A Milano, nella basilica di Sant’Eustorgio, in Corso di Porta Ticinese, si trova una cappella in cui è conservata la “tomba dei Re Magi”. Essa è un colossale sarcofago di pietra di epoca romana. La leggenda vuole che Eustorgio, vescovo di Milano nel IV secolo, su ordine dell’imperatore Costantino fece dono a Milano nel 325 d.C. delle spoglie dei tre Magi.
Il carro con le loro reliquie, trainato da Costantinopoli da due buoi, giunto alle porte della città non riuscì a passare da Porta Ticinese. Eustorgio lo interpretò come un segno divino e decise allora di fondare lì una chiesa che avrebbe ospitato le sacre reliquie dei Magi. Quella stessa chiesa, alla morte del vescovo, nel 355 d.C., ne accolse le spoglie e ne prese il nome.
I re Magi, conosciuti in tutta Europa come Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, furono soprannominati dai milanesi Dionigi, Rustico ed Eleuterio. All’episodio di Porta Ticinese (IV secolo) sarebbe collegata la tradizione secondo cui gli arcivescovi designati dovevano fare il loro ingresso in città passando dalla Porta. Era prevista anche una sosta in Sant’Eustorgio per ricevere il primo omaggio da parte dei fedeli e delle autorità.
Il “furto” di Federico Barbarossa e la tomba dei Re Magi
Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa durante la distruzione del capoluogo lombardo, fece distruggere la chiesa e si impossessò delle reliquie dei Magi.
Nel 1164 le fece trasferire al Duomo della città tedesca di Colonia, dove ancora oggi sono conservate in un prezioso reliquiario.
Ci son voluti più di 800 anni affinchè Milano riuscisse ad recuperare parte di ciò che le era stato tolto.
Il 3 gennaio del 1904, infatti, l’Arcivescovo di Colonia Fischer offrì al cardinal Ferrari, Arcivescovo di Milano, alcuni frammenti ossei delle spoglie dei Re Magi.
Quelle spoglie – una tibia, una vertebra e due fibule – furono ricollocate in Sant’Eustorgio. Furono poste in un’urna di bronzo accanto all’antico sacello vuoto con la scritta “Sepulcrum Trium Magorum” (tomba dei tre Magi). La scritta fu incisa sotto una stella a otto punte, dove è visibile ancora oggi.