe e Pasquale Bevilacqua, in occasione della festa di San Pasquale nel mese di maggio, ma su ordinazione è possibile gustarla durante tutto l’anno! Il suo culto, è ampiamente diffuso a Napoli dall’epoca del Viceregno spagnolo.

Nella tradizione napoletana il nome del Santo è associato al mondo delle donne quale santo protettore, da cui ha origine l’invocazione popolare: “San Pasquale Baylonne protettore delle donne, mandatemi un marito, bello, bianco e colorito, come a voi, tale e quale, o beato san Pasquale”. A Sarno, è possibile gustare ancora i gamberetti di fiume, una delizia per il palato che va scomparendo, ma per cui vale la pena sostare!

 

 

 

 

 

 

 

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