La patata 
Oggi mangiamo nelle nostre tavole il tubero cotto della patata a polpa bianca o gialla, pianta erbacea della famiglia delle Solanaceae. La parola patata deriva direttamente dallo spagnolo ed è l’incrocio linguistico del quechua. Perù, papa e dell’haitiano batata, che indicava la patata dolce. La patata insieme al mais, sono forse l’alimento americano che più ampia diffusione ha avuto nel mondo. In italiano, così come in altre lingue europee, con il termine patata ci riferiamo a una categoria generale di tuberi di origine americana tra i quali spicca il più comune in Europa.
Viene chiamato potato in inglese, potatis in svedese, kartoffel in tedesco e pomme de terre in Francese, questi ultimi come loro abitudine si vogliono sempre differenziare per vezzo. La parola batata, lemma con il quale i Taino, popolo estinto delle Antille, denominava proprio la patata dolce. Il termine entrò presto nello spagnolo delle colonie per riferirsi a tuberi diversi, come testimonia un brano della cosiddetta prima lettera di Hernán Cortés, scritta nel 1519 dal Messico da poco scoperto.
Successivamente gli Spagnoli con Francisco Pizzaro conquistano l’impero Inca nell’odierno Perù negli anni ’30 del Cinquecento lo usarono per denominare la patata vera e propria li coltivata. Dall’America meridionale la patata arriva in Europa, inizialmente in Spagna, precisamente a Siviglia, tra il 1560–64, per poi passare nel Portogallo e quindi a Madrid alla fine del secolo. In Italia, importata dagli spagnoli, la patata arriva nel 1564-65 ed è presente negli orti botanici di Padova e Verona.
A Roma la patata fu introdotta dai Carmelitani Scalzi, che dalla Spagna ne portarono un bel po’ in dono a papa Pio V, 1566-1572 il quale, grande appassionato di botanica, ne riempì i giardini vaticani, guardandosi bene però dal mangiarla.
Nel Seicento le patate sono ancora una curiosità botanica e il granduca Ferdinando II de Medici, li fa piantare a Firenze. Sempre nel Seicento la patata è presente a Bologna, nei campi dell’università, dove viene coltivata grazie alle condizioni climatiche favorevoli.
A fine settecento tutte le accademie agrarie del Veneto ne raccomandano la coltivazione, che avviene soltanto in via sperimentale.
Più in generale, in Italia la coltivazione della patata in misura significativa iniziò a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, utilizzata per prevenire le carestie e pur essendo introdotta nel vitto delle guarnigioni austriache, la patata fino al 1830-40 è usata prevalentemente come alimento per gli animali nonostante gli sforzi degli studiosi, tra i quali sembra ci fu anche Alessandro Volta.
Ancora a metà ‘800 questo tubero trovava una forte resistenza come testimonierebbe la sua marginale presenza nei ricettari dell’epoca. In Francia nel 1771 l’accademia di Besancon aveva posto un concorso dal titolo: “Quali sono i vegetali che possono essere sostitutivi in caso di carestia rispetto a quelli di impiego comune e la loro preparazione”. Antonie Augustine Parmentier, agronomo, un personaggio che oggi sui social chiameremmo influencers.
Egli curò la redazione di una memoria rimasta celebre sulla base dell’uso fatto mentre era farmacista al seguito delle truppe in tempo di guerra.
La memoria fu premiata nonostante una legge del parlamento del 1748, che accusava il tubero di trasmettere infezioni. Parmentier convinse il sovrano a coltivare la patata in un terreno a Campo di Marte e per destare l’interesse delle persone lo fece sorvegliare da guardie e diffuse la voce che la coltivazione di tale prelibatezza era destinata esclusivamente al Re. In poco tempo, curiosi, golosi e perditempo volevano mangiare la patata considerata un vero e proprio status symbol, da questo agronomo nasce il piatto zuppa Parmentier, una vellutata a base di patate porri e panna, che è buonissima, perfetta per le fredde sere invernali e grazie alle innumerevoli varianti può andare incontro a tutti i gusti e adattarsi a diversi menù.
L’effetto dell’introduzione della patata nella dieta degli europei fu enorme. Pensate che la popolazione della sola Irlanda passò da 500 mila persone nel 1660 a oltre 9 milioni nel 1840! Quasi tutte le colture furono sostituite da piantagioni di patate, ma nel 1845 prima e nel 1846 poi ci furono due anni consecutivi di totale fallimento del raccolto di patate, fece la sua comparsa la peronospera, un fungo della patata.
Quasi ogni campo era coltivato a patate, e il risultato dei due anni di grande declino produttivo fu disastroso con oltre 1 milione di irlandesi morirono di fame, oltre 1 milione furono costretti ad emigrare. Questa terribile carestia sarebbe stata poi ricordata col nome potato famine, carestia delle patate.
È curioso notare che gli europei non appresero mai a conservare le patate, con catastrofiche conseguenze quando i raccolti andavano perduti, come accadde in Irlanda nel 1845-46 quando un fungo della patata causò milioni di morti.
Gli andini a cui le patate erano state in origine “sottratte” ne sarebbero rimasti sorpresi: loro avevano infatti sviluppato dei sistemi di disidratazione delle patate che ne permettevano la conservazione anche per diversi decenni!
Gli Incas scopritori del tubero, ritenevano la patata talmente importante, che le tributavano riti religiosi e su di esse si basavano per calcolare il tempo, unità di misura per calcolare quanto ci vuole per cuocerle, e le superfici agrarie, ancor oggi l’unità di misura fondiaria utilizzata in Perù è il topo, pari al terreno necessario a coprire il fabbisogno di patate per una famiglia.
Oggi, grazie alla sua versatilità, la patata è il prodotto vegetale al quale sono dedicate più forme di preparazione e con la sua storia ci può insegnare molto su come può essere introdotto un nuovo alimento nella dieta delle persone.
Concludo con un curiosità, Matt Damon, protagonista del film “The Martian” del 2015, aveva visto giusto piantando patate nel suolo marziano per sopravvivere sul Pianeta Rosso, oggi una serie di test ha confermato che questi tuberi potranno un giorno crescere nelle condizioni atmosferiche marziane, e in definitiva per dimostrare che le patate possono crescere sul nostro pianeta anche in condizioni climatiche estreme, magari con loro verranno colonizzati in un lontano futuro pianeti abitabili da novelli mangiapatate!
